UK – Italia, politiche a confronto

Uk Italia

L’Italia e la UK, due paesi da sempre profondamente diversi in tutto, usi, abitudini, cibo, clima, hanno avuto finalmente qualcosa che li ha avvicinati ed accomunati ed è la vita politica.

Tanto per cominciare, anche i britannici sono entrati nel meraviglioso mondo dei governi lampo: nel giro di otto settimane hanno cambiato tre primi ministri, e con questo hanno addirittura superato i record di instabilità politica italica.

Ed ora, in perfetto parallelismo temporale UK-Italia, è iniziato un nuovo ciclo politico: in entrambi i paesi sono stati eletti, finalmente, i nuovi leader, Rishi Sunak da una parte e Giorgia Meloni da noi. 

Ancora una volta, i due eletti hanno in comune un primato: Rishi è il primo asiatico a capo della Gran Bretagna e Giorgia è la prima donna presidente del consiglio. 

E qui terminano le loro similitudini ed iniziano le differenze. 

Sunak, ad esempio, non ha fatto alcun riferimento al suo primato di asiatico, figlio di immigrati mentre la Meloni ha più volte sottolineato di essere la prima donna a sedere a capo di Palazzo Chigi e ne ha fatto l’incipit del suo lunghissimo discorso alla Camera.

Anche il primo discorso dei due leader è stato molto diverso, sia per ragioni culturali che per motivi costituzionali: i premier britannici, che di fatto hanno già ricevuto il mandato, si rivolgono al paese parlando davanti all’ingresso di Downing Street, di fronte ai giornalisti mentre i presidenti del consiglio italiano chiedono la “fiducia” al Parlamento, a cominciare dalla Camera.

Se queste differenze costituzionali incidono fortemente sulla forma, nella sostanza tanto i britannici quanto gli italiani, nel primo discorso, chiariscono il programma del loro governo: gli italiani parlano per circa un’ora, i britannici 5, 6 minuti ma lo abbiamo sempre detto che loro sono molto diversi da noi e l’attuale similitudine della vita politica deve essere stata frutto di una temporanea e bizzarra congiunzione astrale. Oppure di una minchiata che si chiama Brexit ma chi può dirlo? forse è davvero colpa delle stelle.

Lunghezze a parte, tornano delle similitudini perché il programma di politica economica del governo italiano è straordinariamente simile a quello già sentito in UK: ridurre la pressione fiscale per aiutare il paese ad uscire dalla crisi economica, premiare i lavoratori, intervenire a favore delle imprese, assumere provvedimenti per combattere il caro bollette. Era il 6 settembre quando Liz Truss, in poco più di 4 minuti, ha tracciato quella linea economica e sappiamo come è andata a finire in soli 45 giorni. 

Ma i britannici, lo stiamo vedendo, hanno un’altra velocità, tanto nei discorsi quanto nelle crisi di governo e adesso Rishi Sunak, invertendo la rotta politico-economica, ha parlato di decisioni difficili da prendere: l’idea di abbassare le tasse è stata un immenso fallimento e bisogna confrontarsi con i costi della crisi (e di Brexit) senza alcuna speranza di ottenere sconti.

Però si sa che i britannici sono rigidi e che non hanno nemmeno un briciolo della nostra elasticità ed ottimismo. 

Sulla scia di questo allegro ottimismo, il nostro governo pensa di ridurre la pressione fiscale, estendere la flat tax ai redditi fino a 100 mila euro ma si impegnerà anche per combattere duramente l’evasione; contemporaneamente, però, bisognerà promuovere una “pace fiscale”, la quale per solito si traduce in un condono per chi ha evaso, così che chi ha sempre, correttamente e faticosamente pagato le imposte possa sentirsi un perfetto deficiente

Si sta anche pensando di aumentare a 10 mila euro l’utilizzo del contante, per aiutare le fasce più povere, sembra, e non costringerle ad avere un conto corrente ed una carta di credito: potranno tenere i soldi sotto il materasso, alla vecchia maniera, e pagare fino a 10 mila euro in contanti come, di certo, hanno sempre desiderato.

Questo smodato utilizzo del contante marca fortemente la differenza con la UK, dove i pagamenti con la carta di credito sono la norma e nessuno sente la mancanza del contante. Ma siamo sempre lì, i britannici sono diversi, attenti al centesimo eppure grandi utilizzatori della moneta elettronica. 

Alla fine, però, il discorso italiano e quello britannico tornano ad avvicinarsi scambiandosi una cortesia: la Meloni sceglie di definirsi una “underdog”, utilizzando una parola inglese che significa “sfavorito”. 

Nel discorso britannico, invece, è stato citato Seneca, che tanto ha dato alla vita politica della Roma imperiale e del quale è riportata una frase: “non è perché le cose sono difficili che non osiamo. È perché non osiamo che sono difficili”. Lo ha letto Liz Truss nel suo discorso di commiato.

Alla luce del suo disastroso mandato, suona oggi come un monito. 

Foto di Joel santana Joelfotos da Pixabay

1 risposta

  1. Leo Tastiera

    Rishi è il primo asiatico a capo della Gran Bretagna.
    Sarebbe preferibile Regno Unito al posto di Gran Bretagna, in quanto Rishi è anche a capo dell’Irlanda del Nord.

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