Processo Ruby:Ilda Bocassini condanna Berlusconi a sei anni e interdizione dalla cariche pubbliche

ilda-boccassiniMilano-il Pm Ilda Boccassini, al termine della requisitoria del processo Ruby, ha chiesto 6 anni di reclusione per l’ex premier Silvio Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile, definiti “reati gravissimi”, oltre alla conferma dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Precisiamo che la prima parte della requisitoria è stata già illustrata in aula il 4 marzo dall’altro rappresentante della pubblica accusa Antonio Sangermano.

Ilda Bocassini ha esordito dicendo “Prima di entrare nel merito delle imputazioni volevo ribadire l’importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l’altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi”.

Poi ha citato l’articolo 319quater che disciplina la “induzione indebita a dare o promettere utilità”, formula che ha sostituito la concussione dopo la riforma Severino dell’anno scorso. Proprio questo cambiamento normativo potrebbe fare slittare la data della sentenza definitiva al 24 giugno, mentre le difese, facendo presente che sui problemi d’interpretazione sorti intorno alla “nuova” concussione devono ancora pronunciarsi le sezioni unite della Cassazione, saranno sentite il 3 giugno

Il magistrato ha ricostruito minuziosamente l’intera vicenda a partire dalla prima notte ad Arcore il 14 febbraio 2010, fino al fermo in questura il 27 maggio 2010.

Alla vigilia dell’incontro con Berlusconi, Ruby mostra uno stile di vita e una disponibilità di denaro incompatibili con la sua condizione: “Non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse”, ha chiarito Boccassini.

Bocassini afferma che “Il 14 febbraio 2010 al di là di ogni ragionevole dubbio, Emilio Fede, portando Ruby ad Arcore, sapeva che quella ragazza era minorenne perché era stato il presidente della giuria del famoso concorso di bellezza, quindi non poteva non sapere”. Sia Fede che Mora “sono a conoscenza della minore età” di Ruby, afferma Boccassini. E’ la ragazza stessa che racconta di averlo confidato all’agente televisivo, avendo notato il suo “atteggiamento paterno”. E’ un punto cruciale del processo, perché Silvio Berlusconi ha sempre affermato di non sapere che la ragazza avesse meno di 18 anni, dato che lei raccontava di averne 24.

Poi ha aggiunto che i veri protagonisti della serata in questione “sono Fede e Mora” cioè quelli che il Pm definisce gli organizzatori del “sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi, imputati in un processo a parte “Mora aveva un interesse assoluto a favorire Silvio Berlusconi. La sua società era in fallimento, la sua vita attaccata a un filo e aveva bisogno di tanto denaro. Il presidente Silvio Berlusconi ha elargito una somma pari a circa 5 milioni di euro a Lele Mora, cercando di salvarlo dal fallimento. Soldi che lui ha intascato: in parte sono andati in Svizzera, in parte a Emilio Fede. Questo è il contesto del 14 febbraio 2010”.

La requisitoria prosegue con toni decisi e Ilda afferma “Il presidente imputato sapeva che la ragazza era minorenne e lo sapeva da vari canali. Lo sapeva perché lo sapeva Emilio Fede, Lele Mora, la Consensuao, la Pasquino, cioè tutto l’entourage”. “Possiamo credere che una persona come Fede, che aveva la sua vita e il suo credo nel presidente del Consiglio, non lo abbia avvertito che stava introducendo ad Arcore una minore?”. dice citando l’intercettazione in cui il direttore del Tg4 diceva che aveva “13 anni.

Ilda declama che anche “la Minetti è consapevole della minore età di Karima. Sa che ha frequentato Arcore, che si è fermata a dormire, e sa quello che succede ad Arcore. È di tutta evidenza che la Minetti, nel momento in cui si precipita in questura, sapeva che la Karima era minorenne”. “Siamo di fronte- a un rappresentante delle istituzioni, consigliere regionale della Lombardia. Non so se a tempo pieno gestisse le case di via Olgettina, oppure se era più invasivo il lavoro in Regione. Questo non lo so, ma sta di fatto che aveva questo doppio lavoro: uno alla luce del sole, l’altro non alla luce del sole, sul quale forse spendere una parola di più sarebbe anche deprecabile”.

