Spinaci alla Machiavelli

mandragora

E’ di qualche giorno fa la notizia che nel Napoletano, una decina di persone è stata ricoverata in ospedale con sintomi da intossicazione da Mandragora, una pianta velenosa probabilmente scambiata per errore con gli spinaci.

La Mandragora

La Mandragora, o Mandragola, è una pianta appartenente alla famiglia delle solanacee, come le patate e i pomodori, le cui foglie hanno una notevole somiglianza con gli spinaci e la bieta. Ha fiori azzurri, frutti gialli e foglie oblunghe. La Mandragora è sempre stata oggetto di miti e leggende: nei libri di alchimia medievale si parla spesso di questa pianta come ingrediente per diverse pozioni. La radice spessa e carnosa presenta una biforcazione che la rende antropomorfa, perciò veniva rappresentata come una creatura dotata di arti e di un volto, talvolta con la barba, o con le sembianze di un bambino. In alcuni esemplari è completa di protuberanze che ricordano i genitali maschili, motivo per cui era anche considerata afrodisiaca.

Le leggende

La leggenda che sicuramente conoscono tutti gli appassionati di Harry Potter dice che la Mandragola, una volta estratta dalla terra, emette un urlo talmente forte da essere in grado di uccidere un essere umano. Per evitare ciò, la mandragola doveva essere raccolta seguendo rituali molto complicati che prevedevano l’uso di urina femminile e l’estrazione della pianta da parte di una vergine di un cane dal pelo nero.

Nella commedia di Machiavelli dall’omonimo nome, Messer Nicia, un marito disperato perché non ha figli, viene convinto dal furbo Callimaco a far bere alla moglie Lucrezia una pozione di mandragora. In cambio della fertilità, il primo uomo che avrà rapporti con la donna morirà, quindi il marito acconsente a farla giacere con un garzone, che in realtà è Callimaco, da sempre innamorato di Lucrezia, e che ne diventa l’amante.

La tossicità della Mandragora

Le principali sostanze attive contenute all’interno della mandragola e responsabili della sua tossicità sono gli alcaloidi tropanici presenti nella radice e nelle foglie. Fra questi, i principali sono rappresentati da Atropina e Scopolamina, due sostanze che, agendo a livello di recettori detti muscarinici o colinergici, sono in grado di produrre effetti tossici a carico di diversi organi quali il sistema nervoso centrale, l’apparato gastrointestinale, il sistema cardiovascolare, ecc., bloccando i recettori dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore, impedendole di svolgere le sue normali funzioni all’interno dell’organismo.

Atropina e Scopolamina sono due sostanze abbastanza conosciute.

La prima viene utilizzata come collirio, a bassissima concentrazione, perchè dilata la pupilla e arresta temporaneamente l’accomodazione dell’occhio, permettendo di esaminarlo durante le visite oculistiche.

La scopolamina invece è impiegata per favorire la ripresa di conoscenza dopo un’anestesia e evitare il vomito in caso di mal d’auto, nel trattamento della sindrome da colon irritabile e della diverticolite, dei parkinsonismi, e delle spasticità muscolari. La scopolamina in passato è stata anche chiamata ” siero della verità”. Tale uso è stato indagato da molte agenzie d’intelligence, inclusa la CIA, sin dagli anni cinquanta, ma è risultato evidente che suoi effetti allucinogeni producono distorsione nella percezione della realtà, quindi non è utilizzabile.

Data la sua tossicità, l’impiego della mandragora in medicina e in erboristeria non è consentito.

Esiste un antidoto?

Fortunatamente, in caso di avvelenamento è possibile ricorrere ad uno specifico antidoto: la fisostigmina, un altro alcaloide, sempre estratto da una pianta, con effetti opposti. Infatti questo principio attivo è in grado di incrementare i livelli di acetilcolina delle terminazioni nervose colinergiche, favorendo così il ripristino delle condizioni normali dell’organismo.

Esiste un sistema di allerta?

Per la possibile contaminazione da Mandragora è scattata anche una notifica RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed), il sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi che avverte in caso di rischio diretto o indiretto per la salute umana. Il sistema RASFF, ideato per la prima volta nel 1979 su proposta del Consiglio europeo, è stato istituito ufficialmente con il Regolamento (CE) n. 178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).

Vegetale e naturale

Ancora una volta approfitto di questo episodio per ricordare che non tutto ciò che è naturale o vegetale fa bene e non tutto ciò che è sintetico (chimico direbbe qualcuno) fa male.

La chimica è nella natura, ci sono sostanze innocue e sostanze pericolose, ma come abbiamo visto, anche sostanze tossiche come quelle che costituiscono il veleno della Mandragora possono essere utili in medicina. E’ la conoscenza delle proprietà delle sostanze che ci indica come usarle in modo corretto, la dose da utilizzare e i provvedimenti da prendere per evitare usi impropri.

E quando andiamo in campagna, osserviamo le piante selvatiche, ma evitiamo di raccoglierle e mangiarle se non siamo assolutamente certi della loro identità, perchè la natura è piena di veleni vegetali!

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL

Foto di Erik Llerena da Pixabay

1 risposta

  1. Delia Casella

    Come sempre interessante chiaro ben spiegato per tutti cogliendo ogni aspetto aneddotico e scientifico dell’argomento.

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