Vecchi mestieri: il vino degli artigiani italiani

Arele per l'appassimento dell'uva

Nella settimana del Vinitaly di Verona abbiamo deciso di approfondire un aspetto della tradizione vinicola: quella del vino artigianale.

Chi è l’artigiano del vino?

La prima cosa che contraddistingue un artigiano del vino è il fatto di esporsi in prima persona per garantire col suo nome la qualità. E questo può farlo perché lavora lui stesso a tutte o alla maggior parte delle fasi produttive – dalla vigna all’imbottigliamento.

L’artigiano del vino rispetta l’ambiente e la sua terra, escludendo dalla sua produzione le componenti chimiche molto utilizzate dalla grande produzione. Porta avanti questo suo impegno tenendo conto del clima e delle disponibilità naturali del luogo. Il rispetto dei territori e delle coltivazioni sono obiettivi che persegue costantemente.

Per fare tutto questo bisogna avere una solida preparazione e molta esperienza nel settore da tramandare poi alle giovani generazioni.

Le tecniche della produzione artigianale

Fin dal Medioevo la produzione e il trasporto del vino sono state affidate al legno. Col trascorrere del tempo ci si è accorti che il legno lo cambiava rendendolo più longevo. Nacque così il processo di invecchiamento. Il risultato un prodotto molto complicato che acquisisce struttura, profumi e aromi.

Tra le tecniche utilizzate nella produzione artigianale del vino vi è quella dell’appassimento. Metodo preso in eredità direttamente dagli antichi romani che consiste nel lasciar riposare le uve sui graticci di bambù nei mesi invernali. Questo per concentrare gli aromi e i gusti nel vino.

Tutti i viticoltori artigianali credono nella ricerca per migliorare sempre la qualità del loro lavoro. Molti sperimentano su micro-vinificazioni di singole varietà nuove tecniche, senza modificare ovviamente ii processi naturali.

Alcune aziende italiane

Romano Dal Forno, viticoltore della Valpolicella, pretende sempre il massimo dai suoi prodotti. Ogni bottiglia che esce dalla sua cantina deve avere una qualità minimale che possa regalare un’emozione indimenticabile.

Gianfranco Soldera, altro grandissimo viticoltore venuto a mancare di recente, ha sempre puntato esclusivamente sulle uve dei propri vigneti, facendo affidamento su una vinificazione completamente naturale. 

Angelo Gaja, viticoltore dell’omonima cantina, ha recentemente affermato:il futuro del vino italiano dipende da queste 20 mila cantine di piccole dimensioni che rappresentano il nostro paese in tutte le sue sfaccettature e che è un tesoro che va tutelato, promosso e risvegliato. Le cantine artigianali pensano in maniera diversa, vanno spesso in direzione ostinata e contraria ed esplorano nicchie di mercato che poi diventano importanti per le grandi aziende”.

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