Poi Boccassini ironizza sul “doppio lavoro” di Nicole Minetti, consigliere regionale in Lombardia ”pagata dal contribuente” e addetta alla “gestione” delle Olgettine. Bocassini dice che fu proprio Minetti a recuperare Ruby in questura a Milano la notte del fermo per furto, tra il 26 e il 27 maggio 2010, episodio da cui deriva l’accusa di concussione al leader del Pdl.

Ad Arcore, Ruby presenzia a tutte le feste comandate, mentre Berlusconi, compatibilmente con gli impegni istituzionali, “approfittava” delle pause per intrattenersi con le ragazze, tra cui Ruby, presente a Pasqua, 25 aprile, e primo maggio. Ruby “aveva da Silvio Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore”, ha continuato Boccassini. “Anche il primo maggio, senza che avesse fatto nulla”, Ruby ha con sé “una notevole quantità di denaro in banconote da 500 euro”. Quanto alle serate ad Arcore, Ilda Boccassini sostiene che, in base ai tabulati telefonici acquisiti, la giovane marocchina abbia “anche dormito nella residenza di Berlusconi il 20 e 21 febbraio, il 9 marzo, il 4 e 5 aprile, il 24, 25 e 26 aprile 2010 e l’1 e il 2 maggio 2010”.

Successivamente l’arringa si concentra il giorno del fermo Questura, definito dal Pm “imprevedibile”. All’inizio sembra trattarsi, infatti, di una storia di routine, con la volante che ferma Karima in Corso Buenos Aires in seguito a una segnalazione per furto arrivata da Caterina Pasquino, che la ospitava in casa. Sebbene tuttavia il magistrato minorile Fiorillo avesse disposto di trattenere la ragazza, i funzionari di polizia la rilasciarono in seguito alle pressioni dell’ex premier.

Si fa riferimento in particolare alla telefonata tra la questura e la Pm Fiorillo. “L’agente di polizia Ermes Cafaro la sera del 27 maggio 2010, chiamò il Pm di turno Annamaria Fiorillo, spiegando che la giovane aveva dato le sue corrette generalità, Karima El Mahroug, e che aveva correttamente detto di essere marocchina. Cafaro riferisce alla Fiorillo, che risulta una denuncia di scomparsa da una casa famiglia di Messina”, dalla quale confermano che la ragazza è minorenne.

Cafaro dichiara “che la ragazza è lì davanti a lui e che al momento è senza documenti”. “Il pm s’informa di tutto chiede chi è la persona denunciante, perché era successo il fatto, qual era il rapporto tra le due donne. Cafaro spiega le due versioni, sia quella della Pasquino che quella della minore”. Cafaro spiega che le due condividono un appartamento, che costa 850 euro di affitto al mese. ” La “rossa” aggiunge Il Pm- chiede come si guadagnava questi soldi. Nella telefonata si sente Cafaro che lo chiede alla ragazza e lei che risponde “la danza del ventre”.

Poi Cafaro chiede al giudice Annamaria Fiorillo, se la deve fotosegnalare e lei risponde “si sì, è obbligatorio” e aggiunge: “La autorizzo a trattenerla fino a domattina finché il pronto intervento non le trova un posto”.

A questo punto succede di tutto: . la Pasquino mobilita le colleghe “Olgettine” avvertendole di quanto successo, e la notizia arriva anche a Giuseppe Spinelli, il contabile di Berlusconi incaricato anche di retribuire le ragazze. E da Michelle Conceicao arriva anche all’allora premier Berlusconi, che sta rientrando da un impegno politico in Francia, fa muovere la Minetti. La prima telefonata del premier al capo di gabinetto della questura Pietro Ostuni, che si trova a casa, arriva alle 23,49. E’ qui che Berlusconi sostiene che Ruby è “una nipote del presidente egiziano Mubarak”. Ostuni testimonia che il premier parla di “affido“, segno, secondo Boccassini, che sa che Ruby è minorenne, dato che “non si possono dare in affido persone di 30 o 45 anni”. Quando Pietro Ostuni chiama la sera del 27 maggio 2010 l’allora questore Vincenzo Indolfi “sa perfettamente che la circostanza che Ruby era la nipote di Mubarak era una colossale balla, che la ragazza fosse minorenne e che però interessava l’allora presidente del consiglio”.

