Diritto alla casa e fruizione degli spazi pubblici a Roma: qual è il confine tra legalità, tolleranza e assistenza

Diritto alla casa. Il 5 maggio il comune ha provveduto alla consegna di un alloggio popolare in Via Sebastiano Satta a una famiglia bosniaca di 14 persone, regolarmente collocata in graduatoria. Nel pomeriggio si è subito svolta una violenta protesta da parte degli abitanti del quartiere Casal Bruciato insieme ad alcuni rappresentanti di Casapound.

La polizia è intervenuta sul posto con gli uomini del reparto mobile ma non ha potuto impedire le minacce e gli insulti sessisti alla famiglia assegnataria. I facinorosi hanno gridato «Ti stupro» alla madre dei bambini. Al resto della famiglia: «Non li facciamo più entrare, li vogliamo vedere impiccati, bruciati».

Il giorno dopo la Sindaca Raggi è venuta a portare solidarietà ai neo-assegnatari, presentandoli personalmente ai nuovi vicini di casa. «Questa famiglia risulta legittima assegnataria di un alloggio – ha dichiarato la sindaca – Ha diritto ad entrare e la legge si rispetta. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne forse dovrebbe farsi un esame di coscienza».

E’ stato un encomiabile gesto di civiltà, quello di Virginia Raggi. Ma anche la sindaca è stata accolta da una folla di manifestanti che le hanno gridato “zingara” ed altri insulti sessisti

Quali sono le leggi che garantiscono il diritto alla casa

Casapound è un’associazione politica di estrema destra. E’stata più volte accusata da molti opinionisti di professare idee molto vicine al fascismo o addirittura al neonazismo. Occupa dal 2003 uno stabile del demanio dello Stato gestito dall’apposita Agenzia, controllata dal MEF. A un’interrogazione parlamentare sui motivi per cui non è stato calendarizzato lo sgombero da parte della prefettura, il ministro competente (Tria) ha risposto tautologicamente. Non lo ha richiesto al prefetto perché non è nei suoi programmi la riacquisizione dello stabile.

In TV, il giornalista Mario Giordano è incorso nell’equivoco che vi siano delle norme che favoriscono l’assegnazione delle case popolari ai rom rispetto agli italiani. Non è il caso in questione. Gli italiani residenti a Via Satta hanno avuto casa in base alle stesse norme che oggi hanno consentito l’assegnazione alla famiglia rom. Oppure l’hanno occupata abusivamente e, sempre in base alle leggi vigenti, hanno ottenuto la sanatoria dell’abuso. Oppure sono proprio abusivi (come Casapound) e avevano già fatto un pensierino per occupare anche l’alloggio oggi regolarmente assegnato.

Raggi, stavolta, non ha avuto appoggio nemmeno dal capo del suo partito: «In questi casi non bisogna schierarsi – ha dichiarato Luigi Di Maio – Gli italiani hanno ragione». Più blando, invece, è stato l’altro vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, secondo cui: «Le minacce e la violenza sono sempre da condannare».

Ancora diritto alla casa: stabile occupato a Via Santa Croce in Gerusalemme

Pochi giorni dopo è sorto il caso dell’occupazione abusiva di Via Santa Croce in Gerusalemme. Lo stabile, di proprietà INPDAP, era sfitto a seguito della cartolarizzazione voluta dal ministro Tremonti. In base a tale normativa, gli Enti hanno dato lo sfratto agli inquilini per vendere frazionatamente gli alloggi e così introitare.

La legge Tremonti ha rappresentato uno delle fasi della trasformazione dell’Italia da Stato sociale a garante dell’economia di mercato. Soprattutto a Roma è stata esiziale per la risoluzione del problema abitativo e il diritto alla casa.

Lo stabile, attualmente in carico ad Hera, una società pubblica di servizi, fu occupato dai movimenti collegati ad Action. Ospita attualmente oltre quattrocento persone, in maggioranza italiani, tra cui un centinaio di bambini. Il leader di Action è Andrea Alzetta già consigliere comunale di SEL nella consiliatura Alemanno. Poi non più eleggibile per le norme della Legge Severino, ministro del Governo Monti.

Le utenze non sono state intestate agli occupanti, pur avendolo questi richiesto. L’Acea, infatti, non intesta utenze a chi non ha titolo per occupare un alloggio, pur avendovi spostato la residenza. I consumi sono complessivamente saliti a 300.000 euro. Fatto sta che una settimana fa l’Acea ha sigillato il contatore. Per motivi meramente burocratici, quindi, gli occupanti sono rimasti senza luce.

Il 13 maggio scorso è intervenuto sul posto il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa. E’ sceso per una scala metallica nella cabina di servizi, a una ventina di metri nel sottosuolo. Poi ha individuato il contatore, ha rotto i sigilli e ha ridato la luce agli occupanti. «E’ stato un gesto disperato» ha dichiarato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, stavolta, ha reagito infuriato, intimando al papa di pagare i 300.000 euro di bollette arretrate. Il ministro forse dimentica che le opere umanitarie della Chiesa cattolica nel mondo, ammontano a molto più di 300.000 euro. Probabilmente non conosce l’analogo debito di Casapound verso l’ACEA. Per le utenze dello stabile occupato dall’associazione è anche qualcosina di più di 300.000 euro.

Secondo Francesco il senso dell’umanità prevale sulla legge dello Stato

Nei giorni scorsi, Papa Francesco aveva ricevuto in Vaticano la famiglia bosniaca assegnataria a Casal Bruciato, per esprimergli vicinanza e solidarietà. Ha inoltre affermato «la più netta condanna di ogni forma di odio e violenza». In questo clima di intolleranza e barbarie, anche il papa ha poi subito la sua dose di insulti su facebook.

Konrad Krajewski, l’elemosiniere di Sua Santità era, sino a ieri, poco conosciuto al grande pubblico. Polacco, è responsabile di uno dei compiti a cui il papa tiene maggiormente. Ha il mandato di svolgere la carità in nome e per conto del pontefice. Questi, per tale motivo, lo ha nominato cardinale. Raccoglie donazioni, distribuisce aiuti, gira quasi tutte le notti le periferie e le stazioni di Roma.

Krayewsy è intervenuto in Via Santa Croce, perché Alzetta aveva scritto al papa. «Incredibile – ha dichiarato l’ex consigliere comunale – Non ho mai pensato nella mia vita che avrei scritto al papa, e che lui avrebbe risposto!» Ha poi proseguito: « Questo papa è uno dei pochi che si mette senza esitazione dalla parte degli ultimi».

La sfida del papa è affermare che al di sopra delle leggi degli uomini esista una sorta di principio fondamentale. Il senso dell’umanità, a cui gli ordinamenti giuridici statuali non possono contravvenire. Figuriamoci che cosa può pensare il pontefice delle prassi burocratiche delle varie amministrazioni pubbliche.

Anche chi scrive è sempre stato convinto di ciò, nella sua ultratrentennale attività di funzionario pubblico, oltre che di giornalista pubblicista. Tra l’applicazione pedissequa del diritto e della norma burocratica e l’erogazione dei servizi essenziali di assistenza umanitaria, il sottoscritto ha sempre privilegiato quest’ultima eventualità. Pagando di persona, in termini di carriera, ma con la coscienza tranquilla.

Fonte foto: Lettera 43

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