In un futuro prossimo sono sparite malattie e infezioni mentre gli uomini non provano più dolore (tranne attraverso il ricordo durante i sogni), e si sono adattati a continue mutazioni corporee: con queste premesse l’ex chirurga Caprice (Léa Seydoux) si esibisce nel rimuovere gli organi supplementari di tipo tumorale che crescono nel corpo del suo compagno Saul Tenser (Viggo Mortensen, qua alla quarta collaborazione con Cronenberg), con spettacoli che attirano l’attenzione di un pubblico sempre maggiore, fino a coinvolgere anche alcuni burocrati del Registro Nazionale degli Organi e un gruppo di evoluzionisti radicali; quest’ultimi vorrebbero modificare l’apparato digerente umano nel tentativo di riuscire a far sintetizzare all’uomo la plastica prodotta dall’eccessivo inquinamento che, insieme al surriscaldamento del pianeta, ha portato alle alterazioni biologiche della specie umana.
Il ritorno alle origini di David Cronenberg
Ad otto anni da Maps to the star, torna David Cronenberg nel 2022 con un film manifesto e riepilogo di tutte le sue teorie e tematiche legate al cosiddetto body horror, genere del quale può essere considerato un vero Maestro.
È questo un vero ritorno alle origini, tanto che persino il titolo, Crimes of the future, è identico a quello del primo lungometraggio del regista del 1970, nonostante la storia sia completamente diversa. Questa nuova sceneggiatura era già stata sviluppata alla fine degli anni ’90 dopo l’uscita di EXistenz, del 1997, un discorso ripreso dopo 25 anni in cui si era dedicato ad esplorare altri argomenti, su tutti la violenza come parte integrante della natura umana e l’analisi della psiche disturbata.
Ritroviamo tutti i vecchi temi cari al regista canadese: dal concetto di corpo trasformato, mutato (Il demone sotto la pelle, The Brood, La mosca, Il pasto nudo) alle appendici artificiali in grado di manipolarlo (EXistenZ), dalla critica feroce alla presenza invadente e perversa dei media nella nostra società (Videodrome) alla commistione di sesso e ferite di Crash: “La chirurgia è il nuovo sesso” afferma una turbata ma allo stesso tempo affascinata burocrate governativa (Kristen Stewart) dopo aver assistito ad uno spettacolo di Caprice e Saul.
La colonna sonora
Le musiche, affidate come sempre al grandissimo Howard Shore (premio Oscar per il Signore degli anelli) rendono ancora più cupa e pessimista questa storia macabra, a tratti pulp, ma sempre con un’estetica vintage, analogica, senza aderire alle nuove tendenze digitali sugli effetti speciali: la sensazione è quella di essere ancora in un film degli anni ’90, come se il tempo non fosse passato.
Summa e ode alla filmografia di David Cronenberg
Crimes of the future è dunque un film-riepilogo, allo stesso tempo una summa e un’ode a tutta la sua filmografia passata: se siete fan della filosofia alla base del body horror e se avete amato il genio e la perseveranza di Cronenberg nell’averlo creato, esplorato – o meglio – sezionato, eviscerato da più di 50 anni, diventerà per voi un piccolo cult. Se invece non avete mai affrontato questo lato del suo cinema, e magari lo conoscete più per A history of violence, Spider, La promessa dell’assassino o Cosmopolis, non vi lascerà comunque indifferenti: o vi farà repulsione, o servirà a cercare i vecchi titoli e magari riscoprire un mondo fantascientifico dark tanto misterioso quanto affascinante.
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