Fotografare, l’arte di scrivere con la luce

Parlare di fotografia può essere facile e difficile a seconda dei punti di vista. E’ proprio dai punti di vista che parte la mia passione per lo scatto, per fermare quell’attimo che vogliamo tenere e ricordare in futuro. Dietro ad una foto c’è tecnica, non si discute ma dietro ad una foto c’è quel di più che le parole non sanno esprimere e che l’occhio nudo non coglie. Dietro l’obiettivo c’è il significante ed il significato di noi, l’essenza, la nostra anima. Come ha detto bene Henri Cartier-Bresson “E’ un’illusione che le foto si facciano con la macchina… si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”.

Le vacanze sono alle porte e la fotografia ormai è diventata sinonimo di vacanza. Sembra, altrimenti, che senza lo scatto non ci ricorderemmo più, di quel luogo, di quell’espressione, di quell’esperienza. Ricordiamoci che fotografia deriva da due parole greche: foto (phos) e grafia (graphis). Mi piace quindi pensare che, con una macchina fotografica, si possa scrivere con la luce.

E così da oggi  inizia una scrittura di luce personale, per fissare l’attimo eterno, dare qualche spunto poetico e qualche notizia curiosa.  

COME UNA SLAVINA CONTINUA

Si sentiva il mare, come una slavina continua, tuono incessante di un temporale figlio di chissà che cielo. Non smetteva un attimo. Non conosceva stanchezza. Non conosceva clemenza. Se tu lo guardi te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio… Tutto quell’infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia la notte.  (A. Baricco) 

CURIOSITA’:

girovagando per il web mi imbatto in un articolo in cui si dice che il nostro paese pur avendo 8.000 km di coste e laghi e fiumi balneabili ha un rapporto molto difficile con l’acqua. Il motivo? La metà della popolazione italiana ha paura dei fondali profondi (anche la sottoscritta) ed il 43% di essi sa nuotare approssimativamente bene.

Un dato allarmante  è quello che secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità, in circa 30 anni sono morte per annegamento 24.496 persone.

Bene , detto ciò non mi rimane che dire la mia. Se si soffre di claustrofobia quando ci si imbatte in qualche fondale profondo subito fare una bella retromarcia. Invece per chi sa nuotare poco rimanere con i piedi ben piantati a terra non ha fatto mai male a nessuno. Per gli esperti: attenti alle onde nascondono sempre segreti poco piacevoli. Mi ricordo qualcuno, che pensando, che le onde dell’oceano seppur non di grandi dimensioni, fossero come quelle di casa nostra è rimasto a pancia sotto in riva alla battigia mangiando sabbia per quasi mezz’ora.

In conclusione fatevi un bel bagno con accuratezza e attenzione perché i nostri “baywatchers”, per venirvi a salvare ,devono sempre prendere il pattino e voi sareste già a raccogliere conchiglie e granchi “in fondo al mar”.

Laura Moiana

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