Tensioni alla camera per approvazione Milleproroghe

Ieri è stato approvato alla Camera, con 309 voti a favore e 287 contrari, il decreto Milleproroghe. Alle 14 c’è stata la dichiarazione di voto sul provvedimento ma la seduta è stata molto tesa, con un Presidente della Camera che è dovuto intervenire più volte per riportare l’ordine in aula. Il capogruppo del Pdl Cicchitto si è rivolto al presidente Fini facendogli notare che “con la sua presidenza della Camera siamo in una situazione istituzionalmente insostenibile. C’è contrasto tra la sua figura e quella di leader del partito”. Il presidente Fini, seppur in modo sarcastico,  ha condiviso quanto sostenuto da Cicchitto, cioè che questa situazione effettivamente è difficile istituzionalmente. Dopo aver dibattuto a lungo con il capogruppo del Pdl, c’è stato un altro momento di tensione, quando è toccato a Di Pietro fare la sua dichiarazione di voto. Il leader di Italia dei Valori è stato richiamato da Gianfranco Fini perchè, nel momento in cui è stato approvato il decreto, ha preso parola, con fare agitato, e ha paragonato il potere esecutivo italiano al regime vigente in Libia. Lo stesso Fini ha preso parola dicendo che non si può assolutamente paragonare un governo democraticamente eletto, seppur discutibile, con una feroce dittatura come quella di Gheddafi. Al momento della dichiarazione di voto il ministro Brunetta, unico rappresentante del governo presente in aula, ha abbandonato la stanza e Fini si è visto costretto a sospendere la seduta, finchè non è arrivata il sottosegretario per i rapporti col Parlamento, Laura Ravetto, che è stata invitata a sedersi per far proseguire la seduta e a riferire un messaggio al ministro dei rapporti col Parlamento: “è senza precedenti quello che stà accadendo quest’oggi”.

di Redazione

foto: blitzquotidiano.it

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