Sade: il folgorante debutto con Diamond Life

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Gli anni ‘80, come ben sappiamo, sono stati gli anni dell’elettronica new-wave. Molti artisti, italiani ed internazionali, affermati e non, sono stati influenzati da quelle sonorità sintetiche, quella musica fatta di sintetizzatori e drum-machine, che spesso sostituivano le strumentazioni più canoniche. Ma quel decennio ci ha anche mostrato un’altra sua faccia, quella più sofisticata, elegante, più cool.

Appartiene a quel periodo la musica di artisti come Sting, Simply Red, Matt Bianco, Style Council, Swing Out Sister. E sempre in quegli anni troviamo anche un’altra voce di grande eleganza: quella di Sade Adu.

Classe 1959, anglo-nigeriana, immagine magnetica e da sex-symbol, arriva nel mondo discografico dopo una breve esperienza nel campo della moda, come stilista e modella. Parallelamente coltiva anche la passione per la musica, cantando in due gruppi funky britannici: gli Arriva e i Pride. La sua voce e il suo stile faranno la gioia dell’etichetta Epic e grazie all’apporto di ottimi musicisti come Stuart Matthewman alla chitarra e al sax (che negli anni ‘90 farà la fortuna del cantante neo-soul Maxwell), Paul Denman al basso e Andrew Hale alle tastiere, la cantante anglo-nigeriana forma il gruppo appunto denominato Sade, con il quale compone il proprio materiale discografico.

Nel 1984 debuttano con il folgorante “Diamond Life”, del quale parleremo oggi.

Piano rhodes, abbondanza di sezione fiati, elementi smooth-jazz, funky e soul sono tra le caratteristiche del pop sofisticato che renderà celebri Miss Adu e soci.

Per rendersi conto del valore di quest’opera basta lasciarsi rapire dal calore e dall’eleganza di pezzi come la simil-bossa “Smooth Operator”e  il sax sensualissimo di “Your Love is King”, oltre che il groove sostenuto e accattivante di tracce come “Hang On To Your Love” e “Cherry Pie”. Imperdibili anche “Frankie’s First Love Affair”, “When Am I Going To Make A Living” e la sorprendente cover finale del classico di Timmy Thomas “Why Can’t We Live Together”, con un intro strumentale di 2 minuti impreziosito da percussioni, basso e organo.

Su tutti questi brani spicca anche la vocalità di Sade Adu, meno aggressiva e graffiante rispetto ad altre sue colleghe del soul, ma con una sua unicità che trae linfa proprio dal suo essere vellutata, come una carezza all’anima, alla mente, ai timpani e al cuore.

In un’epoca come gli anni ‘80 contava sì l’immagine e Sade aveva tutte le carte in regola per questo, ma dalla sua aveva anche il talento artistico, grazie a un sound di grande impatto, uno stile raffinato dal quale attingeranno molti artisti negli anni a venire, soprattutto nell’ambito acid-jazz e neo-soul. Tra questi troviamo Lisa Stansfield, Maxwell (i collaboratori di Sade saranno anche i suoi), Amel Larrieux e tra le più recenti anche la bravissima Cleo Sol.

Nel corso degli anni ‘80 la signora Adu, insieme ai suoi musicisti, ci delizierà con altra ottima musica, come i lavori successivi “Promise”(1985) e “Stronger Than Pride”(1988), mentre dagli anni ‘90 centellinerà le sue uscite dando alle stampe gli ottimi “Love Deluxe”(1992), inciso ai Condulmer Studios di Venezia (gli stessi in cui i Simply Red hanno realizzato nel 1991 il loro capolavoro “Stars”) e “Lovers Rock”(2000), fino ad arrivare all’ultimo “Soldier Of Love”(2010).

Ogni parola per descrivere l’opera prima di Sade Adu è sempre superflua e quindi lasciamo che sia la sua musica a parlare, oltre che il suo groove capace di rapire l’ascoltatore e di portarlo in una nuova e stupefacente dimensione spazio-temporale. 

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Fonte foto: profilo ufficiale Facebook Sade

1 risposta

  1. Cristiano

    Veramente un bell’articolo, Francesco! Sono stato un grande fan di Sade negli anni ‘90

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