Commissione europea: tre miliardi di euro per il programma Erasmus+

Il 12% in più del 2019 nel bilancio che consentirà studio e formazione all’estero per migliaia di ragazzi europei. 

“Sono molto lieto che nel 2020 l’Unione europea investirà più di 3 miliardi di euro nel programma Erasmus+ – ha dettoTibor Navracsics, Commissario per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, ha dichiarato: Questi fondi ci aiuteranno a offrire ai giovani europei maggiori opportunità di studiare o formarsi all’estero, consentendo loro di sviluppare un’identità europea. Contribuiranno inoltre a sviluppare l’iniziativa delle università europee, a riprova dei nostri continui investimenti nello spazio europeo dell’istruzione. Sono orgoglioso di constatare che gli istituti di istruzione superiore formano solide alleanze e preparano il terreno per le università del futuro, a vantaggio degli studenti, del personale e della società in tutta Europa.”

Marianne  Thyssen, Commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, ha aggiunto: “Le nuove opportunità di finanziamento Erasmus rinsalderanno la comunità dell’istruzione e della formazione professionale e avvicineranno i settori, le regioni e i paesi. Il rafforzamento di ErasmusPro renderà questi legami ancor più stretti e offrirà maggiori opportunità agli studenti che scelgono l’istruzione e la formazione professionale.”

La Commissione ha pubblicato altresì la guida del programma Erasmus+ per il 2020, in tutte le lingue ufficiali dell’UE, con informazioni nei settori della gioventù e dello sport, dell’istruzione scolastica e degli adulti, dell’istruzione superiore, dell’istruzione e della formazione professionale.

Pubblicate dalla Commissione raccomandazioni per il rafforzamento della leadership dell’Europa in sei settori industriali strategici

Le raccomandazioni sono state formulate da un gruppo di esperti, il Forum strategico su importanti progetti di comune interesse europeo.

I sei settori industriali sono: veicoli connessi, puliti e autonomi; sistemi e tecnologie dell’idrogeno; sanità intelligente; Internet industriale delle cose; industria a basse emissioni di CO2 e cibersicurezza.

“Il nostro mercato unico – ha detto Elżbieta Bieńkowska, commissaria responsabile per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI – uno dei più grandi mercati al mondo, è un trampolino di lancio unico per consentire alla nostra industria di competere a livello mondiale. Per sfruttarlo al meglio, dobbiamo investire collettivamente per essere all’avanguardia nello sviluppo tecnologico. Abbiamo avuto un buon inizio in settori quali le batterie, il riciclaggio della plastica e il calcolo ad alte prestazioni. E possiamo fare di più. In quest’ottica, accolgo con favore le raccomandazioni odierne del gruppo di esperti per sei ulteriori catene di valore strategiche su cui la politica industriale dell’UE dovrebbe concentrarsi”.

L’industria europea dal 2013 ha creato 1,7 milioni di posti di lavoro e rappresenta oltre due terzi delle nostre esportazioni. Continua ad avere la leadership mondiale nel settore aerospaziale, automobilistico, chimico, farmaceutico e dei macchinari. 

Conclusi negoziati per Accordo di protezione di 100 indicazioni geografiche (IG) tra Unione Europea e Cina

L’accordo nasce da impegni di protezione da usurpazioni ed imitazioni scorrette, nati durante il vertice UE-Cina dell’aprile 2019. Evidenti sono i vantaggi commerciali dei due contraenti anche riguardo al conseguente innalzamento della qualità dei prodotti.

Siamo di fronte a fatti concreti che aprono i rapporti commerciali al rispetto delle norme internazionali.

I prodotti a indicazione geografica europea – ha detto Phil Hogan, commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale – sono rinomati in tutto il mondo per la loro qualità e i consumatori sono disposti a pagare un prezzo più elevato perché si fidano dell’origine e dell’autenticità di questi prodotti, ricompensando in questo modo gli agricoltori. L’accordo dimostra il nostro impegno a collaborare strettamente con i partner commerciali di tutto il mondo, come la Cina. Si tratta di una vittoria per tutti in quanto rafforza le relazioni commerciali, apportando benefici al settore agroalimentare e ai consumatori di entrambe le parti.

Questo tipo di cooperazione basata sulle indicazioni geografiche è nata nel 2006. Nel 2012 c’è stato un passaggio importante con dieci indicazioni geografiche registrate e protette che hanno aperto la strada all’evoluzione di oggi.

Fra i prodotti UE in Cina con IG sottoposte a protezione figurano: Cava, Champagne, Feta, Irish whisky, Münchener Bier, Ouzo, Polska Wódka, Porto, Prosciutto di Parma e Queso Manchego. 

Fra i prodotti cinesi  nell’UE si trovano: Anji Bai Cha (Tè bianco Anji), Anqiu Da Jiang (Zenzero Anqiu), Panjin Da Mi (Riso Panjin) e Pixian Dou Ban (Pasta di fagioli Pixian),

La Cina è al secondo posto per le esportazioni agroalimentari dell’Unione Europea con 12,8 miliardi di € nel periodo settembre 2018 – agosto 2019. E’ al secondo posto anche per le esportazioni di prodotti con indicazioni geografiche protette, fra i quali bevande spiritose, prodotti agroalimentari e vini. 

Le bevande ed i prodotti alimentari europei sono molto apprezzati nel mercato cinese, la cui classe media in costante crescita è molto sensibile all’alta qualità dei prodotti europei. 

Le prossime tappe dell’accordo in ambito UE saranno l’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio, con prevista entrata in vigore alla fine del 2020.

L’accordo sarà esteso ad altre 175 indicazioni geografiche, per ciascuna delle due parti, trascorsi quattro anni dalla sua entrata in vigore.

Il mercato dell’UE collegato alle indicazioni geografiche ammonta a circa 74,8 miliardi di € e rappresenta il 15,4 % complessivo UE dei prodotti alimentari e delle bevande.

L’agricoltura europea ha più di 3.300 denominazioni UE registrate come denominazione di origine protetta (DOP) o come indicazione geografica protetta (IGP) 

Gli accordi bilaterali, come quello in corso con la Cina, hanno portato nell’UE 1250 denominazioni protette di paesi terzi. 

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