Pugilato e malavita a Roma

Pugilato

Pugilato a Roma. Ha fatto scalpore la notizia di pochi giorni fa che Roberto Spada, tenutario di una palestra di pugilato di Ostia, noto per la testata ad un giornalista televisivo, sia stato scarcerato. Il rilascio in realtà era dovuto all’espiazione di una precedente pena. Per la vicenda della testata, invece, lo Spada è ancora in attesa del verdetto definitivo della Corte di Cassazione.

Non vogliamo entrare nel merito della ridda di commenti in proposito che sono apparsi sul web e sulla carta stampata. Il modesto cronista fa notare che, una volta, la palestra di boxe era vista come un luogo per togliere i giovani dalla strada. A Roma spesso non è più così. O almeno, taluni pugili – anche di fama – a carriera conclusa si sono lasciati attrarre dalle lusinghe della mala. Andiamo a scorrere le cronache sportive per conoscerne la storia.

Pugilato a Roma. Fernando Proietti e il clan de ‘i Pesciaroli’

Fernando Proietti, all’anagrafe Ferdinando, conosciuto nel mondo della criminalità come “Er Pugile”, fu due volte sfidante al titolo italiano dei pesi welter. Nel dicembre 1962, salì sul ring per incrociare i guantoni con il sardo Fortunato Manca. Questi era già stato avversario “europeo” del grande Duilio Loi. Poi avrebbe sfidato Sandro Mazzinghi per il titolo mondiale della categoria superiore. Proietti resistette per tutte e dodici le riprese ma dovette cedere ai punti. A fine carriera tentò nuovamente la scalata al titolo italiano contro il concittadino Zampieri ma fu fermato per ferita al sesto round.

Fuori dal ring, la famiglia di Fernando Proietti gestiva alcuni banchi del pesce a Monteverde. Per questo erano detti “I pesciaroli”. Rivaleggiavano con la “Banda della Magliana” per il controllo delle scommesse clandestine nella capitale. Il 13 settembre del 1980 osarono addirittura uccidere il boss dei “maglianesi” e fondatore della banda Franco Giuseppucci. Il fatto avvenne mentre il Giuseppucci usciva da una sala da biliardo di Trastevere. La prova del guanto di paraffina dimostrò che a sparare era stato Fernando Proietti, l’ex pugile.

Il suo arresto lo salvò temporaneamente dalla vendetta degli uomini della Magliana. Proprio quel giorno, infatti, due esponenti della Banda si appostarono presso le abitazioni dei Proietti. Dopo una sparatoria all’impazzata uno dei fratelli deli “pugile” cadde a terra morto, mentre l’altro riuscì a dileguarsi. Ma la fine di Fernando Proietti fu solo rimandata. Quando uscì dal carcere per scadenza dei termini di detenzione preventiva, fu subito ucciso dai “maglianesi”, il 30 giugno 1982, con una scarica di cinque pallottole.

Pugilato a Roma, il caso di due ex Campioni del Mondo

Le spire della malavita romana non hanno lasciato immuni neanche alcuni pugili che hanno indossato la cintura di Campione del Mondo. È il caso di due campioni, rivali sul ring ma amici al di fuori delle quattro corde. Mauro Galvano, di Fiumicino, conquistò il titolo mondiale WBC dei pesi supermedi il 15 dicembre 1990, a Monte Carlo. Sconfisse l’argentino Dario Walter Matteoni, ai punti in dodici riprese. Fu il primo romano a diventare campione del mondo di pugilato.

Rimase sul trono due anni sinché non incontrò il britannico di colore Nigel Benn. Stiamo parlando di un pugile che la rivista Ring Magazine colloca tra i primi 100 picchiatori di ogni epoca. Il primo match Galvano fu sconfitto per ferita, forse inflittagli irregolarmente. Nella rivincita, nella tana del britannico, a Glasgow, perse onorevolmente ai punti. Conclusa la carriera, Galvano finì in carcere nell’ambito di un’inchiesta anti usura ai danni di commercianti e piccoli imprenditori del litorale romano.

Analoga la vicenda di Vincenzo Nardiello, di Acilia. Maglia azzurra alle Olimpiadi di Seul, fu incredibilmente defraudato di una medaglia da un verdetto casalingo. Fu anche vincitore su Galvano per il titolo europeo dei supermedi. Nel 1996, dopo aver per perso anch’egli con Benn, gli succederà come Campione del Mondo, battendo il sudafricano Thulani Malinga. Dopo il ritiro mise su una palestra di successo, chiamando come istruttore l’amico-rivale Galvano. Purtroppo anche Nardiello, successivamente, ha avuto problemi con la giustizia. In particolare, per aver minacciato e insultato la sua compagna e, in seguito, per aver richiesto con minacce crediti per conto di terzi.

Pugili romani di etnia sinti

Proprio nell’ambito dei pugili di etnia sinti sembrava esserci la dimostrazione della vocazione rieducativa della boxe. Caso emblematico quello del welter Romolo Casamonica, dell’Anagnina. Rappresentante italiano alle Olimpiadi di Los Angeles (1984), fu costretto a salire sul ring ancora dolorante per una precedente frattura alla mano. Nulla poté, in quell’occasione contro il pugile di casa, Frank Tate, che poi vincerà la medaglia d’oro. Da professionista Casamonica fu due volte campione italiano e due volte sfidante al titolo europeo. Dopo il ritiro, purtroppo, fu coinvolto in varie vicende di presunta estorsione. Per esse, dal 2010 in poi, è stato anche colpito da misure di custodia cautelare.

Più gravi sono le accuse ancora in corso nei confronti di Domenico Spada, cugino del citato Roberto ma abitante a Marino. Domenico, detto “Vulcano” ha avuto un’ottima carriera pugilistica negli anni 2000. Ha combattuto tre volte per il titolo mondiale e una volta per il titolo europeo. Le uniche sconfitte subite gli sono venute da campioni o ex campioni del mondo. Nel 2014, ancora in attività, venne arrestato insieme ad altre quattro persone, nell’ambito di un’indagine anti-usura. Fu poi condannato definitivamente nel 2019.

Prima di essere arrestato, Spada era molto attivo sui social dove esprimeva la sua avversione verso quelli che lui definiva “pseudo-giornalisti”. Lungi dal contraddirlo, il modesto cronista voleva solo ribadire il concetto che il pugilato dovrebbe avere una funzione rieducativa e non il contrario. Per tale motivo, una volta, i ragazzi erano spinti a calcare il quadrato. La speranza è quella che torni così, al di là di ogni pregiudizio.

Foto di WikiImages da Pixabay

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.