La giocatrice dello zero

roulette

La roulette è il gioco simbolo del casinò e è l’evoluzione dell’antica rota fortunae già diffusa nell’antica Roma. Questo gioco ha molto a che fare con la fortuna, intesa sia nel senso di sorte che nel senso di patrimonio. Il giocatore infatti gioca con la sorte scommettendo denaro e le possibilità sono due, vincere o perdere, proprio come due sono i colori della roulette. In Il Giocatore di Dostoevskij troviamo diversi amanti del rischio, che giocano con la sorte sia dentro che fuori il casinò. 

L’entrata in scena di nonna Antonida Vasil’evna

Cercano la vittoria sul tavolo da gioco, ma la vera sfida per mettere le mani sul grande patrimonio si gioca sulla vita di nonna Antonida Vasil’evna Tarasevičeva, di cui tutti attendono con ansia la dipartita. La nonna è una delle giocatrici che siede al tavolo del romanzo. Determinata a vincere, così come a vivere, giocherà fino alla rovina. Il protagonista Aleksej Ivanovic la presenta come una «vecchia strega di Mosca, che non muore, e a proposito della quale [Polina, il generale e Des Grieux] attendono un telegramma che ne annunci la morte». Un ritratto da arpia che trova conferma nella burrascosa entrata in scena della donna. 

La baboulinka Antonida piomba a Roulettenbourg (fittizia città tedesca in cui è ambientato il romanzo) con la violenza di una «tegola sulla testa». Il suo arrivo è un vero e proprio imprevisto. Data per moribonda, la nonna si dimostra capace di affrontare un viaggio lunghissimo e massacrante dalla Russia per sconvolgere i piani di tutti coloro che contavano sulla sua morte. Appare come una resuscitata indesiderata. Anche se incapace di camminare, la settantacinquenne baboulinka si presenta ancora «vivace, aggressiva, soddisfatta di sé, seduta eretta, intenta a urlare forte e con fare autoritario, pronta a rimproverare tutti quanti».

L’imperatrice del tavolo da gioco

La vitalità e la lucidità di Antonida la fanno sembrare quasi immortale («questa qua metterà sotto terra noi tutti e l’intero albergo!»). Sa tutto dei telegrammi riguardo la sua morte imminente. Il suo viaggio è volto principalmente a smentire tutto, a dimostrare che è «viva e vegeta». Il fatto che venga trasportata in alto sulla sua poltrona contribuisce a conferirle un’aria autoritaria, imperiosa e imperiale. E imperatrice si dimostra anche al casinò Vauxhall, dove la prima volta si presenta seguita da un piccolo e eccentrico corteo. «Al Vauxhall giungemmo in trionfo. Negli uscieri e nei valletti si manifestò la stessa deferenza manifestatasi nella servitù dell’albergo».

Quella di Antonida Vasil’evna è una figura estremamente forte e coraggiosa, quasi paradossale, che nella sua sconfinata prepotenza non conosce mezze misure. Attratta dal gioco della roulette, decide di giocare puntando al massimo della vincita. «Di grazia, è molto probabile fino a stasera non uscirà più e voi ne perderete anche mille (federici), è già successo» la avverte Aleksej Ivanovic. Ma la nonna non vuole saperne. «No, sciocchezze, sciocchezze! Chi ha paura del lupo, nel bosco non deve andare!». Punta sullo zero anche se è appena uscito e le probabilità che esca di nuovo sono quasi nulle. D’altronde una donna come lei, che non conosce mezze misure, può solo mettersi in gioco solo per sbancare.

La catastrofe

L’uscita dello zero diventa subito un’ossessione per la baboulinka.  È così presuntuosa che pretende di vincere anche contro la fortuna avversa, di dominare la sorte. Imprevedibilmente, in prima battuta la sua determinazione viene ripagata con una grossa vincita. Successivamente la fortuna le volterà le spalle e nonostante le preghiere di Aleksej Ivanovic, perderà tutto, mandando in rovina l’intera famiglia. Ed ecco allora il secondo grande imprevisto del romanzo, quello che Ivanovic chiama la catastrofe. La perdita del patrimonio è una sconfitta per tutti, le strade dei personaggi cominciano a dividersi. 

Antonida Vasil’evna è un po’ come una parca crudele: sapeva di avere in mano i destini degli uomini e ci ha giocato su per puro egoismo. Aleksej Ivanovic non viene toccato in prima persona dalla perdita del patrimonio in quanto non figura tra gli eredi. Tuttavia la vicinanza di Antonida riesce a avere un forte impatto sulla sua esistenza. É osservando la donna giocare che si rende conto di essere affetto dalla stessa febbre. Una vera e propria malattia da gioco che nel linguaggio dostoevskiano si traduce in uno strumento fondamentale per penetrare la psicologia dell’uomo e raggiungere i recessi più profondi della sua mente.

Foto di PIRO4D da Pixabay

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