Beppe Merlo ci ha lasciato. Addio all’inventore del rovescio a due mani

Tennis. Estasiati dalle gesta di Roger Federer, Novak Djiokovic e Rafa Nadal, oggi pochi appassionati – per lo più attempati – si ricordano di Beppe Merlo. Inoltre, la sua scomparsa, avvenuta il 17 luglio scorso a Milano, ha coinciso con quella di altri importanti uomini della vita italiana come Camilleri, De Crescenzo e il giudice Borrelli. Ciò ha contribuito a farla passare in secondo piano.

Per questo vogliamo ricordare e omaggiare la scomparsa di un grande campione dell’Italia del secondo dopoguerra. Quando il tennis era completamente diverso dall’attuale e ancora imperava il fair play. Quando i campioni non erano macchine da soldi ma essenzialmente dei dilettanti. L’era amatoriale di Beppe Merlo.

Beppe Merlo, forse “gracile” ma sicuramente geniale

Giuseppe Merlo (ma, per tutti, è sempre stato “Beppe”) era nato a Merano nel 1927. Figlio del custode del circolo tennistico locale, si può dire che sia nato con la racchetta in mano. Le racchette in legno di ottant’anni fa pesavano molto di più di quelle attuali. Infatti, non esistevano ancora le racchette in metallo. Soprattutto il rovescio risultava un colpo difficile. Così quel ragazzino alto-atesino ebbe un’idea geniale. Quando doveva colpire di rovescio, si aiutava anche con l’altra mano.

Fu Beppe Merlo ad inventare il rovescio a due mani. Il colpo che oggi effettua la stragrande maggioranza dei tennisti uomini e, praticamente, tutte le donne. Beppe fu l’unico a eseguirlo per almeno un quarto di secolo. Fino a che, ai primi anni settanta, non lo imitò un certo Bjorn Borg. Poi si accodarono tutti gli altri.

Per la sua innovazione, invece, Merlo fu dileggiato dalla stampa. Il Guerin Sportivo lo apostrofò come “gracile dongiovanni della racchetta”. Anche se quel ragazzo compito e sempre a modo divenne presto uno dei più forti tennisti italiani. Tanto da vestire 35 volte la maglia azzurra in Coppa Davis, la competizione più importante di quel tennis d’altri tempi.

Quel leale Beppe Merlo di cui s’innamorarono i francesi

Di quel tennis di tocco e leale, invece, si innamorarono i francesi. L’evento ha una data ben precisa: quarti di finale del Roland Garros del 1956. Sul campo, Merlo affrontava il campione di Francia Paul Remy con tutto il pubblico contro. All’epoca non c’era “l’occhio di falco” e i giudici a volte si sbagliavano. Così sul 7-7 del quinto set, il giudice attribuì a Merlo il punto che gli avrebbe consentito di andare a servire per il match.

Merlo chiese di rigiocare quel punto, perché, secondo lui, il giudice lo aveva ingiustamente favorito. Il pubblico parigino rimase a bocca aperta per la lealtà dell’italiano e cominciò ad applaudire ad ogni suo punto. Cosa successe ce lo ha raccontato Nicola Pietrangeli, intervistato da Lea Pericoli: “Quando Beppe vinse, venne giù lo stadio”.

Al Roland Garros, il più importante torneo del mondo sulla terra battuta, Merlo è stato tra le 16 teste di serie per sei anni consecutivi. E’ giunto due volte in semifinale. Nel 1955, quando cedette allo svedese Davidson (vincitore nel 1957) e, appunto, nel 1956. Dopo aver eliminato Remy, infatti, perse da Lew Hoad, un fuoriclasse australiano che, quell’anno, vinse praticamente tutto. Tra gli italiani, meglio di Merlo, nel secondo dopoguerra, hanno fatto solo Pietrangeli e Panatta.

Due finali perse al Foro Italico, la prima drammaticamente

Agli Internazionali d’italia, Merlo ha giocato due finali, perdendole. Anche qui i suoi avversari “storici” possono essere ricercati in Panatta (una finale vinta e una persa) e Pietrangeli (due finali vinte e due perse). Nel 1955 ha come avversario Fausto Gardini, di tre anni più giovane. Non potevano esservi tennisti più diversi. Prepotente e polemico con gli arbitri e gli avversari il milanese, almeno quanto era corretto l’alto-atesino.

Sul 6-5 del quarto set, Merlo ha due match point ma viene colpito dai crampi; in tali condizioni riesce anche a procurarsene un terzo, ma inutilmente ed è costretto al ritiro, sul 6-6, in preda a una crisi di nervi. Al Foro Italico, Merlo giunse in finale anche nel 1957 ma, pur essendo favorito, si trovò di fronte il Pietrangeli dei giorni migliori che lo batté in tre set. Si rifece, però, ai campionati nazionali assoluti, vincendo il titolo nel singolare. Quattro, in totale, i titoli italiani da lui vinti, in un’epoca che ha espresso fior di campioni.

In Coppa Davis, Merlo ha vinto 25 incontri, spesso decisivi per il passaggio del turno. Nonostante avesse fatto ottime prestazioni venne messo fuori squadra nel 1960, perché “troppo vecchio” (aveva trentatré anni). Poi, però, furono costretti a richiamarlo. Tanto che Orlando Sirola, di un anno più giovane, motivò così il suo ritiro dal tennis: “Non posso fare il Beppe Merlo della situazione!”. Il meranese ha continuato a giocare con successo, invece, sino a 45 anni. Agli Internazionali d’Italia del 1972, batté al primo turno il britannico Battrick in due soli set. La racchetta l’ha attaccata definitivamente al chiodo solo pochi giorni fa, a 92 anni.

Fonte foto: Ubitennis

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.