Con l’opera di evangelizzazione, si può dare un valido contributo a tutta la società

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La liturgia della Parola di questa domenica fa riferimento al matrimonio. Nello specifico, però, soprattutto nella seconda lettura, si allude alla creazione, a ciò che era in origine e, quindi, in ultima analisi, si fa riferimento a Dio. Infatti, “Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine” (Eb 2,11). Dalle letture proposte, dunque, risalta chiaramente il primato di Dio e la sua signoria sul creato. Due aspetti questi, sui quali nessun uomo sulla terra non può non concordare: Dio è l’unico Creatore e l’unico datore di vita, la cui potenza si manifesta nell’unione tra l’uomo e la donna e, quindi, con la nascita dei figli; l’uomo, perciò, “non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10,9).

Tale prospettiva riguarda non un dovere ma soprattutto l’essere della persona, nel cui cuore vige la bellezza dell’ordine naturale inscritta da Dio al momento della creazione. A proposito, mi piacerebbe evidenziare tre aspetti fondamentali che non possiamo tralasciare: il primato di Dio, già accennato; il matrimonio e, infine, un riferimento ai bambini del Vangelo. Tre dimensioni queste, che abbracciano inevitabilmente tutto il patrimonio spirituale e culturale dell’umanità, senza il quale l’uomo non potrebbe mai essere tale. Unita alla forte crisi di fede, l’uomo oggi deve far fronte anche alla crisi della speranza.

Egli, pertanto, si scopre ammalato, a combattere soprattutto con due pericolose patologie: il materialismo dilagante ed il relativismo. Senza entrare in merito alla genesi di questi mali spirituali, affrontiamo il tema del matrimonio, meditando brevemente il testo della prima lettura di oggi. Il Libro della Genesi richiama il perenne ed indiscutibile fondamento del matrimonio che Gesù stesso, attraverso la sua feconda predicazione, ha voluto rievocare e confermare: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 2,24). Tutte le considerazioni su questo punto scottante, tra l’altro fortemente dibattuto sui tavoli di ogni fronte della nostra società, nascono soltanto a partire da un’esegesi quanto mai approfondita di questo testo biblico e la liturgia di oggi serve a far luce su questa verità che volente o nolente risulta essere un dato rivelato dalla Sacra Scrittura, quindi, da Dio stesso. Ma prima, ed è importante, bisogna ben valutare che il matrimonio, così come ci viene presentato dalla Bibbia, non esiste e non sussiste senza la considerazione di una relazione tra l’uomo e Dio. L’unione tra l’uomo e la donna, e quindi l’amore familiare che ne consegue, è immagine della comunione divina presente tra le persone della SS.ma Trinità e tale unione, alla luce del N.T., diventa modello dell’amore di Cristo con la Chiesa.

Su queste basi, ben salde ed inconfondibili, possiamo certamente affermare che la famiglia è fondata solo sul matrimonio. Considerando nel Vangelo il testo su Gesù e i bambini (Mc 10,13-15), la liturgia di oggi ci invita a riflettere anche sull’infanzia. Nella tenera icona di Gesù che abbraccia i bimbi vediamo l’immagine della Chiesa che in ogni parte della terra manifesta la sua maternità nei confronti di coloro che sono “i più piccoli”. Anche la Chiesa, seguendo l’esempio di Gesù, considera i bambini non solo dei “destinatari di assistenza”, ma soprattutto delle persone umane che, attraverso il loro modo di essere, rivelano la via per entrare nel regno dei cieli, quella cioè di abbandonarsi totalmente all’amore di Dio. Carissimi, le valide indicazioni che ricaviamo dalla Parola di Dio di oggi si inseriscono a pieno titolo nel grande orizzonte del processo di Nuova evangelizzazione che la Chiesa, tenendo conto dei veloci mutamenti sociali e della globalizzazione, intende portare avanti con rinnovato slancio e maggiore entusiasmo.

Oggi, edificare la Chiesa come “famiglia di Dio” ed essere, quindi, “luce del mondo e sale della terra”, significa tendere alla santità e, quindi, qualificare risolutivamente la nostra vita cristiana. Ad essere santi, infatti, e a testimoniare la santità di Dio, sono chiamati tutti i membri della comunità ecclesiale; il clero certamente, ma anche i laici che sono chiamati ad operare nella famiglia, nei luoghi di lavoro e nella società in genere. Possa la Chiesa essere sempre una famiglia di veri discepoli di Gesù, dove le tante differenze, soprattutto oggi, diventino occasione di arricchimento umano e spirituale. Crediamo che attraverso l’opera di evangelizzazione e di promozione umana, la Chiesa può fornire un valido contributo a tutta la società, che oggi, purtroppo, conosce in tante regioni del mondo povertà, ingiustizie, violenze e guerre. Parimenti, non dimentichiamo che la Chiesa ha la vocazione di essere una comunità riconciliata con Dio e tra i suoi membri; impegniamoci sempre più, soprattutto nei nostri ambienti, ad essere profezia e fermento di riconciliazione. Essa è un dono che ci viene da Dio e che gli uomini, perciò, devono chiedere con la preghiera ed accogliere. Aperti alla grazia di Dio, saremo illuminati dalla sua luce e, lasciandoci guidare dallo Spirito, diventeremo per la nostra Chiesa una benedizione e validi costruttori di un mondo più giusto, solidale e fraterno. Ci guidi l’esempio della Vergine Maria, che vogliamo invocare come Stella dell’evangelizzazione.

Frà Frisina

foto: ive.org

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