Dalle pendici del Monviso alla Riva dei sette Martiri

Nella sua festa, quella dei “popoli padani” – iniziata con la rituale raccolta nell’ampolla dell’acqua del Po alle pendici del Monviso e che si concluderà con l’atteso comizio sulla riva dei sette martiri a Venezia – l’Umbertone nazionale lancia le solite bellicose dichiarazioni che servono soprattutto a calmare la sua gente, delusa dalle scelte del governo sul provvedimento dell’ultima manovra. Stanco e affaticato, inizia a sbeffeggiare quei sindaci del Piemonte che manifestano con il tricolore e l’inno di Mameli e difende l’operato della Lega in tema di pensioni. Si erge a paladino per «aver fatto spostare l’anno dell’età pensionabile delle donne al 2026» e che forse non verificherà, perchè nel frattempo «Ci sarà già la Padania». Ufficializza la nomina a delfino del suo figliolo, che proseguirà dopo di lui l’ormai celebre cerimonia dell’ampolla e investe Calderoli come suo braccio destro a Roma. Ci va su pesante contro il suo caro “amico” Brunetta, al quale ricorda che non capisce “nulla” e lo chiamano perché si fa convincere; stuzzica come di consueto il governo con il quale si andrà avanti, ma difficilmente si arriverà al 2013. Si irrita, fino ad involgarirsi, quando commenta ciò che stato scritto sulla sua compagna Manuela Marrone, in un articolo pubblicato su Panorama titolato “Lady B, imperatrice della Padania”. «Sono degli stronzi» tuona Umbertone «Hanno danneggiato la mia famiglia: mia moglie è una brava». Ma il resto della filippica è atteso per domani sul palco di Venezia, dove tutto il popolo verde inizia a raccogliersi pronto a ribadire una cosa sola: secessione. Alla faccia di tutti quegli italiani che difendono l’Italia e la sua unità, pagata con tanto sangue e tanto dolore.

Massimo Ticchio

foto: lettera43.it

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