Il finto matrimonio forzato di Amnesty International

sposaQuello che è accaduto al Pantheon qualche giorno fa è stata per fortuna solo una rappresentazione. Ma vedere una bimba di 10 anni che sposa un uomo di 47 per coloro che non sapevano essere solo una teatralità, è stato abbastanza forte.

Ebbene Amnesty ha voluto inscenare un falso rito nuziale per sollevare un problema piuttosto delicato nel mondo, soprattutto nelle zone di guerra: i matrimoni minorili. Si sono ritrovati tutti in festa davanti al Pantheon per celebrare il matrimonio di Giorgia e Paolo. Giorgia è una bambina, ha appena 10 dieci anni, lui, lo sposo, ne ha 47, potrebbe essere stato suo padre. La bambina è già rappresentante dello spot della campagna “MAI PIÙ SPOSE BAMBINE” di Amnesty International Italia. Lo sposo, Gianni Rufini, è lo stesso direttore di Amnesty International Italia. Il matrimonio è stato ufficializzato da Riccardo Noury, il portavoce. 

matrimonioI propagandisti di Amnesty International hanno organizzato questo evento quasi in pompa magna, con l’unico scopo di voler sensibilizzare la popolazione a una preoccupazione che non è solo insito in certi paesi arabi come Iran, Iraq e Afghanistan. Anche in Italia, in minima percentuale, (3%) vi è ancora un malessere del genere. E’ un problema diffuso in tutto il mondo: dal Perù fino in Cina. Dove le ragazzine di 8 anni, diventano mogli e madri per soddisfare desideri di uomini senza scrupoli. Bambine a cui vengono negati per sempre i diritti all’infanzia. Vengono poi isolate, tagliate fuori dalla famiglia e da qualsiasi forma di sostegno. Diventano solo un oggetto di proprietà di un uomo, usate per concepire, e costantemente sottoposte a violenze e abusi. Arrivano alla maggiore età, avendo già 4 figli in media.

Secondo le statistiche del “Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione” (Unfpa), 13.5 milioni di ragazze ogni anno vengono costrette a sposarsi prima dei 18 anni con uomini molto più vecchi di loro: 37 mila bambine ogni giorno e altre 20’000 mila sono quelle che vengono lapidate perché rifiutatesi di sposarsi (nell’Arabia). Molte sono coloro minacciate di essere brutalmente umiliate in piazza (Thailandia). Altri, come mogli e madri, vengono usufruite anche per la prostituzione (Cina e Giappone) o costrette a rubare e a taccheggiare pur di far contenti i propri mariti (Perù).

Occorre sapere che le radici di questo fenomeno risiede in norme culturali legate a pregiudizi di genere e a strategie sociali delle economia di un paese. C’è alle volte anche l’esigenza di “liberarsi” prima possibile del peso rappresentato dalle figlie femmine, ritenute meno produttive per l’economia familiare.

E’ un problema che non dev’essere preso sottogamba e più volte associazioni come Amnesty e ONU, hanno ribadito che questi matrimoni contravvengono ai principi sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che dichiara essere un diritto, per ogni essere umano sotto i 18 anni, ad esprimere liberamente la propria convinzione e il diritto a essere protetti da violenze e sfruttamento.

“I matrimoni precoci e forzati sono un fenomeno da contrastare e bandire” spiegano gli attivisti dell’Amnesty davanti al Pantheon. “Sino al 1° novembre è possibile donare al 45594 per difendere e proteggere le bambine dai matrimoni forzati e da altre forme di violenza, sostenendo la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di Amnesty International Italia, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario”. 

Amnesty International, non è la sola associazione umanitaria mondiale che si dedica ad un problema così fragile. Anche l’UNICEF ha deciso di attuare una nuova strategia per prevenire i matrimoni precoci, cercando anche loro di adoperarsi sulla sensibilizzazione delle comunità sui diritti delle bambine e delle ragazze dei posti più soggetti a questo tipo di problema, soprattutto nell’Africa centrale. Sono già state mosse campagne nazionali e una fitta e paziente attività di dialogo a livello locale, finalizzata a conquistare il consenso dei genitori e dei leader religiosi e comunitari. L’UNICEF affianca anche i governi dei Paesi coinvolti nel fenomeno per migliorare le leggi, le politiche e i servizi sociali.

Soprattutto si cerca di promuovere una scuola di qualità per tutti i bambini, con particolare attenzione alla parità di genere, è la migliore strategia per proteggere le bambine dai matrimoni precoci, così come dal lavoro minorile e da altre violazioni dei diritti. 

Unicef ha ottenuto risultati promettenti, ma non ancora soddisfacenti. La percentuale di ragazze (20-24 anni) che si sono sposate in età minorile, resta del 35%, segno di un decremento del fenomeno rispetto alla generazione precedente (1948 – 1988), che aveva una percentuale del 48%.

Qu è un problema che tange tutti a livello mondiale. Perché i bambini sono il futuro del nostro mondo, di quello che verrà. Ed è un diritto per loro avere un infanzia e avere tutto il tempo del mondo per decidere di loro spontanea volontà quando essere mogli e madri. Certe disumanità vanno abolite e bisogna punire severamente, chi al giorno d’oggi compie ancora atti del genere.

di Anna Porcari

fonte foto: Vanity Fair

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