Vogliono trasformare l’Abruzzo in una regione “nera”

ombrina-mareSembra ormai abbastanza chiaro che una delle regioni “verdi” per eccellenza, ovvero l’Abruzzo stia per perdere il suo primato e trasformarsi una zona nera, a causa dello scellerato intervento di uomini senza scrupoli.

Analizziamo i fatti:

Nel 2008 la Mediolgas Italia S.P.A, appartenente al gruppo Mediterranean Oil e Gas (Mog), presentò al Ministero dello Sviluppo Economico, istanza di concessione di coltivazione in mare su una superficie totale pari a 144,7 Kmq, nei pressi della riserva naturale di Punta Aderici, Acquabella, Ripari di Giobbe e dei Sic (siti importanza comunitaria) quali: Punta Aderici, Punta Penna, Lecceta, Foce del fiume Sangro e Fosso delle Farfalle. Il progetto in questione si chiamava Ombrina Mare.

A dire il vero, è un disco che si ripete: già nel 2010 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si era proclamato favorevole al progetto di coltivazione del giacimento d’idrocarburi a meno di 5 miglia dalla costa. Secondo gli ultimi dati emessi dal Ministero per lo Sviluppo Economico risalenti al 13 aprile 2013, infatti, in Abruzzo sono vigenti 11 permessi di ricerca e 9 concessioni di coltivazione di idrocarburi su terraferma, per un totale del 32,8% della superficie regionale, posizionandosi così al terzo posto della classifica nera (prima è l’Emilia Romagna con il 41% e seconda la Basilicata con il 35,3% della superficie regionale). Per quel che riguarda invece le attività in mare, sempre dai dati offerti dal Ministero per lo Sviluppo Economico, in Abruzzo risultano essere stati rilasciati 6 permessi di coltivazione e 4 di ricerca, per un totale di 2132,06 kmq.

Torniamo ai fatti:

Il 23 giugno 2009, autorizzò il progetto, ma nel 2010, dopo l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 128/10, il Ministero dell’Ambiente, fu costretto a stopparlo, in quanto Ombrina Mare rientra all’interno delle aree d’interdizione individuate dallo stesso Decreto approvato dopo il disastro avvenuto nel Golfo del Messico in cui fu coinvolta la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.

Nonostante Ombrina Mare sia stata considerata chiaramente incompatibile con il luogo interessato, l’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha, di fatto, avallato il progetto, in barba alla deturpazione ambientale della bellissima costiera abruzzese conseguente a tale atto.

La cosa è stata possibile, infatti, grazie a una normativa fermamente sostenuta da Clini: l’art. 35 della Legge 134/12, che converte il cosiddetto Decreto Sviluppo 83/12- tale normativa, ripesca tutti quei procedimenti anteriori all’entrata in vigore del Decreto Legislativo 128/10, tra cui anche il progetto Ombrina Mare.

Immediata è arrivata la lettera di ringraziamento di Sergio Morandi (amministratore delegato della Mediolgas Italia) a Clini il 27 giugno 2012, quasi a far sospettare che il governo tecnico abbia voluto, ancora una volta, agevolare le lobbies, anche a costo di violentare una fetta di natura incontaminata.

Basti pensare che si prevede il dislocamento di quattro strutture: una piattaforma alta oltre 43 metri e posizionata a 3,2 miglia dalla costa; una nave galleggiante funzionale alla produzione, stoccaggio e scarico, della lunghezza complessiva di 320 m (l’equivalente di quasi quattro campi da calcio); un totale di 43,5 km di condotte sottomarine; minimo 4 e massimo 6 pozzi di estrazione di oltre 2 km di profondità.

Lo scorso 14 febbraio, il Ministero dell’Ambiente ha inviato un protocollo con cui si autorizza la realizzazione della piattaforma petrolifera Ombrina Mare.

Questa vicenda tuttavia ha delle ombre ancora più fosche, una su tutte la reticenza della giunta abruzzese. Dopo mesi di tentennamenti è arrivata finalmente l’ammissione del governatore regionale Giovanni Chiodi il quale ha affermato che una prima richiesta di parere su Ombrina Mare era stata protocollata in data 11 luglio 2012, e il 22 novembre successivo. In seguito sarebbe stata poi inviata una seconda lettera di richiesta di parere indirizzata agli enti locali interessati, e per presa conoscenza alla Regione stessa; inoltre, a quest’ultima lettera, sarebbe stata allegata quella inviata a luglio.

Chiodi si sarebbe di persona al Ministero dell’Ambiente, per far pervenire il suo parere negativo, ma essendo in ritardo con i tempi, risulta in ritardo con i tempi ma, conferma di avere ricevuto le comunicazioni suddette: infatti, qualora queste non fossero pervenute a destinazione, il governatore avrebbe dovuto e potuto sollevare la nullità dell’iter procedurale. Ma i fatti si sonno svolti diversamente.

Intanto il 13 aprile scorso, a Pescara, con oltre 40.000 partecipanti, si è svolta la più grande manifestazione che l’Abruzzo ricordi. Un corteo partecipato e plurale che testimonia la netta contrarietà della popolazione locale alla petrolizzazione della regione.

di Simona Mazza

foto: Ortona Notizie

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