Ieri, Federer, domani!

2018 Australian Open - Day 14Il fuoriclasse svizzero Roger Federer, battendo l’olandese Robin Haase, ai quarti di finale del torneo di Rotterdam è tornato al primo posto della classifica ATP, con 9785 punti. Nella sua programmazione 2018, Federer aveva aggiunto in extremis il torneo di Rotterdam, per prepararsi ai prossimi più importanti impegni del Grand Slam. Ora, in semifinale dovrà incontrare il nostro Andrea Seppi e, in caso di vittoria, probabilmente il russo Grigor Dimitrov.

Questi ha già messo le mani avanti in una sua dichiarazione: “Non ci sono più parole, Roger raggiunge vette che sembrano impossibili. Ora che è tornato numero 1 il suo record non verrà più battuto”. La notizia, che il cronista fornisce nuda e cruda, non ha bisogno di ulteriore commento per l’appassionato di tennis che già conosce vita e miracoli di questo straordinario campione; possiamo solo integrarla con alcune cifre.

Il fuoriclasse svizzero sempre più nella Hall of Fame

Dalla prima volta che Federer ha raggiunto la cima della classifica maschile di questo sport sono passati 14 anni e 124 giorni. Prima di giovedì scorso, era stato n. 1 per l’ultima volta ben 63 mesi fa (5 anni e 3 mesi) e cioè il 4 novembre 2012, quando a scalzarlo fu il serbo Novak Đoković, attualmente fermo a curarsi gli acciacchi della carriera. A 36 anni, 6 mesi e 8 giorni, Federer ha stabilito il primato del numero 1 più anziano della storia del tennis, quanto meno dell’era-open. Il primato precedente apparteneva ad André Agassi, ex marito di Brooke Shields, fermatosi a 33 anni e 131 giorni. Una prestazione che già sembrava eccezionale.

Andando più indietro nel tempo, possiamo dire che Federer si è affacciato per la prima volta alla ribalta del tennis internazionale nel 2001, quando vinse il suo primo torneo ATP ed entrò nei primi otto in due tornei del Grand Slam. Dopo 18 anni ora è nuovamente il n. 1. Prudentemente, possiamo pronosticargli una carriera ad alto livello almeno per un altro biennio. Per trovare un altro tennista ai massimi livelli per un ventennio, dobbiamo andare a spulciare nella storia del tennis amatoriale e ritirare fuori ancora una volta i “grandissimi”: Bill Tilden (1915-1940), Pancho Gonzales (1947-1962), Ken Rosewall (1950-1974), Rod Laver (1956-1976).

Nessun dubbio, ormai, che il fuoriclasse svizzero può essere affiancato, nella hall of fame, a questi maestri insuperabili. Anzi, a suo favore, rispetto ai Laver, ai Tilden, ai Gonzales e ai Rosewall, può far rilevare l’aspetto estremamente più stressante e massacrante per il fisico, del tennis attuale. Non a caso i suoi rivali più consistenti (e più giovani), come Nadal e il citato Đoković sono attualmente fermi ai box per infortuni, mentre Roger saltella ancora da un campo all’altro.

Il tennis moderno diventa sempre più un fatto di esperienza

A questo punto va fatta una riflessione sullo sport in questione, quanto meno in campo maschile. Dopo il “vecchietto” Federer, troviamo, al n. 2, il quasi trentaduenne Rafa Nadal che, nel 2017, si è spartito con lo svizzero i tornei del Gran Slam (2 a testa). Al 3° posto troviamo il ventinovenne Marin Cilic. In una classifica che premia chi gioca di più, rispetto a chi va più avanti nei tornei, seguono alcuni tennisti più giovani.

Al 9° posto, tuttavia, troviamo il ventinovenne Martin Del Potro, che negli ultimi 12 mesi ha giocato meno tornei di Cilic; al 13° e al 14°, rispettivamente Stan Wawrinka (33 anni) e Novak Đoković (30 anni), con alle spalle meno tornei anche di Federer e di Nadal. Se chiedessimo a quest’ultimi quali avversari temono di più farebbero proprio il nome dei tre citati (Del Potro, Wawrinka e Đoković).

Il commento è che, nel tennis attuale, ferma restando la condizione fisica, sembra che la differenza la faccia l’esperienza e, soprattutto, quella certa capacità psico-fisica di non farsi condizionare dagli eventi e di mantenere ciò che una famosa pubblicità definiva la “forza dei nervi distesi”. Una lezione, quella del tennis moderno, che vale anche per la vita.

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