Arturo Bandini, la scrittura e l’esperienza del vivere

arturo bandini

Nell’introduzione di Chiedi alla polvere (edizione Mondadori 2006) Alessandro Baricco descrive il libro come: «un romanzo costruito su tre storie. Prima: un ventenne sogna di diventare uno scrittore e in effetti lo diventa. Seconda: un ventenne cattolico cerca di vivere nonostante il fatto di essere cattolico. Terza: un ventenne italoamericano si innamora di una ragazza ispanoamericana e cerca di sposarla». Se poi immaginiamo di fondere questi tre ventenni in un unico personaggio il risultato è Arturo Bandini, suggestivo alter-ego del suo creatore John Fante.

Il blocco creativo e la spinta all’esperienza

Bandini è un cattolico di origini italiane cresciuto in America, un giovane povero in canna che stringe la cinghia per inseguire il sogno della scrittura. È proprio l’ambizione il motore primo della storia, quello che lo ha spinto a lasciare il Colorado per trasferirsi a Los Angeles. Nella cornice della Grande Depressione, Bandini è approdato all’albergo di Bunker Hill con un’unica valigia di cartone e senza un soldo. Alle spalle ha un successo letterario intitolato Il cagnolino rise, ma il presente è insidiato da un grosso blocco creativo.

L’inaridirsi della vena creativa lo spinge a uscire dall’isolamento per conoscere la vita e cercarvi l’ispirazione («Il tuo guaio è che non sai niente della vita» dice a se stesso nel secondo capitolo). Questa volta il suo obiettivo non è stilare un «grido di pura poesia» come nel caso di Il cagnolino rise, ma scrivere una storia d’amore che per essere credibile deve attingere dall’esperienza personale dell’autore. Un’esperienza che Bandini costruisce nelle strade della metropoli californiana, tra le onde del mare e nel modesto Caffè Columbia, tra  le prostitute e tutti gli altri soggetti perduti. Ma soprattutto tra la polvere onnipresente che sarà testimone e depositaria delle sue memorie.

La vita e la scrittura

Per il Bandini-scrittore pubblicare un romanzo di successo significa soddisfare un’ossessione e uscire da una condizione di precarietà. Diventando ricco e famoso può finalmente emergere dalle sue insicurezze e riscattare il Bandini-cattolico dall’umiliazione di essere sempre stato considerato solo un Wop. Lo stesso non si potrà dire del Bandini-innamorato, che più che usare la scrittura per conquistare l’amata utilizzerà l’amore non corrisposto in favore della scrittura. La barista Camilla Lopez è la sua musa messicana, una ninfa con il sorriso bianco e il naso schiacciato che gli sfugge continuamente. Per quanto possa amarla, la vicenda che lo lega a lei non smette mai di essere — sempre ricorrendo alle parole di Baricco — un «concept eventualmente buono per un racconto».

Emblematico è l’episodio in cui Arturo e Camilla fanno il bagno nel mare agitato davanti alla spiaggia di Santa Monica. Lui, colto da un crampo sta per affogare e lei è scomparsa tra i flutti. La vita gli sfugge dalle mani e l’amata sembra perduta, ma invece di cercare un modo per salvarsi Bandini si estrania da se stesso e inizia a pensare a come racconterebbe quel momento: «mi ritrovai tra i cavalloni, assordato dal fragore. Avevo la sensazione che fosse ormai troppo tardi (…); eppure, anche in quel momento, era come se stessi scrivendo, come se stessi registrando tutto sulla carta. Davanti agli occhi avevo il foglio dattiloscritto, mentre fluttuavo, sbattuto dalle onde, senza riuscire a raggiungere la costa, sicuro che non ne sarei uscito vivo».

La riscrittura della realtà

L’esperienza vissuta in bilico tra realtà e immaginazione è una costante di Chiedi alla polvere. Tutto quello che Bandini fa, quello che vede, le persone che incontra, trovano un prolungamento nei suoi pensieri e si trasformano in un prodotto del suo immaginario. Si pensi alla notte d’amore con Vera Rivken. La donna, dilaniata dalla solitudine, si finge Camilla pur di trovare conforto tra le braccia del giovane amante. Su questo scambio di ruoli Arturo costruisce un’illusione in cui tutto deve svolgersi secondo i suoi desideri. Riscrive la realtà e una volta che nella sua mente la partner si è identificata perfettamente con Camilla, Vera non esiste più. «Sparite le cicatrici, sparita la chiazza avvizzita. Ora era Camilla, in tutto lo splendore della sua interezza, e mi apparteneva. Lei e il mondo intero». 

L’addio

Tuttavia Camilla non sarà mai sua. Il cuore della ragazza continuerà sempre a battere per il collega Sammy e il fatto che a sua volta non venga corrisposta fa pensare che da certi punti di vista più che la metà di Bandini ne sia lo specchio. Entrambi appartenenti a minoranze etniche in un periodo storico in cui il razzismo impera, entrambi poveri, entrambi sconfitti in amore. Solo che senza Sammy Camilla non trova più una ragione per vivere mentre Arturo ha sempre la sua scrittura. È a questo punto che lo specchio si rompe e le loro strade si dividono irrimediabilmente.

L’addio è suggellato da un’ultima commossa dedica: «Presi la copia del mio libro, la aprii e scrissi a matita sul risguardo: A Camilla, con amore, Arturo. Percorsi un centinaio di metri verso sud-est e, con tutta la forza che possedevo, gettai il libro nella direzione che lei aveva preso». Il romanzo atterra nella polvere del deserto, che sarà per sempre testimone di una sconfitta che per un brutto voltafaccia del destino piomba su Arturo in concomitanza al coronamento di un sogno.

Foto di jplenio da Pixabay

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.