“Un americano a Roma” diventato umbro. Intervista a Eddie Hawkins fondatore dei The Folkstudio Singers

Eddie Hawkins è il fondatore assieme a suo fratello Jesse dei The Folkstudio Singers, il celebre gruppo del Folkstudio di Roma, un locale musicale nato nel 1960 situato in Via Garibaldi dove tra i tanti che si esibirono ci furono anche De Gregori, Bob Dylan, Rino Gaetano.

In occasione del suo 90esimo compleanno noi di InLibertà abbiamo voluto intervistarlo.

Caro Eddie, grazie mille per avermi permesso di intervistarti. Raccontaci quando e dove sei nato.

Sono nato il 26 maggio del 1930 ad Atlanta, Georgia, dove è nato anche Martin Luther King. Io sono nato in casa, mentre i miei due fratelli più grandi di me sono nati nell’ospedale. Casa nostra si trovava proprio di fronte a quella dove abitava Martin L. K. da adulto, io già non abitavo più lì. Mia mamma faceva di cognome King ma non era un nostro parente, non l’ho mai conosciuto ma gli ho comunque voluto dedicare la mia Missa Nobis in occasione della sua morte.
Sono nato lì e poi abbiamo fatto il trasloco l’anno stesso in un’altra parte di Atlanta. L’ultima volta che sono stato ad Atlanta la mia casa è stata demolita. Come osano! Tutte le altre case sono lì, forse era cascante, era molto vecchia.

I fratelli Eddie e Jesse Hawkins e Josephine Baker

Ho vissuto lì fino all’età di 11, 12 anni quando la mia famiglia ha deciso di trasferirsi nel nord, a Detroit. C’era la guerra e lì si trovava lavoro. Sono rimasto a Detroit per 5 anni e poi sono andato a New York dove ho fatto una scuola di ballo con la ballerina che aveva la più grande compagnia di ballerini di colore, si chiamava Katherine Dunham. Un anno dopo Dunham mi ha chiamato per unirmi alla sua compagnia dove mio fratello Jesse Hawkins vi faceva già parte, a Parigi (mio fratello era il cantante della compagnia). In quegli anni con la compagnia abbiamo anche girato quasi tutta l’Italia, poi sono tornato in America ed ho dovuto smettere di fare il ballerino per aiutare mia madre, la quale si trovava in difficoltà economiche; era solita investire soldi sulle case che comprava ma poi gli affari non andavano bene. Così in poco tempo iniziai un altro lavoro: il venerdì avevo lasciato la compagnia di Katherine Dunham e il martedì successivo ho cominciato a lavorare in una fabbrica (a Detroit si costruivano le macchine) per un anno, giusto il tempo di rimettere le cose apposto. Poi sono tornato in Europa ed ho ripreso a lavorare con mio fratello come ballerino per circa 10 anni.

E dopo vi siete trasferiti a Roma dove avete fondato i The Folkstudio singers. Com’è nato il gruppo?

Una volta siamo capitati a Roma dove avevamo un amico che lavorava al Folkstudio, il famoso attore e ballerino di colore Archie Savage, così abbiamo deciso di fermarci nella capitale e cominciare a cantare spirituals e gospels all’interno dello studio, per me era una novità visto che ho sempre fatto il ballerino! Nella mia chiesa poi non si cantavano gospels, era la chiesa dei Padri Pellegrini, si cantavano inni. Mi ricordo una volta uno in chiesa ha detto ad alta voce “Amen!” e tutti l’hanno guardato sbalorditi, come se volessero dire “chi è, chi osa disturbare!” I gospels e gli spirituals erano generi abbastanza nuovi per l’Italia degli anni ’60, ci sono state alcune compagnie che li suonavano ma non erano molto conosciuti come oggi.

Così abbiamo creato i The Folkstudio Singers. All’inizio eravamo io, mio fratello Jesse e Archie Savage della compagnia di Dunham: eravamo 3 voci e 6 mani, io non suonavo ancora la chitarra, poi arrivò un altro dall’Alabama che studiava all’Università per Stranieri di Perugia, Billy Ward, che gli piaceva quello che facevamo. Viene da noi e ci dice: “Io suono la tromba!” “Guarda che a noi ci serve un pianista” “Ma io suono anche un po’ il piano!” e così il gruppo si è ingrandito, infine vvarrivò un altro musicista che veniva dalle Barbados, Llew Trotman, suonava il contrabbasso.
Abbiamo lavorato insieme per un bel po’ di tempo ma lentamente il gruppo si è sciolto, poi quand’è morto mio fratello io ho detto basta.

Quand’è morto tuo fratello Jesse?

Nel 1977, aveva 54 anni. Il funerale di mio fratello Jesse è stato fatto nella chiesa valdese ed è stata una cerimonia molto bella, c’era un prete cattolico che era un italo-inglese cresciuto a Londra. Al funerale c’era anche mio padre (aveva quasi 80 anni) così il prete ha fatto la cerimonia in inglese e il pastore della chiesa valdese l’ha fatta in italiano. Una bellissima cerimonia ecumenica, c’era tantissima gente ed erano solo le 8 di mattina, c’erano tante persone che lo conoscevano. Mio fratello, che non riusciva ad alzarsi presto la mattina, ha avuto il suo funerale alle 8 del mattino!

E dopo la morte di Jesse che cosa hai fatto?

