La “memoria” di Aplysia, la grande lumaca di E. Kandel

aplysiaParlando di  Neuroscienze è impossibile non spendere due parole su Erick Kandel (Vienna7 novembre 1929)  neurologopsichiatra statunitense. Professore di biofisica e biochimica presso la Columbia University dal 1974 e premio Nobel nel 2000 per la Fisiologia e la Medicina.

I suoi studi sulla lumaca di mare, Aplysia  Californica,  sono durati 45 anni circa.

Kandel era convinto che decifrare la costruzione dei ricordi  sarebbe stata la chiave per capire la nostra essenza. Noi siamo per quello che ricordiamo. Tutto è memorizzato dentro di noi, ma spesso lo dimentichiamo.

Prima provò a studiare la memoria nell’ippocampo della scimmia ma si rese conto che era di una complessità sconcertante. Allora studiò i meccanismi della memoria della lumaca Aplysia, una lumaca particolare, con tre chili di peso e lunga circa trenta centimetri e “solo” con 20.000 mila neuroni.

Per lui “per forza la mente è un prodotto del cervello, come potrebbe essere diversamente?”

Riprese gli esperimenti di Ivan P. Pavlov ma a differenza del fisiologo russo non si limitò ad osservare il comportamento dell’animale ma si propose di scoprirne i circuiti neurali.

Kandel ha identificato e analizzato dettagliatamente i circuiti sinaptici, la dinamica ed infine i geni e le azioni geniche coinvolte in determinati compiti.

Grazie all’Aplysia californica, Kandel scoprì che il nostro apprendimento non avviene modificando i neuroni, bensì rinforzando le sinapsi cioè le connessioni tra i neuroni o costruendone di nuove. Inoltre il rimodellamento delle sinapsi dipende da variazione dell’espressione genica. Infatti i geni oltre a stabilire il colore dei nostri occhi, modificano incessantemente il nostro cervello in risposta alle esperienze.  I geni non si limitano a determinare il comportamento, ma sono al servizio dell’ambiente.

La prima scoperta di Kandel è stata che tutte le lumache, che pure imparavano la lezione in tempi differenti, impiegavano lo stesso circuito neurale, composto da 30 neuroni.

Questa scoperta gli fece balenare l’idea che la natura della memoria fosse sinaptica.

Infatti se questo apprendimento coinvolgeva sempre gli stessi neuroni allora le differenze di apprendimento e la rapidità con cui imparavano, doveva risiedere nelle connessioni tra i neuroni.

Un’altra scoperta è stata che, se pure la memoria a breve termine (MBT) è creata rinforzando le sinapsi esistenti, la memoria a lungo termine (MLT) chiede la creazione di nuove sinapsi. Poi dagli anni ’90  Kandel ha identificato elementi sempre più piccoli nella “cascate” dell’espressione genica che creano queste sinapsi, dove per “cascata “ si intendono i geni che creano messaggeri i quali attivano altri geni, che creano le proteine necessarie per attivare altri geni ancora.

Negli ultimi 5 anni un gruppo di ricerca del suo laboratorio ha scoperto che, nell’Aplysia, la Proteina CPEB è essenziale nella ritenzione della MLT.

Questa proteina assume una forma simile a quella del prione, la strana struttura che con sembianze di proteina causa malattie spongiformi nel cervello (mucca pazza).

Attualmente Kandel sta studiando il modo in cui CPEB favorisce la memoria e se è possibile potenziarla.

Dr. Gherardo Tosi

Psicologo Psicoterapeuta

00152 Roma

E. mail : tosighe@libero.it

Foto : carinbondar.com

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