Fini punta a fare il premier col placet del Quirinale

 

Il nodo politico all’interno del Pdl sta per sciogliersi e i futuri alleati del presidente della Camera cominciano a farsi sentire. Prima gli annunci di Montezemolo, ora quelli del leader centrista. Casini fa la sponda a Fini dicendo che” la questione morale in questo Paese è grande come un macigno e chi non la vede vive su un altro pianeta”. Evidentemente il leader dell’Udc è appena tornato da Giove, visto che quando l’immoralità di alcuni iscritti al suo partito lo toccava da vicino era il primo a non vederla. Ma per l’Italia è un classico, siamo abituati a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel nostro occhio. Moralisti a casa del vicino e libertini a casa propria. Così come quando la sinistra si scandalizzava delle frequentazioni del premier e trovava un diritto andare a trans. Ma questa è acqua passata. Ora siamo alle liti sull’integrità morale e al giustizialismo. Niente più garantismo, niente più giudizio dopo i tre gradi previsti dalla legge ma, secondo Gianfranco Fini, dimissioni per chi è indagato. Che equivale a dire elezioni al più presto perché tra gli indagati c’è anche il presidente del Consiglio dei Ministri. Il presidente della Camera rischia tutto. L’auspicio dell’ex leader di An è quello di ritornare alle urne entro le fine dell’anno per vincere, una volta per tutte, la sfida col premier. In questo modo si raggiungerebbero due obiettivi immediati: evitare il federalismo fiscale caro alla Lega e liberarsi politicamente di Berlusconi. L’idea è quella di perseguire l’obiettivo formando, insieme a Casini, Rutelli e Montezemolo, un nuovo partito che dovrebbe nascere nei prossimi mesi: il Partito della Nazione. Successivamente ci sarebbe l’accordo con la sinistra, garantito dal beneplacito del Quirinale, per raggiungere così l’obiettivo finale desiderato: capo del governo. Il “dettaglio” che però a Fini sfugge è quello che andrebbe a presiedere un governo con una maggioranza formata da una coalizione che partirebbe da Vendola, che da qualche giorno scalpita come un cavallo imbizzarrito, ai centristi. Sarebbe questa, secondo voci ricorrenti dalla Camera, la causa della rottura col Pdl, ormai prossima; si parla di venerdì prossimo come D-Day. Fini in un colpo solo passerebbe da ex -fascista a leader della grande coalizione di centro-sinistra. Geniale. Tuttavia anche se affascinante la probabile strategia sembrerebbe suicida perché porterebbe Gianfranco Fini, in caso di successo, a governare solo per pochi mesi; così come accadde a Prodi nella passata legislatura a causa dei continui litigi interni dovuti all’eterogeneità della coalizione da lui presieduta. Invece nel caso peggiore, con una probabile sconfitta, alla sparizione totale dalla disputa politica. Probabile perché in questi giorni quasi tutti i sondaggisti sostengono che il trio Bossi-Berlusconi-Tremonti sia ancora oggi maggioranza nel paese. La lungimiranza del Fini politico appare infinita.

Enzo Di Stasio

Foto: http://wordpress.com

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