Ona (Associazione Nazionale Amianto): Arriva la vittoria tanto attesa

antonio fotoDopo lunghe ed estenuanti battaglie, finalmente è arrivata una vittoria significativa per l’Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) che da anni cerca di far luce sulle morti causate appunto dalla presenza di amianto all’interno delle navi della Marina Militare. Ecco cosa riporta il bollettino divulgato il 31 ottobre dall’ufficio stampa, facente capo a Gianni Avvantaggiato  

Rinvio a giudizio per quattordici comandanti e direttori della Marina Militare per la presenza di amianto a bordo delle navi. Il Pubblico Ministero Sergio DINI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Padova, ha chiesto il rinvio a giudizio dei vertici della Marina Militare in servizio dal  1984 al 2001 per le morti sospette di numerosi appartenenti alla Forza Armata in seguito a patologia asbesto correlata. Il GUP ha fissato l’udienza preliminare presso il Tribunale di Padova per il 25 marzo 2014. Gli imputati Antonio Bocchieri, Francesco Chianura, Guido Cucciniello, Agostino Di Donna, Mario Di Martino, Umberto Guarnieri, Angelo Mariani, Elvio Melorio, Luciano Monego, Sergio Natalicchio, Mario Porta, Filippo Ruggiero, Rodolfo Stornelli, Guido Venturoni, sono accusati in concorso tra loro, di aver causato la morte oppure l’insorgere malattie incurabili in decine di marinai, articoli 113, 589, 590 del Codice Penale. Secondo quanto descritto nel dispositivo, i suddetti:

                        A) omettevano di rendere edotto il personale appartenente alla Marina Militare (sia imbarcato che in servizio a terra) dai rischi per la salute, insiti negli ambienti di vita e di lavoro a causa della presenza di amianto tanto all’interno delle navi militari che degli altri ambienti frequentati dagli stessi per ragioni di servizio, oltreché di informarli dei rischi ulteriori prodotti dalle lavorazioni cui erano adibiti, dalle polveri che respiravano e dallo stesso uso di dotazioni di bordo contenenti amianto (ad es. guanti, tute e coperte ignifughe);

B) omettevano di sottoporre e far sottoporre con regolarità i dipendenti della M.M. ai controlli sanitari relativi agli specifici rischi esistenti in ambienti di lavoro caratterizzati da notevole presenza di materiali amiantiferi;

C) omettevano inoltre di curare la fornitura e di imporre a controllare l’effettivo impiego di idonei mezzi di protezione individuale;

D) inoltre omettevano di adottare idonee misure atte ad impedire o comunque ridurre, secondo le possibilità della tecnica, il diffondersi di polveri di , amianto prodotte dalle lavorazioni e/o dall’uso di dotazioni contenenti amianto e così con le surrichiamate condotte e/o omissioni e nelle rispettive qualità suindicate cagionavano o comunque contribuivano a cagionare e comunque non impedivano che insorgessero patologie amianto-correlate nei soggetti di seguito elencati, alcuni dei quali a seguito di tali patologie decedevano.

Si tratta di un significativo risultato per l’Osservatorio Nazionale Amianto che continuerà a sostenere le vittime e i loro familiari.

I marinai ammalati di patologie asbesto correlate e i familiari di quelli che sono deceduti sono in gran numero assistiti e difesi dall’Avv. Ezio Bonanni, il quale ha già preannunciato che si costituirà parte civile, e chiederà l’autorizzazione a citare la Marina Militare, il Ministero della Difesa e lo Stato come responsabili civili della condotta degli imputati.

Sono decine gli iscritti dell’ONA che hanno contratto patologie asbesto correlate per via dell’amianto presente nel naviglio della Marina Militare e, purtroppo, molti sono già deceduti per la scarsa attenzione alla sicurezza rispetto al rischio amianto, che è emersa anche a seguito di un dossier fotografico raccolto dall’avvocato Ezio Bonanni.  “Siamo riusciti a corroborare le richieste di giustizia delle vittime e dei loro familiari – dichiara il presidente nazionale dell’ONA – anche attraverso la produzione agli atti delle indagini preliminari di foto che testimoniano oggettivamente lo stato di insicurezza nel quale venivano svolte le mansioni lavorative. Molte parti offese non risultano come tali nella richiesta di rinvio a giudizio perché molti degli accusati nel frattempo sono venuti a mancare e per loro, dopo le istanze di riconoscimento quali vittime del dovere, verranno predisposte le azioni civili a carico dell’amministrazione per l’integrale risarcimento di tutti i danni”.    

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’Amianto

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