E la corteccia “visiva” processa anche informazioni “uditive”

LEGANERD_041875Ci risiamo ancora. Un nuovo studio e gli orizzonti delle Neuroscienze ci danno nuove affascinanti informazioni.

L’articolo è stato pubblicato in letteratura sulla rivista CURRENT BIOLOGY (21 maggio 2014)  dal Centro Cognitivo di Neuroimmagini dell’Università di Glasgow e dal Laboratorio per il Comportamento dell’ Università di Ginevra  a firma di  P.Vetter, FW. Smith e L. Muckli.

La ricerca dimostra che  gli stimoli uditivi vengono anche elaborati dalla corteccia visiva primaria. Inimmaginabile. Infatti tradizionalmente la corteccia visiva è stata sempre pensata come un’area dove vengono elaborate semplici caratteristiche come l’orientamento, il contrasto e le frequenza spaziale dal nucleo genicolato laterale.

E’ stata utilizzata la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) come strumento di indagine in 10 soggetti volontari.

Gli scienziati hanno trovato che la corteccia visiva primaria utilizza dunque anche le informazioni raccolte dalle orecchie durante la visione di ciò che ci circonda nel mondo. Questo fa pensare che l’input uditivo consente al sistema visivo di predire le informazioni in entrata e potrebbe essere spiegato come un vantaggio per la nostra sopravvivenza.

“Ad esempio”, spiega Lars Muckli, dell’Istituto di Neuroscienze e Psicologia di Glasgow, “ se siete in una strada e sentite il rumore di una moto che si avvicina, ci si aspetta di vedere una moto dietro l’angolo…Se invece arrivasse un cavallo sareste molti sorpresi.”.

I 10 soggetti volontari bendati  hanno ascoltato tre diversi suoni naturali: il canto degli uccelli, il rumore del traffico e una folla che parlava, utilizzando uno speciale algoritmo  con la fMRI in grado di identificare modelli unici dell’attività cerebrale.

“Questa ricerca migliora la nostra conoscenza e comprensione di base di come sono interconesse le varie regioni cerebrali” ha sostenuto sempre Lars Muckli. Dunque la corteccia visiva  primaria sembra ricevere informazioni non retinali da altre  aree cerebrali, cosa non nota precedentemente.

Questo lavoro scientifico porterà probabilmente in futuro novità anche nel campo delle malattie mentali come la schizofrenia e l’autismo perché ci aiuterà a capire come le percezioni sensoriali si differenziano in questi individui.

Questo progetto fa parte di uno studio quinquennale finanziato di 1,5 milioni Euro dal Consiglio Europeo della Ricerca e dal Consiglio di Ricerca delle Scienze Biotecnologiche e Biologiche.

Ancora una volta è stato sistemato dalle Neuroscienze un piccolo tassello nel grande “puzzle” chiamato cervello. Avanti così…

Dr. Gherardo Tosi

Psicologo – Psicoterapeuta

00152 Roma

E. mail : tosighe@libero.it

Foto: leganerd.com

3 Risposte

    • Angela-Gherardo Galli

      Bellissimo e interessante! Potrebbe funzionare anche in caso di pazienti neurolesi con locked-in?

      Rispondi
      • Dr.Gherardo Tosi

        a questa sua domanda non so rispondere…saluti

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