L’imu della discordia: slitterà il pagamento di giugno?

imuSul fronte Imu (imposta municipale unica), da diverso tempo siamo abituati ad altalenanti conferme e subitanee smentite e anche questa volta il disco si ripete, seminando il caos fra i cittadini, le imprese e i Comuni.

Ieri, dopo un lungo incontro fra Letta, Alfano, Saccomanni e Giovannini, è arrivata, infatti, la decisione di sospendere l’Imu per il mese di giugno.

Questo nonostante gli appelli accorati degli esperti del settore.

Il ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio, presidente Anci, aveva cercato invano di rassicurare i Comuni affermando “ Ho chiesto che la sospensione della prossima rata Imu non determini deficit di liquidità ai Comuni questo deve essere garantito, quel paletto non deve essere varcato. Molti Comuni sono già in gravissimo deficit liquidità, specie al centro sud”.

Dalle sue parole risulta assai evidente che se si sospende l’imposta a giugno e lo Stato non attua interventi compensativi con pari risorse, la situazione potrebbe essere disastrosa.

A oggi, parecchie amministrazioni comunali, che puntavano sul denaro per dare ossigeno alle magre casse, potrebbero correre rischio default.

Secondo l’Anci, su 109 Comuni capoluogo di Provincia, solo 35 hanno segnalato al Dipartimento delle Finanze le nuove delibere sull’aliquota Imu che sarà applicata nell’anno in corso e di queste 35, 12 Amministrazioni hanno scelto di aumentarla.

Analizziamo nel dettaglio quali e cosa hanno deciso.

Gli Enti che aumenteranno la tassa per la prima casa sono: Benevento, Bologna, Frosinone e Verona.

Quelli sulla seconda casa: Aosta, Barletta, Ancona, Benevento, Lucca, Ferrara e Asti.

I sindaci di Asti, Barletta, Benevento, Treviso, Cuneo e La Spezia si sono espressi a favore di un aumento sui capannoni, senza distinzione fra categoria D1 (a uso artigianale) e D7 (a uso industriale).

Per finire solo cinque comuni si sono orientati sulla diminuzione del peso fiscale Imu Brescia, Cagliari, Pavia, Pesaro (sulla prima) e Carbonia (sulla seconda).

La tendenza, sebbene ancora siano poche le città a essersi espresse, appare orientata verso il mantenimento delle scelte prese lo scorso anno, ma il segretario nazionale della Cgia di Mestre avverte i sindaci di non aumentare l’imu sulle attività produttive, perché sarebbe una catastrofe. Basti pensare gli effetti dell’aumento delle imposte per i possessori di partita Iva e gli imprenditori, rispetto a quando si pagava l’Ici.

Come abbiamo potuto verificare, la decisione ha portato al conseguente rialzo dell’imposta sui prodotti finali, senza tuttavia aver sortito alcun beneficio. A dire il vero, l’effetto finale è stato quello di avere ulteriormente inibito gli acquisti dei cittadini, anche sui beni di prima necessità.

Ma torniamo alla fatidica notizia. Saccomanni  ha avuto l’infausto compito di darla a Brunetta e di certo non è stata accolta positivamente dal Pdl, non tanto per la scelta di rinviare l’intervento( ritenuto essenziale da Berlusconi), quanto per l’ambiguità decisionale del Governo stesso.

Del resto, per il Cavaliere, sventolare da subito la cancellazione dell’imu, avrebbe rappresentato un trionfo o meglio la conferma della sua linearità propagandistica e di certo lo slittamento a settembre non gli rende onore.

Il punto è che, se nessuno sembra emergere dalla palude stagnante mentre l’Europa guarda con attenzione alla situazione che sembra quasi ridicola.

In tutto ciò Letta continua a non voler tirare troppo la corda nei confronti della Germania. Sembra quasi che voglia bussare ma senza dare troppo disturbo.

Insomma non ci resta che attendere!

di Simona Mazza

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