Ho cantato da solo per alcuni anni ed ho formato un gruppo chiamato Eddie Hawkins Quartet con il quale giravo per tutta Italia, specialmente nel Veneto perché i miei musicisti erano veneti. Siamo stati anche all’estero, ad Andorra. Poi ci siamo sciolti, ho lavorato da solo finché potevo. Ho cantato spesso con un coro di Riccione, i Satibi Singers, al quale sono molto legato.

Viaggiavi in giro per l’Italia ma vivevi a Roma giusto?

Sì ho vissuto in Piazza Re di Roma per 25 anni, 15 con mio fratello poi altri 10 anni da solo, poi mi sono trasferito qui in Umbria perché collaboravo con la Pro Civitate Christiana di Assisi e volevo stare non troppo distante da Roma perché avevo un ragazzo che ho cresciuto, per questo ho scelto l’Umbria. Sono stato a Casalina 20 anni. Poi mi sono trasferito qui a Masciano, e ormai vivo qui da 12 anni.

Ti trovi bene a Marsciano?

Mi trovo bene. Non conosco molte persone qui ma mi trovo bene. A Casalina conoscevo tutti perché facevo parte della vita parrocchiale, cosa che non faccio qui perché non essendo cattolico non vorrei complicare la vita al parroco qui di Marsciano che non conosco.

Prima hai parlato di un ragazzo che hai cresciuto. Chi era?

Era il nipote di un mio caro amico di Roma. E io adesso dopo tanti anni, mi trovo non solo nonno ma bisnonno di due belle ragazze!

Sei un appassionato di cinema? Vedo tanti dvd in casa tua

A me piacciono molto i bei film, i gialli specialmente.

La locandina del Teatro alla Scala con la Missa Nobis di Eddie Hawkins, Milano, stagione 1968-69

Hai fatto anche delle comparse, una tra tutte quella su “Operazione San Gennaro”, ti si può vedere nelle prime scene del film in aereo!

Fanno molto spesso quel film in tv, non so come mai!
Io e mio fratello avevamo un amico che cercava gente per fare le comparse, infatti noi eravamo a Roma quando hanno fatto Cleopatra, lì abbiamo lavorato circa 3 mesi come ballerini.
Non ho fatto tanti film ma diversi “esotici” come Maciste ambientato in India e simili. Un attore famoso inglese che ho conosciuto personalmente era David Niven, c’era un film che si chiamava The Statue (La statua) ed io avevo una piccola parte, un giorno dovevo dire una battuta riferendomi a lui e lui doveva rispondermi. Quando iniziai mi disse “ma quella non è la battuta” ed io gli risposi “certo che lo è!” e così lui si mise a ridere dicendo che si era sbagliato, era una persona molto simpatica.
Fare i film era divertente e poi era davvero un bel periodo, si facevano tanti film a Roma, fino a Cleopatra. Cleopatra è stata la rovina di Cinecittà perché i produttori americani pensavano di farlo in breve tempo: loro pensavano 3,4 mesi e invece è durato un anno e mezzo e successivamente le grosse compagnie andarono o in Spagna o in Jugoslavia perché spendevano di meno, hanno speso molto per questo colossal. Io e mio fratello Jesse abbiamo comprato la macchina grazie al film Cleopatra! Tutta Roma lavorava in quel periodo.

Dev’esser stato un bel periodo. Invece ritornando alle tue origini, cos’altro ci puoi raccontare?

Ho scoperto di avere il 46 per cento di sangue europeo, più del 50 per cento africano e un poco non si sa dove, io immagino dai pellerossa. Mia madre mi ha sempre detto che suo nonno era pellerossa.
Sono nato nel Sud, e tanti mi dicono “quanto devi aver sofferto!” Ma io abitavo in un quartiere nero, la mia scuola era nera, noi andavamo in giro con la macchina e non prendevamo autobus (dove dovevi sederti dietro). Io vivevo nel mio mondo “nero” e stavo bene, perché ero un ragazzino, mentre per i miei fratelli più grandi era tutta un’altra situazione. Le cose per me sono cambiate quando siamo andati a Detroit. Quando arrivava l’estate cercavo qualche lavoro come facevano tutti i ragazzi della mia generazione, leggevo il giornale e trovavo qualche annuncio, spesso ero il primo a presentarmi e quando mi dicevano “mi dispiace ma il posto è già stato preso” già sapevo che non era affatto vero. Ma nel Sud mi avrebbero detto “non ti prendiamo negro!” e quindi almeno in questo nel Sud erano più sinceri!

Eravate tre fratelli, te Jesse e Reginald. Com’era Reginald?

Reginald era il migliore, era il secondogenito ed era quello sul quale io e Jesse potevamo sempre contare. Anzi, non avremmo potuto fare la vita che abbiamo fatto fuori casa se non ci fosse stato mio fratello Reggie in America ad avere cura dei nostri genitori. Era veramente eccezionale.

Hai avuto una bella famiglia alle spalle. E gli amici?

Io ringrazio Dio perché so di essere una persona fortunata, di avere degli amici impagabili. E’ favoloso. Ho tanti amici qui in Italia e anche sparsi per tutto il mondo.

E poi non me l’aspettavo di vivere così a lungo!

Buon compleanno Eddie!

Eddie, il giorno del suo 90° compleanno insieme a due pronipoti


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