La Spagna si ferma, quando toccherà all’Italia?

Spagna-sciopero

Fra la situazione spagnola e quella italiana ci sono rilevanti similitudini. Guidate entrambe da due nuovi Esecutivi, con l’inizio delle discussioni sulle riforme, sono nati i contrasti con i sindacati. Lo scontro riguarda in particolare le nuove normative per il mercato del lavoro che risultano, anche in questo caso, affini a quella previste nel nostro Paese dal Governo Monti. La riforma rende più semplici e meno costosi i licenziamenti e permette alle aziende di tagliare unilateralmente i salari.

In Spagna i due grandi sindacati Ugt e Ccoo hanno proclamato lo sciopero generale contro la riforma del lavoro. In seguito ai violenti tafferugli occorsi tra le forze dell’ordine e i manifestanti in numerose città spagnole, i sindacati hanno anche chiesto al governo del premier Mariano Rajoy, di avviare un negoziato per modificare il provvedimento entro il primo maggio ed evitare un ulteriore aggravamento della tensione sociale. I due segretari promotori dello sciopero, Candido Mendez (Ugt) e Ignacio Toxo (Ccoo), hanno affermato che lo sciopero generale è stato seguito dal 77% dei lavoratori spagnoli.

Il ministro del Lavoro Fatima Banez ha però respinto la richiesta dei sindacati affermando che «la svolta riformista è inarrestabile» e che la legge «non sarà cambiata» perché ha già l’appoggio di 197 deputati su 350 nel Congresso. Lo sciopero «è la risposta giusta a una riforma brutale del mercato del lavoro» secondo il segretario generale Ignacio Toxo,

I sindacati italiani non usano certo toni meno accesi per contestare la riforma. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ribadisce la sua contrarietà alla norma riguardante i licenziamenti approvata dal Consiglio dei ministri: ”Non bisogna cambiare delle virgole al testo della riforma ma partire dal principio che il licenziamento illegittimo è sempre illegittimo qualunque sia la ragione che l’impresa vuole attribuire. Il reintegro c’è nella maggior parte dei paesi europei e non si vede perché l’Italia non possa sostenere una sua definizione della riforma del lavoro che non risponde alle definizioni di altri”.

Inoltre, in risposta alle parole del ministro Elsa Fornero, che ribadivano la volontà del Governo di non facilitare i licenziamenti, la Camusso  ha commentato: ”Allora vuol dire che vogliono cambiare la norma perché la norma approvata dal Consiglio dei ministri fa i licenziamenti facili. Se allora non hanno questa intenzione cambino la norma”.

Il lavoro in questo momento è il problema più pressante per la popolazione spagnola come per quella italiana. Il Paese iberico conta 5,2 milioni di disoccupati, pari al 23% della popolazione attiva. Per il Governo combattere l’alta disoccupazione è la ragione principale per la quale è stata fatta la riforma. In Italia i cittadini senza lavoro sono, nel mese di marzo, il 9,2%: comunque al di sotto della media europea. Il dato più preoccupante riguarda i  giovani tra 15 e 24 anni, che per il 31% non hanno un’occupazione.

Matteo Testa

foto: online-news.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.