Riforme. Tre le tecniche per arrivare all’approvazione degli emendamenti: “tagliola”, “ghigliottina” e “canguro”

renzi-grasso-e-scontro-su-riforma-senato_In questi ultimi tempi i rapporto tra Matteo Renzi e il Presidente del Senato Pietro Grasso, sono piuttosto tesi per la questione degli emendamenti, tanto che il giovane premier ha cercato di far leva su Napolitano, il quale ha dichiarato “il grave danno che reche­rebbe al pre­sti­gio e alla cre­di­bi­lità dell’istituzione par­la­men­tare il pro­dursi di una para­lisi deci­sio­nale su un pro­cesso di riforma essen­ziale”.

A nulla sono valsi i suoi sforzi, tanto che l’ultima spe­ranza di Renzi, è che Grasso cassi almeno gli emen­da­menti più pericolosi, come quelli sul taglio del numero dei depu­tati.

Fra i vari strumenti presi in esame per arrivare all’approvazione degli emendamenti, ve ne sono tre.

La “tagliola” è uno strumento che viene utilizzato per limitare i tempi di intervento in Aula. Attraverso esso, ad ogni gruppo viene concesso un limite orario e di parola e al termine si procede con il voto.

La “ghigliottina”prevede invece di scegliere un giorno per l’approvazione del testo (solitamente un decreto) indipendentemente dagli interventi. E’ regolamentata in Senato con l’articolo 55 ed è utilizzabile anche nel caso di una riforma costituzionale.

Per finire c’è quello accettato da Grasso, ovvero quello del “canguro” nel quale gli emendamenti simili vengono accorpati e discussi insieme.

Grasso, dopo la scelta ha declamato “La conferenza dei capigruppo ha deciso che il voto finale sul disegno di legge di riforma costituzionale sarà l’8 agosto dopo complessive 115 ore di discussione”.

Il principale spauracchio adesso è rappresentato dall’ostruzionismo dei parlamentari, derivante dalla chiusura totale a qualsivoglia modifica, da parte di Renzi e dalla mini­stra Boschi.

I gruppi politici parlamentari sono rimasti assai turbati dall’improvvisa scelta di Grasso, ovvero di accogliere la richie­sta di voto segreto, avan­zata per ben 920 emen­da­menti. “Una cosa mai vista”, ha affermato il Presidente del Senato, a proposito dell’elevato numero di emendamenti.

Ma veniamo agli emendamenti a voto segreto: Essi riguar­dano solo la tutela delle mino­ranze e quelli che trat­tano dei diritti di libertà e non includono invece l’iter delle leggi.

Dunque si potrà votare sugli emen­da­menti all’art. 1 (e in parte al 2), che riguar­dano le moda­lità di ele­zione delle camere, e all’art.18, che regola amni­stia e indulto. Non quelli all’art.10, che di fatto elenca le com­pe­tenze del nuovo Senato. Ma per quali in par­ti­co­lare verrà con­cesso il voto segreto lo si chia­rirà in corso d’opera.

Per troncare sul nascere le obiezioni dei democratici, (secondo cui in mate­ria di riforme costi­tu­zio­nali non ci sareb­bero mai stati voti segreti).
 Grasso ha distribuito ai presenti una cartella contenente tutti gli emen­da­menti sui quali, nei pre­ce­denti ten­ta­tivi di riforma costi­tu­zio­nale e in par­ti­co­lare in quello del governo Ber­lu­sconi del 2005, era stato con­cesso il voto segreto.


Il presidente Grasso ha poi puntualizzato che si avranno circa 115 ore a disposizione. Di queste, 8 per la presidenza e i relatori, 80 per le votazioni e 20 ripartiti tra i gruppo. Al Pd spetteranno 4 ore e 24 minuti, a Fi 2 ore e 50, a M5s 2 ore e 15, a Ncd 2 ore, al Gruppo Misto (a cui appartengono Sel e gli ex M5s) 1 ora e 45, a Scelta civica e a Pi 1 ora e 13. In aggiunta, altre 5 ore saranno riservate ai dissidenti all’interno del proprio gruppo, anche in questo caso ripartiti in base alla consistenza dei gruppi: 1 ora al Pd, 40 minuti a Fi, 34 minuti a M5s, 30 minuti a Ncd, 26 al Gruppo Misto.

di Simona Mazza

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