Esiste ancora il sogno americano?

SognoAmericanoAlcuni anni fa uscì un film di Gianni Amelio intitolato “Lamerica”. Esso aveva come soggetto l’enorme flusso di migranti albanesi in Italia, vista come una terra promessa, e lo paragonava a quello degli italiani verso gli Stati Uniti d’America, dall’Unità d’Italia sino agli anni del boom economico del nostro paese.

Boom economico a parte, che – a dire il vero – ha avuto alti e bassi, negli ultimi decenni, non sembra che il “sogno americano” sia ancora così diffuso, tra le giovani generazioni di italiani. Il richiamo degli Stati Uniti, almeno sotto il profilo ideale, tuttavia, resta sempre forte, ma alcune cifre economiche, enucleate alcuni giorni fa dall’economista Guido Salerno Aletta sulla testata Teleborsa, bastano e avanzano per distogliere qualsiasi italiano od europeo dall’idea di rifarsi una vita oltre Atlantico.

Sanità, pensioni e contratti di lavoro: quasi un miraggio per il lavoratore USA

Va prioritariamente fatto rimarcare che, a fronte di una sanità pubblica tanto bistrattata, ma che molte ricerche definiscono tra le migliori al mondo – quella italiana – negli Stati Uniti l’assistenza sanitaria pubblica, semplicemente, non esiste. Chi se lo può permettere, deve sottoscrivere un’assicurazione privata. Diversamente non ha diritto ad alcuna forma di assistenza. Se, per caso, capita a qualcuno di perdere i sensi in un luogo pubblico, le autoambulanze chiamate a soccorrere controllano prioritariamente che il disgraziato sia in possesso di qualche carta sanitaria; in caso contrario, lo lasciano al suolo, al suo destino.

Prima dell’avvento di Barack Obama ben 48 milioni di cittadini americani non beneficiavano di nessuna forma di assistenza sanitaria privata. Con l’Obamacare, tale numero sarebbe sceso a 25 milioni (pur sempre pari al 40% di tutta la popolazione italiana). Trump ha comunque vanificato gli effetti della nuova legge, eliminando ogni sanzione per il datore di lavoro che non stipuli l’assicurazione obbligatoria per i suoi dipendenti. Una prospettiva non proprio allettante per l’immigrato italiano.

Per noi che ci lamentiamo dei tagli della “Fornero”, i livelli pensionistici pubblici, negli Stati Uniti, non hanno niente a che vedere con quelli europei ed italiani. Il carico contributivo complessivo è meno di un terzo dell’italiano. Se, apparentemente, ciò significa una trattenuta molto minore in busta paga, in realtà si riflette in una pensione corrispondente alla trattenuta, al momento del collocamento a riposo. In sostanza, anche nel settore previdenziale, o il lavoratore medio-basso stipula un’assicurazione privata o, una volta senza lavoro, sarà destinato a fare la fame.

Si dice: «ma i contratti di lavoro sono molto più remunerativi!» In realtà tutto è lasciato alla libera contrattazione tra le parti, perché non ci sono contratti collettivi nazionali. Se al lavoratore sta bene, esiste la tariffa minima oraria che, a livello nazionale è pari a 7,25 dollari lordi, pari a euro 5,90. Anche se in alcuni Stati c’è un’integrazione sino a circa il 20-25% e le trattenute – come detto – sono molto minori, vi pare tanto?

42 milioni di poveri!

Fanno scalpore, in Italia, i dati sul numero di “poveri assoluti” che annualmente vengono diffusi dall’ISTAT. Nel 2016, tale numero è giunto a 4,7 milioni, pari al 7,8% della popolazione. Per avere un dato corrispondente, negli Stati Uniti, Teleborsa si è riferito a quello delle persone fruenti dell’assistenza alimentare (circa 125 dollari/mese=100 euro): 42 milioni di poveri, per una percentuale quasi doppia rispetto all’Italia e cioè il 13% della popolazione!

Infine, a fronte di un livello d’inflazione che, in Eurolandia, stenta a superare l’1% annuo, negli Stati Uniti il costo della vita è cresciuto del 30%, negli ultimi 13 anni. Di conseguenza, il risparmio delle famiglie americane è molto più basso di quelle italiane: il 39% non ha neppure un dollaro da parte e il 57%, meno di 1.000 dollari sul conto in banca.

In parallelo, i livelli di indebitamento delle famiglie farebbero drizzare i capelli anche a coloro che, in Italia, hanno le bollette di Equitalia in scadenza: la media del debito derivante da carta di credito è pari a 16.883 dollari, quella per l’acquisto dell’automobile è di oltre 29.000 dollari e quella degli studenti per pagarsi la retta al college o all’università 50.626 dollari. Sì, perché anche gli studi secondari e universitari, in America, costano molto più che in Italia. Tali cifre, poi, sono quelle medie; per chi è in difficoltà, l’esposizione debitoria è sicuramente molto più penalizzante.

Insomma, se qualche giovane italiano vuole rifarsi una vita negli Stati Uniti, come molti nostri nonni di cento anni fa, forse è meglio che ci pensi più di una volta. Mai come oggi, sembrano di attualità i versi di quella vecchia canzone: «Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar. Cento lire te le do, ma in America no, no, no,!»

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