‘Si sapeva – aggiunge Boccassini – anche già che la minore era scappata da una comunità in Sicilia. Non solo, ma la dottoressa Iafrate e gli altri funzionari sapevano che la famiglia della minore viveva in Sicilia e non a Milano”. Ilda, non accennando a smorzare i toni, specifica “Possiamo credere che se fosse stata un minimo diversa la situazione, il questore, ricevendo la chiamata da un suo capo di gabinetto sull’arresto di una parente di un capo di Stato straniero, non informava la segreteria del capo della polizia, che per contro avrebbe dovuto avvisare il ministro dell’Interno? Se non si fossero resi conto che vi era solo un interesse personale del presidente del Consiglio di togliere la ragazza dalla situazione in cui si trovava”, conclude, certamente avrebbero attivato una catena di comunicazioni col Viminale.

Ma la cosa più sconcertante per Ilda Bocassini è che “C’è un apparato militare che si scatena per proteggere” Ruby quando finisce in questura la sera del 27 maggio 2010. “Non possiamo credere” che tutto questo si fece solo per la ragazza, e che il vero obiettivo era evidentemente difendere l’allora premier Silvio Berlusconi. L’ipotesi che la questura potesse davvero credere che Ruby era la nipote di Mubarak “è talmente risibile tutto che mi vergogno quasi a insistere su questa circostanza”.

Il pm continua “Non v’è dubbio che Ruby aveva fatto sesso con l’imputato e che ne aveva ricevuto benefici”, e che la giovane donna marocchina “mente” nel negare di aver avuto rapporti sessuali con il premier”, anzi ne avrebbe avuto “un tornaconto personale quantificato in milioni di euro”. Poi traccia un fine profilo psicologico di Ruby, definita fra le altre cose “ furba, di quella furbizia orientale propria della sua origine”. Per Ilda la “rossa” Ruby è una ricattatrice a tutti gli effetti, interessata a che Berlusconi, all’epoca premier, non ottenesse la sfiducia alle Camere, perché in tal caso non avrebbe potuto sfruttare la ricattabilità legata proprio alla figura istituzionale ricoperta dal Premier. Per confermare questa tesi, menziona una telefonata in cui la giovane dice “io adesso mangio”, ma se Berlusconi non è più premier “che cazzo mangio più?”.

L’immancabile Niccolò Ghedini ha subito replicato: “Per il tipo di reato contestato è una richiesta molto alta, spropositata, ma siamo a Milano, ci si aspetta di tutto… “.

Non sono mancati attimi di tensione, soprattutto quando il magistrato ha affermato che alcuni testimoni “sono stati costretti a mentire”, facendo infuriare l’avvocato Piero Longo, uno dei difensori di Berlusconi, che per alcuni istanti ha interrotto la requisitoria. Boccassini ha citato in proposito la showgirl Miriam Loddo e l’ex consigliere per le relazioni estere di Berlusconi, Valentino Valentini. Ilda Boccassini ha pure sottolineato che “le persone che sono state sentite sono a libro paga di Silvio Berlusconi”. E ha fatto notare che le ragazze “sono state prostitute” dunque, a differenza di ciò che sostiene Berlusconi, non sono state danneggiate dalle indagini.

Poi conclude “Berlusconi ha mentito, è un suo diritto d’imputato” e “non merita le attenuanti generiche” che gli sono state concesse in altri processi, come quello sul Lodo Mondadori, in virtù della sua posizione politica.

di Simona Mazza

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