Il male alimenta da sempre la spirale della violenza

auschwitz

Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi” (Sap 1,13). Sono le parole della prima lettura di oggi che ci riempiono di gioia e di speranza; la certezza che Dio non ha creato la morte per gli uomini ma la vita rompe qualsiasi schema umano che tenti di imprigionare in mentalità grette e superficiali l’amore preferenziale che Dio nutre per ogni singola creatura.

 

Anche se Dio non vuole la morte dell’uomo perché Egli è il Dio della vita, ogni giorno, purtroppo, si sperimenta la caducità dell’inesorabile mistero della morte. Sulla terra però, non regna la morte ma la vita e a ciascuno di noi, nel giorno del Battesimo, è stata consegnata una grande missione, quella cioè, di promuovere, accompagnare e custodire la vita, dall’inizio del suo concepimento fino al suo naturale termine.

 

Carissimi, la prima lettura di oggi rivela l’origine di ogni male: l’esperienza umana della morte non è affatto opera di Dio, perché “Dio ha creato l’uomo per la felicità e per l’incorruttibilità” (cf Sap2, 23). La morte, ci dice la Scrittura, “è entrata nel mondo per l’invidia del diavolo” (Sap2, 24) e, quindi, fanno esperienza di morte solo coloro che appartengono al Maligno. La riflessione, pertanto, ci porta a considerare attentamente in lungo e in largo la triste realtà del peccato.

 

Quando l’uomo infrange l’amicizia con Dio sperimenta inesorabilmente la difficoltà della vita, vive faticosamente un disagio esistenziale che lo spinge ad esternare il suo egoismo, entrando così, a volte anche a sua insaputa, in una spirale che lo imprigiona e se da un lato produce mezzi per esercitare il suo potere, dall’altro ne produce altri per difendersi. Il male alimenta da sempre la spirale della violenza – la storia lo testimonia ancora oggi – e a volte ha spinto l’uomo ad intraprendere una ricerca ‘maniacale’ che lo ha portato a fabbricare armi sempre più micidiali (bombe atomiche, campi di sterminio, contraccettivi), strumenti quasi inconcepibili per la mente umana che ci diagnosticano – ahimè – non una generica malattia psichica ma un tremendo ‘delirio morale’. E da questa spirale, miei cari, l’uomo pare non riesca più ad uscirne.

 

Ma per i cristiani non è così perchè Cristo indica continuamente la via del riscatto e della liberazione: è Cristo stesso la via, la strada da percorrere necessariamente per apprendere alla scuola dei suoi intramontabili insegnamenti la dolce cultura della pace e l’arte di vivere bene la vita. Nonostante Dio ci tenda sempre le sue mani, sperimentiamo ogni giorno come l’uomo, purtroppo, preferisca la morte alla vita: le droghe, l’inquinamento ambientale, il consumismo sfrenato, il denaro, il successo, il potere. Ma Dio è per la vita: una tale certezza, che in Gesù diventa un verità, mai nessuno potrà negarcela.

 

Il conforto ai malati e i tanti miracoli compiuti per opera di Gesù ci parlano della vita dell’anima e del corpo. Il Vangelo di questa calda domenica estiva (Mc 5, 21-43), infatti, ci narra due guarigioni miracolose compiute da Gesù: la risurrezione della figlia di Giàiro, capo della sinagoga, e la guarigione dell’emorroissa. I due prodigi si realizzano perché hanno alla base due requisiti fondamentali: la fede dei protagonisti unita ad un grande amore, sconfinato. Giàiro, infatti, amava molto la sua figliola e questo amore gli spiana la strada per credere in Gesù che, senza esitare, richiama in vita la sua figlioletta morta.

 

Così accade pure per l’emorroissa: la donna crede nel Maestro perché riconosce nella persona di Gesù l’amore che si è fatto persona e sa bene che a guarirla sarà proprio questo amore; ma è timorosa: non può farsi vedere, il suo stato di donna impura farebbe scappare via tutti, compreso Gesù. Tuttavia, pur conoscendo la precarietà della sua situazione, mossa dalla fede e dall’amore, ad ogni costo lei vuole toccare il lembo del mantello. Crede fermamente in Gesù, perché crede nell’amore, nella bontà, nella vita, nella certezza che il Signore compie il miracolo. E il Maestro, infatti, con la sua parola sancisce la sua guarigione: “Figlia la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”. Ci sembra quasi di avvertire la grande gioia di questa donna quando si accorge di essere guarita.

 

Dio, cari fratelli e sorelle, è per la vita, Egli è la Vita: ecco il messaggio di questa Domenica! E se da una parte il cuore dell’uomo è ancora pieno di egoismo, dall’altra nutre pure la speranza di vedere il trionfo del bene che certamente non si persegue attuando le rivoluzioni. Qualcuno ha detto che “le rivoluzioni sono il motore della storia”, ed io aggiungo: “certamente non quelle violente”. I cristiani, infatti, perseguono la rivoluzione apportata da Cristo, quella che si porta avanti non con la violenza ma attraverso l’ideale alto della pace, della preghiera e del sacrificio silenzioso.

 

Combattere la spirale della violenza si può! Ciò può accadere solo con Cristo. Perciò si parte dalle relazioni interpersonali, accettando soprattutto, come ha fatto Gesù, di non rispondere al male con il male ma con il bene; si parte facendo valere i propri diritti, così come ha fatto il Maestro, senza mai cedere al rancore e al risentimento; si parte, infine, vivendo seriamente il Vangelo di Gesù e, quindi, modellando il proprio cuore su quello di Cristo: solo così, senza accorgercene, “perché la grazia lavora in modo segreto nei cuori” (cf Gc 5,7), contempleremo l’alba nuova della grande civiltà dell’amore che nel cuore di Gesù, purtroppo, rimane ancora un anelito non realizzato. Per questo dobbiamo pregare e così credere. Amen.

 

Fra’ Frisina

 

Foto: lsmetropolis.org

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