Scandalo Eni: indagati l’ex Ad Scaroni e il faccendiere Di Nardo

eniscaroniGuai grossi per il gruppo petrolifero Eni, accusato di corruzione internazionale per l’acquisizione di un giacimento petrolifero in Nigeria nel 2011, costato 300 milioni di dollari.

La Procura di Milano, su mandato dei Pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, ha infatti autorizzato le perquisizioni del Nucleo di Polizia Tributaria presso la sede dell’azienda, notificando due atti: il primo è un avviso di garanzia per responsabilità amministrative, come previsto dal decreto legislativo 231 del 2001 (disciplina la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato, estendendo alle persone giuridiche, la responsabilità per reati commessi in Italia e all’estero da persone fisiche che operano per la società);

il secondo è una richiesta di acquisizione di documenti relativi all’accordo firmato con la Nigeria nel 2011, incluse varie trattative intercorse tra il 2009 e il 2010 con la società Malabu.

Tra gli indagati, l’ex amministratore delegato di Enel ed Eni, Paolo Scaroni e Gianluca Di Nardo, businessman che agiva da intermediario con Ebeka Obi, mentre il faccendiere Luigi Bisignani garantiva una corsia preferenziale per Scaroni.

Il nome di quest’ultimo era balzato agli onori della cronaca per aver patteggiato una pena di 19 mesi per associazione a delinquere e rivelazioni di segreto, nell’ambito dell’indagine sulla P4.

Ricostruiamo i fatti.

Tutto ha avuto origine dagli esposti dell’associazione Re:Common, che ha raccolto il testimone dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale (CRBM impegnandosi a sottrarre al mercato e alle istituzioni finanziarie private e pubbliche, il controllo delle risorse naturali,per restituire di contro, l’accesso e la gestione diretta ai cittadini tramite politiche di partecipazione attiva).

Nonostante le innumerevoli pressioni tuttavia, nulla si è mosso fino a quando i pm milanesi non hanno acquisito le intercettazioni dell’indagine del 2010 sulla P4 di Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Al telefono, Bisignani parlava con Scaroni e Claudio Descalzi (attuale amministratore delegato Eni).

Ma ecco cosa sarebbe accaduto.

Descalzi avrebbe partecipato a diversi incontri con il mediatore nigeriano Ebeka Obi e con Dan Etete. Quest’ultimo deteneva la ricchissima concessione petrolifera Opl 245, stimata 500 milioni di boe (barili di petrolio equivalente) dal 1998 e prima di lasciare il posto di ministro dell’energia, durante il governo Abacha, assegnò la concessione alla società Malubu, di proprietà dello stesso Abacha che la gestiva tramite prestanomi.

Per tali fatti, Etete fu accusato di aver rubato la concessione al suo governo, così la Nigeria avrebbe dapprima firmato una transazione con Etete, per riprendersela e successivamente cederla all’ENI.

Etete tuttavia non ha mai pagato i 200 milioni di dollari promessi ai due mediatori e per questo Obi gli ha intentato causa nel 2013, ottenendo il riconoscimento del diritto ad avere il 7,5 per cento dell’affare: 110,5 milioni.

Scaroni in passato aveva dichiarato a Woodcock che la trattativa era saltata, ma dalle intercettazioni con Bisignani si evince che il contrario, cos’ come si evince che Etete avrebbe incassato 1 miliardo e 92 milioni di dollari nel 2011, proprio dopo l’intervento di Obi e Di Nardo. Quest’ultimo si sarebbe appellato a Bisignani, il quale avrebbe subito contattato l’amico Scaroni.

di Simona Mazza

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