Il rosso e il blu: romanzo di una polemica

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L’almanacco delle vicende sportive mondiali si è arricchito di un altro paragrafo sotto il capitolo delle polemiche. Il palcoscenico della nostra storia è la caliente Madrid; attori protagonisti sono tutti, o quasi, i tennisti che partecipavano al torneo ATP Master1000 della capitale spagnola. Ebbene si, ancora una volta il suddetto torneo ha dato vita a una feroce diatriba. Dopo le modelle come raccatta-palle e il loro misero vestiario, quest’anno è stata la volta di un’altra stranezza, perlomeno tecnica: la terra blu.

Permettetemi di premettere che, personalmente, il colpo d’occhio di un campo azzurro vivo era a dir poco meraviglioso. Percependo gli umori dei giocatori però, l’aggettivo da me usato sarebbe suonato come un insulto; molto più facile sarebbe stato udire altri termini, passando dallo stupore di un “innovativo”, alla negatività di “abbagliante” o soprattutto “scivoloso”. Qualcuno si è lasciato andare persino ad una presunta ingiocabilità della superficie cerulea; il malcontento comune l’ha fatta senza dubbio da padrone. Le prime lamentele non si sono fatte attendere, e già i primi due giorni hanno fatto capire come tra gli atleti serpeggiasse un fastidio, nemmeno tanto velato, sulla pericolosità della coltre di gioco.

Si diceva che si facesse fatica a restare in piedi, che mancassero gli appoggi e che, in un momento della stagione così importante in preparazione del Roland Garros, l’ATP non poteva permettere ad un comitato organizzatore di stravolgere a tal punto le abitudini e i piani tecnici dei partecipanti. Il montare della disputa è avvenuto quando Nadal è stato eliminato agli ottavi di finale dal connazionale Verdasco (per altro alla prima affermazione di sempre contro il maiorchino), minacciando di togliere il torneo in questione dal suo prossimo calendario, salvo ritorno al suo amato campo rosso. Gli ha fatto ecco il numero uno mondiale Djokovic, che il giorno seguente è stato sconfitto ai quarti da un Tipsarevic in prepotente ascesa, per gioco e classifica. Il fastidio dei due si è mostrato ancor maggiore quando il sindacato dei giocatori ha mantenuto un basso profilo, lasciando come comunicazione ufficiale le sole parole del suo presidente, Roger Federer, che si è limitato a dire: “Si, abbiamo un problema”. Visto il gioco dello svizzero, c’è da giurare che il campione di Basilea godesse sornione della difficoltà di adattamento dei suoi sfidanti.

La vittoria finale è andata proprio a lui che ha limitato in finale il ceco Berdych con un difficile 36 75 75. Essendo un evento combined, si è giocato parallelamente anche il torneo femminile che ha visto il ritorno alla vittoria di Serena Williams. Dalle fanciulle non si sono sollevati gli stessi polveroni blu e il comitato organizzatore non ha mai risposto alle polemiche durante tutta la settimana. Senza dubbio la fondatezza della perplessità dilagante non può ridursi alle brucianti sconfitte dei top player, ma uno abituato all’erba vera e al cemento vero (superfici di molti anni fa) ha vinto il torneo senza fiatare. Che sia l’inizio di pianti isterici e scenate di ricchi viziati? Sua Maestà il tennis fa spallucce e, con onore e la solita eleganza, mette in bacheca l’ennesimo trionfo in un Master1000.

MoYA

foto: britishfootball.altervista.org

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