Le discriminazioni sui gay di Fini e Di Pietro, rese molto prima della battuta di Berlusconi

“Meglio guardare le belle ragazze che essere gay”. Questa l’infelice battuta del Presidente del Consiglio in merito al caso Ruby; ma ancor più infelice constatare come alcuni esponenti di Fli e dell’Italia dei Valori, si siano ipocritamente dimostrati scandalizzati da tale dichiarazione. Perché,  per par condicio va ricordato che questi stessi signori, Gianfranco Fini e Antonio Di Pietro, hanno discriminato i gay molto tempo prima del Cavaliere; e forse uno di loro in maniera ancora peggiore; ma chissà perché la cosa non è stata oggetto di scandalo. Fini dichiarò apertamente quanto segue: “L’omosessualità non si può considerare una cosa normale. Secondo me compiti delicati come quello dell’educatore, soprattutto dell’educatore dei più piccoli, occorre che vengano affidati a chi trasmette determinati valori e determinati principi“. Affermazione rispetto alla quale prese le distanze anche Umberto Bossi. “non sono d’accorso, perché non credo che un maestro possa influenzare i bambini sul sesso”, rispondeva il capo della Lega. Tuttavia l’inquilino di Montecitorio proseguiva nel dire: “con me è il 95% degli italiani. Gli omosessuali non possono essere un modello come gli eterosessuali“, faceva sapere Fini. In quanto poi ad Antonio di Pietro la sua dichiarazione omofoba, non differisce per nulla da quella di Silvio Berlusconi. Lui che nei giorni scorsi aveva aspramente polemizzato sulla boutade del Presidente del Consiglio, aveva reso la medesima dichiarazione nel 2008, affermando: “Meglio tombeur de femmes che tombeur d’hommes”. Quindi è giusto condannare quanto riportato dal Premier; ma per coerenza, chi difende i gay, dovrebbe anche con intelligenza saper dimostrare con i fatti che non lo fa solo per opportunismo politico; magari facendo qualcosa di concreto, per esempio rispetto alla legge sull’omofobia.

di Redazione

Foto: www.enricoletta.it

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