Sette colli di Roma, non tutti ne conoscono il nome

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Sette colli di Roma. Durante il G8 dello scorso 30 ottobre si è svolta al Quirinale una simpatica scenetta. Prima della cena offerta dal Presidente Mattarella, il premier britannico Boris Johnson ha provato a elencare i sette colli di Roma. Ne ha detti sei, citando il Laterano che non è un colle. Poi ha chiesto un aiuto ai nostri Presidenti del Consiglio e della Repubblica, ai suoi lati per la sessione di foto. Mattarella si è stretto le spalle come per dire: sono siciliano e qui a Roma conosco solo il Quirinale. Alla fine, grazie al suggerimento di Draghi è uscito fuori il settimo colle o presunto tale: l’Oppio.

I mass media si sono affrettati a smentire il Presidente Draghi citando esattamente tutti e sette colli di Roma. Palatino, Aventino, Celio, Campidoglio, Esquilino, Viminale e Quirinale. Il complesso è conosciuto anche come “Settimonzio”. Chi scrive e si interessa un po’ di archeologia, conferma. Ma intende anche precisare che tale elencazione corrisponde a quella dei colli compresi all’interno delle cosiddette “mura serviane”. Tali mura furono realizzate tra la seconda metà del VI secolo e la prima metà del IV secolo a.C. In precedenza i colli furono abitati in base a un lungo percorso iniziato anche prima della tradizionale data della fondazione di Roma. A quell’epoca i sette colli erano altri.

I Sette colli di Roma, all’inizio erano… otto

Per comprendere questo periodo abbiamo un’indicazione fondamentale tramandataci dal giurista di età augustea Antistio Labeone. Questi ci descrive una processione che si teneva ancora ai suoi tempi: la lustratio del Saeptimontium. Nella sua descrizione, Labeone cita il nome di otto antichi distretti geografici compresi nella cerimonia. Erano il Germalo, Palatium, Velia, Fagutale, Oppio, Cispio, Suburra e Celio. Non sono compresi né il Campidoglio, né il Viminale e il Quirinale e né l’Aventino.

Il nome Saeptimontium non indica, quindi “sette monti”. Sono infatti otto i distretti sopra indicati. Inoltre la Suburra non è un colle ma una valle. Saeptimontium significa “villaggi recintati”; derivando la voce saepti- da saeptare (serrare) e non da septem (sette). Alla voce montium era quindi attribuito un concetto sociologico e non quello geografico di collina. Tentiamo quindi di localizzare esattamente questi otto distretti.

Sul Palatino erano tradizionalmente collocati due montes, oggi indistinguibili. Il primo è il Palatium, toponimo indicante gran parte del colle a partire dal suo versante settentrionale. Il secondo è il Germalo, indicante l’angolo e il versante sud occidentale. Entrambi saranno compresi nelle mura tradizionalmente erette da Romolo, a partire dal 753 a.C. La Velia era un piccolo colle alle pendici del quale fu poi edificata la Basilica di Massenzio. Era limitata a nord dall’attuale Via delle Carine e a sud da una valle che la divideva dal Palatino, poi percorsa dalla Sacra Via. A partire dal 1930 il colle fu quasi completamente “spallato” per aprirvi la parte finale di Via dei Fori Imperiali.

Prima dei sette colli, il Trimontium e il Quinquimontium

La lustratio prevedeva sacrifici soltanto su alcuni montes, quelli del più antico insediamento latino: il Germalo, il Palatium e la Velia. Questo complesso primitivo è stato convenzionalmente denominato dagli archeologi Trimontium, a titolo di comodità descrittiva. Si ritiene che questi primi tre colli fossero già abitati almeno 200 anni prima della data tradizionale della fondazione di Roma.

Verso l’inizio del IX secolo il Trimontium, quindi, si allarga verso la Suburra e il Fagutale. A metà del IX secolo si forma un’entità detta convenzionalmente dagli archeologi Quinquimontium. La Suburra era un villaggio/quartiere realizzato sulla valle dell’Argiletum. Quest’ultimo era un antico fiume che scorreva al di sotto dell’attuale Via della Madonna dei Monti. Era un corso d’acqua legato alla figura di Giano. Infatti, all’interno del Foro, a cavallo dell’Argiletum, sarà edificato il più antico Tempio di Giano della città di Roma. Il fiume Argiletum sarà poi intubato nella Cloaca Massima.

Il Fagutale era invece una delle tre alture principali dell’attuale Esquilino. Il suo nome deriva dai boschi di faggio che lo coprivano. Può essere localizzato sul sito dell’attuale Basilica di San Pietro in Vincoli. Il fatto che all’epoca della sua denominazione (II millennio a.C.) l’altura fosse ricoperta da una faggeta è indizio di una situazione climatica decisamente più fredda. Il faggio, infatti, non è attualmente mai presente al di sotto dei 5-600 metri, alla latitudine di Roma.

Sette colli di Roma: il primo Settimonzio

Negli ultimi anni del IX sec. L’abitato di Roma primitiva ingloba anche le altre due alture dell’Esquilino. Gli ultimi montes del Saeptimontium sono il Cispio, nell’area dell’attuale Basilica di S. Maria Maggiore. L’Oppio, corrispondente all’attuale colle, tanto caro al Presidente Draghi. Il Celio, anticamente detto Querquetulanum, perché ricoperto di querce.

Per esso valgono le analoghe considerazioni “ecologiche” già fatte per il Fagutale. La sua vetta principale era situata all’incirca sul sito dell’attuale Basilica dei Santi Quattro Coronati. Cambiò il nome originario in onore del condottiero etrusco Celio Vibenna, che guidò la rivolta che depose Re Tarquinio Prisco. Il Saeptimontium di cui alle cerimonie tramandateci da Antistio Labeone è la situazione dell’abitato all’inizio dell’VIII secolo a.C. Ma è soltanto il “Primo Settimonzio”.

Verso i sette colli tradizionali

Con l’VIII secolo infatti si formano nuovi abitati sul pagus collinare costituito dal Quirinale e dal Viminale. Sono questi, a rigore, i primi colles (cioè i “colli”). Sono abitati dai Sabini proveniente da Cures (attuale Passo Corese) o da Ficulea (Mentana). Alla proto-città latina del Saeptimontium, si affianca quindi una proto-città sabina sul Quirinale e sul Viminale. Le due entità, quella latina e quella sabina, prima si accordano pacificamente per la gestione del guado del Tevere. Poi, con l’edificazione della fortificazione “romulea” del Palatino, vengono alle armi.

La contesa si conclude probabilmente con la vittoria dei Sabini e con una nuova fondazione della città. Gli sarà dato infatti un nome indicante il ficus ruminalis, simbolo dell’antica Ficulea: Ruma, cioè Roma. L’abitato che può essere definito il “Secondo Settimonzio” ora comprende anche Quirinale e Viminale ma non ancora l’Aventino e il Campidoglio. Due secoli dopo, con la realizzazione delle “mura serviane” vengono inclusi nel pomerio (cioè il recinto cittadino) anche il Campidoglio e l’Aventino. Contabilmente, Cispio, Oppio e Fagutale sono riuniti nel colle Esquilino. Il Palatium assorbe la Velia e il Germalo per formare il Palatino. Nascono i sette colli come (quasi tutti) noi attualmente li conosciamo.

Foto di Valter Cirillo da Pixabay

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