Ucraina: il “Re del cioccolato” Poroschenko neo presidente dell’Ucraina

petporoE’ il 48enne tycoon e oligarca Petro Poroshenko il neo presidente dell’Ucraina, il “re del cioccolato”, che ha ottenuto il 54% dei voti. Il businessman nel 2006 è stato definito “l’uomo ame­ri­cano a Kiev” dalla diplomatica Usa a Kiev Sheila Gwalney che lo aveva più volte descritto come un uomo corrotto, manovrato dal premier Tymoshenko.

Nel 2009, quando oramai le chiacchiere su di lui erano passate, divenne ministro degli esteri e in seguito Mini­stro del Com­mer­cio, nel governo dell’ex Pre­si­dente Yanu­ko­vich e fu considerato l’uomo giusto al posto giusto. Così, nell’immaginario collettivo ricordato come un ministro “usa e getta” per il suo operato sia nel governo occidentalista della Tymoshenko, sia in quello apparentemente pro-russo di Yanukovic, tanto che fu l’unico fra gli oligarchi ad appoggiare la rivolta di Maidan, mentre oggi schiaccia l’occhio all’occidente.

Il leader ha da subito dichiarato di voler condurre il Paese alla tanto agognata integrazione all’interno dell’Europa unita e incontrerà Barak Obama il 3 giugno a Varsavia. Il Presidente Usa si recherà infatti in Normandia in occasione della commemorazione del D-Day e presenzierà all’evento anche Putin, in rappresentanza della Russia (all’epoca Urss), reale vincitrice della seconda guerra mondiale.

In molti ritengono che ci sia ben poco da commemorare, visto che dopo lo sbarco e la conquista di Italia, Germania, Romania, Ungheria, Paesi baltici e scandinavi, è nata una colonizzazione politica, militare, economica ben più sottile, la stessa che in questo periodo vede contrapposte l’Unione Europea ( filoamericana), minoranza rappresentata dall’ “Associazione di libero scambio” con Svizzera, Norvegia, Islanda, Liechtenstein e una Unione economica eurasiatica tra Russia, Bielorussia e Kazakistan.

Utile a questo punti iniziare con una breve analisi del suo legame con Yanukovich.

Ebbene,quando sono cominciate a nascere le aspre polemiche sull’uccisione dei rivoltosi a Majdan nel 2004 (termine che vuol dire piazza in Ucraino e si riferisce alla scie di proteste sviluppatisi in Ucraina fino all’attuale guerra civile) e Yanu­ko­vich è stato abbandonato sia da Putin sia dai suoi alleati, la diplomatica statunitense Victoria Nuland è stata intercettata telefonicamente mentre sponsorizzava Yatse­niuk, definendolo l’uomo più vicino agli americani (la donna declamò pure “L’Unione Europea si fotta”). Fatalità, dopo la strage di Majdan, Yatse­niuk è stato nominato nuovo premier ucraino e sul data­base di Wikileaks, che in questi giorni sta solleticando la curiosità dell’opinione pubblica, è stato descritto come per­sona “affidabile” dai funzionari americani.

Adesso a dieci anni esatti dalla rivoluzione arancione in piazza, migliaia di per­sone chiedono la fine della cor­ru­zione e la cor­re­zione della scelta politico-economica effettuata dal presidente, finanziato da oli­gar­chi e avverso a Putin.

Yatse­niuk, in balia delle onde aveva pertanto deciso di lanciare la sua offensiva nelle regioni orientali di Donetsk e Lugansk per impedire le elezioni, ma nelle regioni occidentali le urne si sono aperte ugualmente, come previsto da PoroshenKo, uomo appunto gradito agli americani, e i risultati lui conosciamo.Così anche se le regioni orientali si erano dichiarate indipendenti e sono sotto assedio, nelle regioni sud-orientali il miliardario Petro Poroshenko, ha ottenuto una schiacciante vittoria.

Analizzando il comportamento di Yanu­ko­vich, potremmo dunque dedurre che l’uomo ha dovuto fare i conti con la posizione geografica che ponendo l’Ucraina tra Russia ed Europa e una crisi economica, avrebbe sperato nell’aiuto del vicino Putin, ma il russo avrebbe posto come condizione, la rinuncia da parte dell’Ucraina, agli accordi con la Ue. La Russia infatti ha da sempre sognato di creare un’unione con un Ucraina “cuscinetto anti occidentale”.

Peccato che l’Ucraina è un paese dal doppio volto e dalle doppie brame, a causa proprio della sua posizione geografica, per cui le regioni occidentali si sentono europee e quelle orientali si sentono russe, mentre la Russia sente che gli ucraini siano loro fratelli basta. Chissà se proprio questa “ambiguità” di appartenenza sia la ragione che ha portato alla vittoria di Poroschenko, fatto sta che oggi nella famosa Maidan a Kiev, diventata il simbolo delle rivoluzioni orientali, si respira un’aria surreale e il dualismo non sembra affatto superato, nonostante i risultati elettorali. Si parla delle elezioni e dell’Europa, ma la maggior parte della gente che rivendica la distanza dalla russia crede non che l’ingresso nell’Unione Europea sia una scelta giusta.

di Simona Mazza

 

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