Hotel Rigopiano: avviata la prima inchiesta. Sette le vittime accertate

hotel rigopianoSale a sette il bilancio ufficiale delle vittime della slavina di 120.000 tonnellate che cinque giorni fa ha travolto l’hotel Rigopiano.
Si tratta di una donna, il cui cadavere è stato rinvenuto nei pressi della cucina e del bar. I vigili del fuoco stanno ancora cercando di recuperare il corpo della sesta vittima, individuata domenica.
All’appello mancano ancora 22 persone, mentre i sopravvissuti sono 11.

I soccorsi: efficaci o non abbastanza?
Le operazioni di soccorso procedono senza sosta nonostante le condizioni meteorologiche proibitive.
Sul posto sono arrivati oltre 500 uomini che scavano con mani e pale, su un fronte di 300 metri e sotto 5 metri di neve ghiacciata, mentre gli elicotteri sorvolano su tutto il versante.
Per facilitare la ricerca dei dispersi, sono state messe a disposizione dei soccorritori strumentazioni elettroniche che vengono abitualmente utilizzate dalla Scientifica per la geolocalizzazione dei cellulari.
Il Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio ha dichiarato “gli uomini dei soccorsi stanno lavorando senza sosta come se ci fossero da recuperare persone vive”. “La speranza c’è sempre, perché quegli eventi possono aver dato luogo a situazioni molto particolari”, ha altresì aggiunto.
Mentre i volontari spalano e le speranze di trovare qualcuno in vita si spengono, sale la rabbia di alcuni cittadini per la gestione del commissario alla ricostruzione Vasco Errani e per gli interventi della Regione.
I primi interventi “seri” sono infatti iniziati solo mercoledì, quando quattro scosse di magnitudo superiore a cinque gradi Richter hanno nuovamente fatto tremare questa zona martoriata.
Se Errani si pone sulla difensiva, appellandosi all’eccezionalità dell’evento e sfornando una serie di “piani” di emergenza, secondo alcuni cittadini si ha la sensazione, anzi la certezza, che alle parole non seguano i fatti.
In questo momento invece c’è bisogno di azione e concretezza: a poco servono riunioni, assemblee o comitati se poi oltre ai dispersi in Hotel, 100 famiglie tra Ascoli e Macerata continuano a vivere senza luce, senza riscaldamento e con la linea telefonica che funziona a intermittenza.

L’attesa angosciante
Per i parenti delle vittime, l’attesa si sta tramutando in una lenta ed estenuante agonia, anche perché con il passare delle ore si affievoliscono le speranze di trovare in vita i dispersi.
Su tutti colpisce lo sfogo del padre del giovane Stefano Feniello (28 anni) che accusa le autorità di “sequestro di persona”. “Quelli che sono morti sono stati uccisi e quelli che ancora non rientrano sono stati sequestrati contro il loro volere perché volevano rientrare”- ha apostrofato l’uomo- “Li hanno sequestrati. Avevano le valigie pronte. Li hanno riuniti tutti vicino al caminetto come carne da macello”.

Le responsabilità
Dalla mappa Geomorfologica (la 350 Ovest, rintracciabile sul sito della Regione) dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991, (ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale) si evince che l’hotel Rigopiano è stato costruito, forse “abusivamente” su accumuli di detriti preesistenti, compresi quelli da valanghe, provenienti dal canalone sovrastante la montagna.
I tre segni grafici verdi conoidali che convergono verso l’area dell’albergo, rappresentano il movimento di flussi di materiale che nel tempo si è accumulato alla base del canalone.
Una leggerezza imperdonabile, vista la recidività degli eventi catastrofici.
I documenti sono stati resi noti dal Forum H2O Abruzzo.

La storia
Negli anni 50 sulla zona sorgeva una sorta di rifugio, ma l’hotel è stato costruito negli anni 70, ed ingrandito nel 2000.
Chi ha edificato non ha tenuto conto della periodicità degli eventi.
Come ha spiegato Augusto De Sanctis del Forum, essi “avvengono mediamente ogni 50 anni. Quelli più importanti avvengono ogni 100 anni e poi quelli estremi possono avvenire ogni 500 anni e raggiungono aree inusitate”.
Oltre alla periodicità degli eventi, i geologi dovrebbero tenere conto anche delle caratteristiche specifiche del terreno.
Secondo le mappe ufficiali, i segnali erano evidentissimi, ciononostante secondo De Sanctis, tale conoscenza non si è tradotta in divieto “per omissione della Regione in una mappa del rischio valanghe che era prevista dalla legge 47/92, cioè 25 anni fa. La legge prevede per le aree a rischio accertate o potenziali o l’inedificabilità o per strutture esistenti il divieto di uso invernale. Non è stato fatto un Piano Valanghe, ma comunque – continua l’esponente del Forum – nel percorso di ristrutturazione dell’hotel si doveva evidenziare il contesto di rischio e agire di conseguenza, come prevede il Decreto 11/03/1988 dal titolo evocativo ‘Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione. Istruzioni per l’applicazione'”.

L’inchiesta
Intanto la Procura di Pescara ha aperto un’inchiesta. I pm Cristina Tedeschini e Andrea Papalia, accompagnati dai carabinieri forestali, hanno effettuato un primo sopralluogo presso l’Hotel Rigopiano.
Si ipotizzano reati di omicidio plurimo e disastro colposo e per tali motivi sono stati sequestrati e acquisiti documenti, in Provincia a Pescara e in Prefettura: tra essi il Piano neve dell’ente e i bollettini Meteomont, di pericolo valanghe, dell’ultimo periodo, ovviamente sottostimati.
Sono stati inoltre ascoltati alcuni testimoni, tra cui il ristoratore Quintino Marcella che mercoledì pomeriggio, per primo, aveva dato l’allarme.
“Non ho fatto altro che raccontare quanto già noto. E cioè che ho telefonato a ripetizione e non mi hanno dato retta. Non mi hanno creduto” ha spiegato l’uomo.
L’indagine si concentra su diverse coincidenze che hanno provocato la morte degli ospiti dell’hotel: spartineve mai arrivati; turbina della Provincia fuori uso; strada ostruita dalla neve e dal gelo, (circostanza che ha bloccato e costretto i clienti del Rigopiano, che avevano scelto di andarsene, a tornare indietro); ritardi nei soccorsi, allerta slavine e richieste di aiuto ignorate.

L’ironia non gradita
Il settimanale francese Charlie Hebdo ha pubblicato una vignetta satirica, sulla falsariga delle precedenti, che prendevano di mira la pessima gestione politica, tipicamente italiana, delle catastrofi.
La vignetta non è stata gradita dal sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, che ha stabilito di querelare la nota rivista d’Oltralpe.

di Simona Mazza

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