I Mirabilia Urbis Romae non erano solo una guida turistica ante litteram, erano luogo di trasmissione di racconti leggendari su Roma. Opera del XII secolo che ebbe un incredibile successo durante il Medioevo, i Mirabilia delineano un punto di incontro fra cultura cristiana e pagana.
Le rovine
Dopo i lustri dell’età antica, Roma aveva vissuto un periodo di decadimento e abbandono. Con i saccheggi e le invasioni operate durante l’alto Medioevo, infatti, l’Urbe si ritrovava ad essere nient’altro che un cumulo di rovine. La città spopolata si stava trasformando in una cava di marmo da cui materiali preziosi venivano prelevati, per essere poi reimpiegati nella costruzione di basiliche o di palazzi privati.
Fu così che gli antichi edifici romani, spogliati dei loro marmi, capitelli e colonne, divennero pian piano inclusi in abitazioni di importanti famiglie, utilizzati come simbolo di potere e di prestigio. All’antica Roma in disfacimento si sovrapponeva una nuova Roma cristiana, in cui ciò che era antico veniva trasformato e manipolato.
I pellegrini e i Mirabilia
Furono i pellegrinaggi cristiani a ridare vita alla città, facendovi affluire gente e denaro. Dopo il VII secolo, infatti, con la conquista araba di Gerusalemme, Roma era diventata la meta principale dei fedeli cristiani, essendo sede delle tombe di Pietro e Paolo, nonché luogo di conservazione di moltissime reliquie. Questi stranieri che giungevano a Roma necessitavano, dunque, di una guida che potesse indirizzarli nelle chiese più importanti, e che potesse spiegare cos’erano quei ruderi che incontravano sul loro cammino.
La prima versione dei Mirabilia, attribuita a Benedetto Canonico, aveva pressappoco l’aspetto di una lunga lista di monumenti cristiani e pagani – quest’ultimi citati anche per facilitare l’orientamento nella città. Accanto agli elenchi di reliquie, tombe di santi, indulgenze, figuravano quindi brevi descrizioni di statue e edifici pagani, corredate talvolta da leggende che ne raccontavano l’origine.
Agli occhi dei cristiani del tempo, le rovine erano un simbolo della caduta del paganesimo e dell’affermazione della nuova religione, metafora della caducità delle cose terrene. Esse erano vestigia di un mondo magico e demoniaco, che era stato purificato e cancellato dalla nascita di Cristo. I Mirabilia si proponevano di raccontare la storia di questa vittoria.
Paganesimo e cristianesimo
Le Meraviglie non sono altro che queste: le rovine e ciò che esse ispiravano. La componente magica dei Mirabilia deriva dall’innovativa fusione fra mondo pagano e mondo cristiano, necessaria per spiegare la provenienza della maestà di Roma. Sembrava impossibile agli eruditi medievali che un regno idolatra fosse durato così a lungo. Soltanto un preciso progetto di Dio poteva spiegare la potenza dell’antica Roma.
L’impero era dunque una prefigurazione di un altro Regno, l’imperatore simbolo di un altro Re. Roma pagana era stata grande solo perché prefigurazione della Roma cristiana. Allora, Ottaviano Augusto può avere una visione di Maria e Gesù, e può costruire la prima chiesa della storia. Virgilio può predire la nascita di Cristo e l’avvento di una nuova età di pace.
L’evoluzione dei Mirabilia
I Mirabilia non rappresentavano dunque un documento affidabile. Oltre alla componente fantastica delle leggende, spesso, i dati topografici forniti dal testo erano sbagliati, così come le notizie archeologiche. Con il passare dei secoli, i copisti e i volgarizzatori dei Mirabilia cercarono di correggere il testo, o di attualizzarlo, aggiungendo ulteriori notizie, o incrementando i dettagli di fantasia delle leggende.
Molti stranieri che avevano compiuto il pellegrinaggio a Roma, vollero anche loro scrivere il proprio racconto delle meraviglie della città. Nacquero diari di viaggio, nuove narrazioni in prima persona, in cui i pellegrini descrivevano ciò che avevano visto e riferivano ciò che avevano ascoltato, dando spazio ai propri sentimenti e ricordi. Così facendo, crearono un’immagine dell’Urbe sempre più magica.
Le leggende dei Mirabilia
Durante i secoli, perciò, cambiò gran parte del testo originario dei Mirabilia. Tuttavia, alcune leggende continuarono ad essere narrate in tutte le redazioni, nei vari volgarizzamenti o opere ispirate ai Mirabilia, con aggiunte di dettagli e di informazioni.
Si raccontava che presso il Campidoglio vi fosse un complesso di statue, rappresentanti ogni nazione conquistata da Roma. Ognuna di esse aveva al collo una campana che suonava qualora quella nazione si fosse ribellata. Secondo alcuni, questa costruzione sarebbe stata realizzata da Virgilio, il quale aveva predetto che si sarebbe distrutta con la nascita di Cristo.
Vi erano a Roma statue che si muovevano col sole, altre che levitavano tramite magneti. Un edificio era attraversato da una fiamma perenne, simbolo della magia, che si sarebbe spenta con l’avvento della luce vera nel mondo. La prima chiesa, Santa Maria in Aracoeli, era stata costruita da Ottaviano, in seguito a una visione di Maria, “altare del cielo”.
Caput mundi
I racconti dei pellegrini collocavano a Roma edifici o statue che non potevano assolutamente essere a Roma. Come il Colosso di Rodi, o il teatro di Eraclea. La diffusione dei Mirabilia aveva infatti creato la credenza che tutti i mirabilia mundi, le meraviglie del mondo, avessero sede nell’Urbe. Si attualizzava perciò un mito antico, per cui Roma era al centro del mondo, era Caput Mundi.
Forse sono proprio quelli dei pellegrini, i racconti più belli su Roma. Questi, quando giungevano alla fine della via Francigena, su Monte Mario, rimanevano affascinati alla vista della città. Da lì vedevano tutta Roma: una città così gremita di torri “da sembrare un campo di grano“, ci dice Maestro Gregorio, un importante pellegrino del XIII secolo.
Roma era la sede delle meraviglie, era il luogo in cui il cristianesimo mostrava il suo trionfo sugli dei, dove la magia delle rovine continuava ad incantare.Tutto il pensiero del tempo, tutto lo stupore dei fedeli nel vedere le meraviglie di Roma, viene riassunto in poche righe da Maestro Gregorio:
“Anche se tutta Roma sta cadendo, nulla, sebbene intatto, le si potrà mai paragonare“.
Foto di Andrea Spallanzani da Pixabay
Scrivi