Ustica: la Cassazione conferma “fu un missile”

ustica-1Era il 1980 quando il Dc9 dell’Itavia in volo tra le isole di Ustica e Ponza scomparve in mare dopo una improvvisa esplosione. Il volo era partito dall’aeroporto di Bologna ed era diretto a Palermo, e sulle cause della scomparsa si sono susseguiti trent’anni di indagini, depistaggi, processi e morti sospette.

Tre furono le ipotesi più accreditate: un cedimento strutturale, la presenza di una bomba a bordo che venne collegata alle Brigate Rosse ed alla strage di Bologna che avvenne 35 giorni dopo, un coinvolgimento internazionale in particolare di Libia e Francia.

Negli anni l’ipotesi che si è fatta più strada è stata l’ultima: dalle analisi sui corpi delle vittime emerse infatti che queste non presentavano alcun segno di ustione, ma erano morte per i colpi subiti nella caduta. Venivano pertanto a cadere le prime due ipotesi mentre le tracce di esplosivo rinvenute facevano pensare ad un abbattimento tramite un missile o in seguito ad una collisione con un velivolo militare. L’ipotesi è stata poi rafforzata da anni di occultamenti: scomparvero alcuni registri ed alcuni nastri radar, vennero fatte molte resistenze sul recupero dell’aereo che iniziò solo nel 1987, ed emersero diverse prove di un elevato traffico aereo militare e non italiano sulla zona. Si parlò in particolare di un aereo che sorvolava lo spazio aereo italiano con Gheddafi a bordo diretto in Unione Sovietica e si ipotizzò che il Dc9 dell’Itavia fosse rimasto colpito da aerei americani o francesi nel tentativo di impedire a Gheddafi il suo viaggio.

Nel 2011 il tribunale di Palermo aveva emesso condanne nei confronti dei ministeri della Difesa e dei Trasporti per avere ostacolato le indagini e per non aver garantito con sufficienti controlli la sicurezza nei cieli. I due ministeri erano stati condannati al pagamento di 1oo milioni di euro ai famigliari delle vittime.

I ministeri accusati si erano rivolti al giudice civile sostenendo che non era possibile imputare loro alcuna colpa “in difetto di prova circa l’effettivo svolgimento dell’evento”.Ieri la Cassazione ha confermato il precedente verdetto emettendo la prima vera sentenza sulla strage di Ustica: il Dc9 non è caduto a causa di una esplosione interna ma perché abbattuto da un missile, ragion per cui deve essere lo Stato a risarcire le vittime per non aver saputo garantire la sicurezza nei cieli.

La Cassazione pertanto non solo si esprime finalmente in modo netto a favore di una delle ipotesi sulla caduta dell’aereo, ma respinge anche ogni tentativo di prescrizione in quanto l’evento stesso dell’avvenuta strage “dimostra la violazione della norma cautelare”. Secondo la Cassazione i due ministeri non sono stati in grado di provare “la non conoscenza in concreto dell’esistenza del pericolo” ed era loro dovere garantire la sicurezza dei voli.

Sono dunque passati trent’anni e la verità non si conosce ancora, forse mai si conoscerà, ma per la prima volta si ammette che c’era un missile quella notte nei cieli italiani, e che qualcosa era in corso lassù. Dopo trent’anni tanto deve bastare ai familiari delle vittime ed all’Italia tutta.

di Claudia Durantini

foto: ilritaglio.it

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