Uso ed abuso dei disinfettanti: quando il rimedio è peggiore del male

In tempi di pandemia la disinfezione è diventata un’abitudine quotidiana, come prendere il caffè. Consigliata dall’organizzazione mondiale della sanità, resa desiderabile dalla pubblicità, praticata ovunque e da tutti. Ma non sempre correttamente e con cognizione di causa.

Il 2 dicembre 2020 si è svolto (online) il convegno nazionale “CLP-REACH-2020 – COVID – Rischio chimico nei luoghi di vita e di lavoro -” che ha fatto luce sull’uso e abuso dei sanificanti in seguito alla diffusione del COVID-19.

Il DPCM del 4 marzo 2020 indicava come utile precauzione il lavaggio frequente delle mani, eventualmente con soluzioni idroalcoliche, e la pulizia/disinfezione/sanificazione degli oggetti e degli ambienti con prodotti a base di alcool o sodio ipoclorito. Questo ha portato a un enorme aumento nell’ utilizzo di prodotti disinfettanti per la cute e le superfici, nonché alla diffusione di notizie senza alcun fondamento scientifico.

In conseguenza vi è stato un incremento degli avvelenamenti da disinfettanti, particolarmente in bambini di età fra 1 e 5 anni, per esposizione non intenzionale ad aerosol generati dal mescolamento di più prodotti, e in adulti a causa dell’utilizzo improprio di prodotti usati per disinfettare le mascherine facciali (Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano, 24 marzo Adnkronos).

Vediamo cosa sono l’alcool e il sodio ipoclorito

Il prodotto che chiamiamo comunemente alcool è l’alcool etilico, o etanolo, che ben conosciamo perché contenuto nelle bevande alcoliche, in percentuali che variano dal 5% della birra al 70% del centerbe. Si tratta di un liquido incolore, che viene venduto per usi alimentari, e addizionato di un colorante rosa dal pessimo odore, quindi non bevibile ma ad un prezzo inferiore, per l’igiene e la disinfezione. E’ una sostanza pericolosa, infiammabile, irritante per le vie respiratorie, tossica per diversi organi e cancerogena per il fegato (a dosi elevate). Per essere efficace contro il COVID-19 la percentuale di alcool etilico deve essere del 75%, o inferiore se miscelato con altri disinfettanti. L’alcool puro invece non è efficace contro il virus perchè in assenza di acqua è più difficile distruggere le proteine del rivestimento.

Anche l’ipoclorito di sodio ci è familiare, ma col nome di varichina o candeggina, sciolta in acqua in concentrazioni dall’1% al 25% circa. Questa sostanza provoca gravi ustioni cutanee e lesioni oculari, è molto tossica per gli organismi acquatici, e corrode i metalli. Se mescolata con l’acido cloridrico (noto anche come acido muriatico) sviluppa Cloro gassoso, ancora più pericoloso. 

La televisione ci ha rimandato per giorni immagini di squadre di disinfestatori che irroravano di disinfettanti strade, parchi, panchine, e marciapiedi, con conseguenze devastanti per l’ambiente e scarsa utilità, visto che all’aperto e sotto la luce del sole i virus hanno vita molto breve.

In Italia la commercializzazione dei prodotti disinfettanti, definiti come prodotti che sono in grado di distruggere, eliminare o rendere innocui i microrganismi, è subordinata alla verifica dell’efficacia e della sicurezza d’uso. I Presidi Medico-Chirurgici (PMC) sono autorizzati dal Ministero della Salute e sono destinati a essere usati in ambiente domestico, civile ed industriale.  I Prodotti Biocidi, conformi al Regolamento europeo in tema, possono essere usati per diversi scopi quali l’igiene umana, l’igiene veterinaria, nel settore dell’alimentazione umana e animale, per l’acqua potabile, e per disinfettare aree private e aree sanitarie pubbliche. Esistono poi i cosmetici e i detergenti igienizzanti, che non necessitano di autorizzazione, ma le cui proprietà disinfettanti non sono garantite. 

In un contesto caratterizzato dalla urgente necessità di prodotti disinfettanti e igienizzanti in grandi quantità, numerose aziende afferenti ai più svariati settori industriali hanno approcciato la formulazione e/o distribuzione di prodotti disinfettanti, cosmetici e detergenti, spesso con etichette e claim non conformi alla normativa.

Anche i termini usati sono molti ma non equivalenti, hanno significati diversi:

· pulizia: rimozione della sporcizia

· disinfezione: distruzione o inattivazione di microrganismi patogeni;

· sanificazione o igienizzazione: operazioni atte a rendere sani determinati ambienti mediante l’attività di pulizia e/o di disinfezione, o di miglioramento del microclima (temperatura e umidità).

La maggior parte delle superfici e degli oggetti necessita solo di una normale pulizia con acqua e sapone. Solo oggetti frequentemente toccati, quindi nei luoghi pubblici, devono essere puliti e disinfettati utilizzando prodotti autorizzati dal Ministero della Salute, evitando di mescolare insieme candeggina o altri prodotti per la pulizia e la disinfezione, perché non sempre di più è meglio.

Anche la disinfezione delle mani è necessaria solo quando non è possibile lavarle accuratamente con acqua e sapone. Nell’acquistare un prodotto disinfettante, è consigliabile esaminare l’etichetta per capire se è un PMC, un prodotto biocida autorizzato, o se comunque  contenga una quantità di alcool etilico sufficiente. Inoltre è importante ricordare che esistono prodotti destinati all’applicazione sulle mani e prodotti per le superfici, e che è molto pericoloso invertirne l’uso, in quanto la nostra pelle è molto più delicata di un pavimento! 

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL 

Foto di Ri Butov da Pixabay

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