Due o tre cose che so del derby (Lazio-Roma 1-4)

LAZIO-ROMA-1-4Un derby, soprattutto quello della Capitale, si presta sempre ad analisi emotive che difficilmente colgono l’essenziale di ciò che è avvenuto in campo. Per quanto riguarda quello di ieri, conclusosi con la vittoria della Roma per 4-1,  è bene, perciò, affidarsi all’imparzialità dei numeri e analizzare più oggettivamente l’effetto che hanno avuto le sostituzioni sull’andamento della gara per dare un giudizio più equilibrato.

La matematica insegna che, quando si vince 4-1, gli ultimi due gol sono ininfluenti mentre il gol decisivo, quanto meno ai fini della vittoria finale, è il secondo. L’uomo del match, quindi, è stato Edin Dzeko ed è strano che la stampa non lo abbia rilevato. Tanto più che il bosniaco è entrato al 60’ ed è andato in rete dopo soli quattro minuti. E’ strano anche che quasi nessuno si sia fermato a riflettere che il tanto dileggiato centravanti giallorosso, nelle ultime sette partite di campionato, abbia segnato ben cinque volte, pur giocando solo 353 minuti (minuti di recupero esclusi). Un gol ogni 71 minuti, dice la matematica: una media che fa invidia anche al capocannoniere Higuain.

La stampa ha voluto sottolineare l’orgoglio della squadra laziale, trascinata dagli innesti di Klose e Keita, la quale, anche sul 2-0, non si è voluta arrendere, riuscendo ad accorciare temporaneamente lo svantaggio. Forse hanno visto un’altra partita: Klose e Keita sono entrati al 56’ e, inizialmente, non è successo niente; anzi, dopo otto minuti, c’è stato anche il raddoppio della Roma, con Dzeko. Che cosa è successo, allora, per scatenare i furiosi assalti biancazzurri? Semplicemente che, nell’azione del 2-0 romanista, si è infortunato

Nainggolan, il quale è dovuto uscire per essere sostituito da Iago Falque.

Nainggolan, quindi, è un uomo determinante nell’economia del giuoco della Roma, soprattutto in fase di interdizione e la sua sostituzione con un giocatore più leggero e meno “muscolare” è stato – probabilmente – un errore da parte di Spalletti. Il tecnico di Certaldo si è rifatto all’81’ quando ha fatto entrare Zukanovic e lo ha messo in marcatura su Keita, spostando Florenzi avanti. Sono passati solo tre minuti e proprio Florenzi, all’84’, ha siglato il gol del 3-1 giallorosso.

E’ la riprova che – forse – l’unico punto debole della Roma è il ruolo di terzino affidato a Florenzi. Lo stesso Spalletti lo aveva rilevato nelle sue prime conferenze stampa ma poi ha fatto come Garcia. I risultati si sono visti soprattutto nelle due partite contro il Real Madrid, quando il giocatore di Acilia si è dovuto assumere l’onere di marcare un certo Cristiano Ronaldo e nella recente partita con l’Inter quando ha subito anche il meno irresistibile Brozovic.

Anche su Keita il neo capitano giallorosso si è trovato in affanno, perché quello di interditore non è il suo ruolo. All’84’, il tecnico della Lazio ha indebolito il centrocampo biancazzurro, facendo uscire Cataldi e tentando la carta Djordjevic. Ecco che, dopo tre minuti, la Roma, con Perotti, ha fatto poker: 4-1.

Siamo stati troppo scarni? Forse; ma, come diceva Joe Fagan, allenatore del Liverpool campione d’Europa nel 1983-1984: “Il calcio è una cosa semplice!”.

di Federico Bardanzellu

 

 

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