A 40 anni dalla scomparsa di Aldo Moro, il ricordo di un suo allievo.
Ieri ricorreva un triste anniversario: il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse.
Aldo Moro non era solo il Presidente della Democrazia Cristiana, un uomo politico che era stato innumerevoli volte Presidente del Consiglio dei Ministri o Ministro ma anche Professore presso l’Università degli Studi di Roma, facoltà di Scienze Politiche, cattedra di Diritto e procedura penale.
Chi scrive è stato suo allievo durante l’anno accademico 1974-75.
Sempre puntuale alle sue lezioni. Di solito si usa dire….”ritardo del quarto d’ora accademico”…. per spiegare che si fa tardi di 15 minuti, come abitudinariamente ogni professore usava fare rispetto all’orario di inizio delle lezioni. Ma invece il prof. Moro era puntualissimo. Sempre. Arrivava con la sua berlina dinanzi all’ingresso della facoltà di Scienze politiche e scendeva accompagnato dal Maresciallo Leonardi, uomo della scorta, con il quale aveva stretto una amicizia profonda. Entrava in una aula gremita di ragazzi. Non era l’aula magna ma una delle tante classi che si affacciano sul corridoio principale, con una capienza di circa 60 posti a sedere. E noi ragazzi la riempivamo sempre, restando anche in piedi o seduti per terra. Uno dei pochissimi corsi dove la presenza era obbligatoria. Entrato in aula, dopo averci salutato, faceva l’appello, cosa del tutto inusuale all’Università. Poi iniziava a spiegare la sua lezione con voce dolce, misurata. Ma la sua voce vibrava nei nostri animi quando si accalorava per spiegare Cesare Beccaria. Questo giurista, filosofo e scrittore del libro “Dei delitti e delle pene” era stato il primo letterato a scagliarsi violentemente contro la pena di morte e contro la tortura. Ed Aldo Moro la pensava alla stessa maniera. Anzi il professore era anche contro l’ergastolo, come lo fu sempre Marco Pannella. Ed anche Aldo Moro si infervorava nell’esprimere quei concetti. E per completare il corso lui accompagnava personalmente i suoi studenti a visitare luoghi di detenzione come il manicomio criminale di Aversa o il carcere di Civitavecchia o luoghi istituzionali come il Senato. E in quelle visite istruttive lui stava seduto sul pullman accanto a noi, sempre elegante nel vestiario ma con una postura del corpo che metteva a proprio agio ogni suo interlocutore.
Appena terminata la lezione usava intrattenersi con i suoi studenti ancora un poco. Sulla cattedra, attorniato da tutti noi, come fossimo dei fans di un famoso cantante, lo circondavamo per chiedergli qualche approfondimento o chiarire qualche nostro dubbio. Lui amava molto restare assieme a noi, finchè il maresciallo della scorta non entrava per sollecitarlo ad uscire.Moro professore oltre ad essere profondamente religioso (lo incontrai ai funerali dell’attore Checco Durante) non aveva la pretesa di convincerci sulla validità delle sue tesi, ma dopo averlo ascoltato nessuno aveva più dubbi sulla sincerità delle sue intenzioni e sulla sua dirittura morale. Grazie professore per quello che ci hai insegnato! Non ti dimenticheremo mai!
[…] – sono cresciuti a dismisura. È la legge della domanda e dell’offerta, che ci hanno spiegato i nostri insegnanti quando, studenti di belle speranze, anche noi attendevamo agli studi universitari. Al crescere […]