Mosaici del Tellaro: disegni di rara bellezza

La Villa Romana del Tellaro conserva dei mosaici di fattura africana, di rara bellezza

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Mosaici in villa

Mosaici della Villa del Tellaro. Nel 1971, durante degli scavi illegali fu scoperta una villa romana (la villa Caddeddi) nel territorio di Noto (provincia di Siracusa), 7 km ad ovest dalla colonia greca di Eloro, a destra del fiume Tellaro

Gli scavi erano stati effettuati da cacciatori di manufatti senza licenza, che avevano cercato di rimuovere e vendere al mercato nero i preziosi reperti trovati in villa: dei mosaici assolutamente meravigliosi.

Fortunatamente, la Guardia di Finanza italiana,  allertata per sospetto di attività notturna, riuscì a intervenire prontamente e a salvare i mosaici. Negli anni successivi, diverse procedure volte all’esproprio dell’azienda agricola, riuscirono a portare alla luce la sezione centrale della villa.

Datazione della villa 

La datazione della Villa del Tellaro è legata al rinvenimento di monete di Imperatori Romani del IV sec. d.C., frammenti di ceramiche e anfore.

Probabilmente apparteneva a una delle potenti famiglie aristocratiche siciliane (ricchi latifondisti) e aveva una superficie di circa 5 mila mq.

Fu distrutta da un incendio intorno alla metà del V secolo dC e non fu più ricostruita.

Un lungo lavoro di scavi e poi la sorpresa: i mosaici 

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Per portare alla luce la parte centrale dell’antico complesso archeologico, ci sono voluti oltre 20 anni di scavi.

Questi hanno portato alla luce un gran peristilio di circa 20 metri (cortile centrale, in parte occupato dalla moderna corte della masseria), circondato da un portico largo m.3,70, su cui danno diversi ambienti individuati sui lati nord e sud.

Sul lato ovest sono state trovate delle stanze di servizio piuttosto modeste, forse delle aree adibite a deposito.

Poi la scoperta delle zone più nobili della villa (a nord, sud ed est). Si tratta di ambienti decorati con meravigliosi mosaici policromi, costituiti da minuscole tessere in pietra colorata, che secondo molto studiosi sarebbero i più belli di tutta la storia siciliana.

Anche se l’incendio e le fondamenta del podere costruito successivamente li hanno danneggiati, i mosaici sono ancora imponenti, e mostrano una padronanza artistica e tecnica di altissimo livello.

Evidenzino inoltre la ricchezza, i gusti raffinati e l’alta cultura dei proprietari.

Lo stile ricorda quelli di Piazza Armerina, di Patti Marina (in provincia di Messina) e di alcuni centri dell’Africa, complessi architettonici coevi, che testimoniano la gestione latifondistica del territorio siciliano in età tardo imperiale.

Mosaico della pesatura del corpo di Ettore 

Il mosaico nella prima sala (da est) illustra il ricupero e la pesatura del corpo di Ettore. A compiere l’azione sono Ulisse, Achille e Diomede, identificati da alcune iscrizioni in greco. Poi c’è la figura dell’araldo Ideo, mentre la figura di Priamo è perduta.

Il corpo di Ettore, frammentario, di cui si scorgono solo i piedi, si trova su un piatto della bilancia; l’oro del riscatto nell’altro piatto.

Quest’episodio, non ricordato nell’lliade di Omero, deriva probabilmente da una tragedia di Eschilo (una tragedia perduta intitolata “I Frigi”). 

A suggerire questa ipotesi, la presenza di maschere teatrali agli angoli della cornice.

Su quest’ultima si trovano ghirlande di foglie e fiori, una tigre, un leopardo e un antilope. 

Mosaico con scene di caccia 

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Il pavimento musivo del terzo ambiente ad ovest rappresenta una scena di caccia liberamente ispirata, che non segue alcun profilo schematico. L’emblema centrale raffigura probabilmente la personificazione dell’Africa. Tutto attorno si svolge un banchetto all’aria aperta tra gli alberi; al centro gli invitati. Le scene richiamano i mosaici di caccia della Villa del Casale a Piazza Armerina, ma con figure più stilizzate e bidimensionali, dalle proporzioni incerte.

Mosaico dei Satiri e delle Menadi

La stanza centrale è la più piccola. Agli angoli del mosaico sono raffigurati grandi crateri da cui partono cestini pieni di fiori e frutti. Questi si uniscono ad arco sopra quattro riquadri rettangolari. Ogni riquadro rappresenta un Satiro e una Menade che danzano tenendo in mano strumenti musicali. L’immagine al centro (èmblema) è andata perduta. Secondo gli esperti, ad occuparla sarebbe stato il dio Dioniso, alla cui corte appartenevano i Satiri e le Menadi. Sovrapposte ai festoni, in prossimità dei quattro angoli dell’èmblema, si intravedono quattro maschere.

Mosaico delle corone di alloro 

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Il portico a nord del cortile centrale è lungo 15,00 metri e largo metri 3,70. Sul pavimento si trova un mosaico continuo. Le sue tessere colorate disegnano un tappeto di corone di alloro e medaglioni dai disegni geometrici. Altri medaglioni, di forma ottagonale con i lati concavi, riempiono gli spazi tra le corone di alloro. L’effetto finale è qualcosa di straordinario. Una decorazione elegante e fluida dai colori brillanti.

A differenza degli altri, questo mosaico non è stato staccato e riposizionato dopo il restauro. Sul lato occidentale presenta delle chiazze di colore scuro: si tratta delle tracce dell’incendio che distrusse la villa intorno alla metà del V sec. d. C.. 

Le irregolarità presenti sulla superficie del pavimento sono state causate sia dalla pressione dovuta al crollo del tetto durante l’incendio, sia dai terremoti che si sono verificati nel corso dei secoli.

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