Per non dimenticare Ustica

A Bologna al numero 3 di Via di Saliceto c’è un museo che tutti gli italiani dovrebbero visitare. E’ il Museo per la Memoria di Ustica. Dentro c’è il relitto del DC9 dell’Itavia che precipitò in mare tra Ponza e Ustica la sera del 27 giugno 1980. 40 anni fa. Il puzzle di frammenti recuperati alcuni anni dopo a 3500 metri di profondità e ricostruiti nel museo permette di riconoscere la fusoliera, la cabina di pilotaggio, le ali, l’impennaggio di coda. A bordo c’erano 81 persone, 4 membri dell’equipaggio e 77 passeggeri tra cui 13 bambini. Il museo è stato inaugurato il 27 giugno 2007. A volerlo sono stati i parenti delle vittime uniti in associazione. 

Il volo Itavia IH870 con partenza da Bologna aveva come destinazione Palermo. Il decollo avvenne con due ore di ritardo, particolare non trascurabile per le indagini. Se a far precipitare l’aereo fosse stata una bomba collocata al suo interno, il timer l’avrebbe fatta esplodere quando il velivolo era ancora in attesa di decollare. Se non fu una bomba, cosa fece precipitare il DC9? Fu un incidente? Fu un cedimento strutturale? Fu un missile lanciato da un velivolo militare? A quaranta anni dalla tragedia, a queste domande non è stata ancora data una risposta univoca. Qualsiasi risposta verrà trovata, non potrà prescindere dal contesto storico in cui avvenne la tragedia. 

Com’erano l’Italia e il mondo quaranta anni fa?

Eravamo nella Prima Repubblica. Una serie interminabile di attentati teneva il paese in una morsa di terrore. Anni di piombo. Il 1980 cominciò drammaticamente: il 6 gennaio a Palermo il Presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, fu ucciso dalla mafia. Il 12 febbraio a Roma le Brigate Rosse assassinarono Vittorio Bachelet, giurista. Il 19 marzo a Milano toccò a Guido Galli, magistrato. Il 28 maggio a cadere fu il giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi. Il 2 agosto a Bologna alle 10.25 una  bomba esplose nella sala d’attesa della stazione causando 85 morti e oltre 200 feriti. Sul piano internazionale eravamo in piena guerra fredda, e il Muro di Berlino era ancora in piedi. Il 4 maggio moriva il maresciallo Tito dando inizio alla disgregazione della Jugoslavia. Davanti al porto di Napoli stazionava perennemente una portaerei americana. Con il suo micidiale carico bellico contribuiva ad assicurare la difesa aeronavale nel Mediterraneo. In Libia governava il dittatore Gheddafi.

Dopo 40 anni la strage di Ustica non ha colpevoli.

Secondo il giudice incaricato delle indagini Rosario Priore “è stato un incidente, è successo qualcosa che non doveva succedere, perché nessuno – ne noi, né la Francia, né gli Stati Uniti, né probabilmente la Libia – voleva che venisse abbattuto un aereo civile italiano”. L’ipotesi del missile è la più accreditata, ma è solo un’ipotesi. Col passare degli anni la probabilità che sia fatta luce diventa sempre più esigua. 

La strage di Ustica non va ricordata soltanto in occasione degli anniversari. La memoria di questa misteriosa vicenda tutta italiana è custodita nel museo di via Saliceto a Bologna.  

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