Tra realtà e magia. Intervista ad Alessandro Terruzzi

Alessandro Terruzzi, classe 1989, è un giovane scrittore milanese autore del libro fantasy “Il guardiano della Porta” il primo di un’intrigante trilogia ancora in fase di sviluppo. Noi di InLibertà lo abbiamo intervistato e lo ringraziamo per la sua disponibilità.

Come nasce l’idea del libro? E perché hai scelto proprio il genere fantasy?

Onestamente ho sempre scritto qualcosa sin dalle medie. All’inizio erano singoli pensieri o poesie (ho dovuto scrivere 1 poesia al mese per una ex durante il liceo… un po’ triste come cosa, però mi ha tenuto “allenato”). Ho sempre pensato di scrivere qualcosa in più, divoravo libri su libri, soprattutto fantasy, ma non ho mai voluto mettermi in gioco fin quando una mia amica, l’anno prima dell’uscita del mio romanzo (anno 2017) mi ha raccontato come stava scrivendo su una piattaforma online il suo libro. Per curiosità ho letto il suo romanzo. Nulla di trascendentale, ma carino e personale. Quello è stato il momento in cui mi son chiesto “Perché no? Perché non provarci?” Tra manga, tonnellate di libri e film, la fantasia non mi è mai mancata, ma la verità sul primo libro è che l’ho sognato. Una notte ho sognato quelli che sono diventati i primi 6 capitoli e tutto il background del romanzo. Il giorno dopo ho iniziato a scrivere anche se non sapevo come. Ho aperto word, ho fissato la pagina ed ho scritto ciò con cui era iniziato il mio sogno. Un sole accecante e tanto caldo.
Il fantasy inoltre è il mio genere preferito e considerando che sogno spesso combattimenti fantasy o fantascienza, la scelta è stata molto pilotata.

Ti rispecchi in un personaggio in particolare oppure sono solo frutto della tua immaginazione? Vi sono personaggi che rispecchiano persone conosciute nella vita reale?

Essendo il mio primo romanzo, sarei un pò bugiardo a dire che questi personaggi siano completamente inventati. Tuttavia ero consapevole del forte rischio di avvicinare troppo i personaggi a persone reali: avrebbe mancato di originalità e limitato la mia immaginazione su cosa avrebbero fatto o detto. Perciò ho scelto di prendere un singolo elemento per persona conosciuta (carattere solare, letture particolari, fedeltà, ecc.) ed inserirlo nei vari personaggi principali; in questo modo avevo un core da cui far evolvere il personaggio indipendentemente. Una cosa particolare è che sia per il libro sia per i personaggi non ho mai creato linee guida. Ho scritto tutto il primo libro in 6 mesi aggiungendo particolari, storie ed eventi in modo spontaneo. Sapevo solo che ci sarebbe stato un combattimento finale rivelatore, ma non sapevo come arrivarci; e questo rispecchia anche il mio modo di scrivere. Per fortuna nella mia mente riesco poi a riallacciare tutte le strade lasciate aperte. I personaggi si sono evoluti così, un capitolo alla volta e un evento alla volta. XVII è il personaggio a cui mi lego di più e presenta alcuni miei elementi sia nel bene sia nel male, sebbene alcuni miei amici mi abbiano detto di aver trovato altro di me negli altri membri dell’X-Cross. Veronica invece è un personaggio totalmente inventato, avevo bisogno di qualcosa completamente estraneo, inizialmente quasi stereotipato in modo tale da avere una tela bianca su cui avrei potuto far scoprire la magia e il mio mondo senza conoscenze o contatti pregressi.

Il monastero nel quale risiede la famosa squadra X-Cross esiste realmente? E più in generale perché un fantasy è ambientato in luoghi reali (es. Roma e Milano) e non in luoghi immaginari?

Il monastero è completamente inventato. Ho scelto un luogo più o meno vicino a me e vi ho ubicato qualcosa che poteva starci bene. Per la scelta invece dell’Urban Fantasy (un fantasy ambientato in epoca contemporanea e nel nostro mondo) è facile: perché il mondo è bello. Troppo facilmente lo scordiamo o lo ignoriamo perché, a me per primo, non fa impazzire l’umanità, ma il nostro mondo è tutt’altra storia. Sono stato in Australia per 5 mesi ed è stato meraviglioso, ma non occorre andare dall’altra parte del globo per comprendere che ci sono cose meravigliose anche dietro l’angolo. Inventare un mondo sarebbe stato come copiare alcuni elementi che conosco quando invece potevo attingere dall’originale. E l’ho fatto. Inoltre, credo che ambientarlo nel nostro mondo renda il romanzo più vicino a noi e pensare che ci possa essere della magia nascosta da qualche parte, magari nel bosco appena superato, è bello, semplicemente bello. Ci sono ancora centinai di cose misteriose e nascoste nel nostro mondo e mi piace pensare che una di queste possa essere la magia.
Un Urban Fantasy è un genere in cui la magia, e tutto ciò che può essere legato ad essa, esiste e co-esiste nel nostro mondo, quasi sempre all’oscuro della popolazione, giocando tra le ombre dei palazzi e nel buio delle foreste.

XVII è una figura ambigua sin dall’inizio, sebbene possieda una magia oscura conserva emozioni e sentimenti buoni. Come mai questa scelta? L’oscurità a volte può esser considerata una cosa necessaria?

L’oscurità non può prescindere dalla luce. Citando Kingdom Hearts (bellissimo gioco): “più ti avvicini alla luce, più lunga sarà l’ombra alle tue spalle”. Ci possono essere azioni malvagie per un fine nobile e buone azioni per un fine più sinistro. Distinguere tra chiaro e scuro non permette di avere una visione reale della vita. XVII decide di affondare la nave e uccidere ogni altro sopravvissuto pur di evitare una tragedia peggiore, la Holy Chain dovrebbe rappresentare la luce dell’Impero, sebbene occupi tale posizione con arroganza. Ma le domande permangono: “XVII avrebbe potuto fare di più? La Holy Chain, di discendenza angelica, ha diritto ad odiare la X-Cross?”. Sì, no, forse, perché? Domande che voglio che il lettore si faccia, voglio che trovi nei miei personaggi qualcosa con il quale accomunarsi ed immedesimarsi.

La fine sembra preannunciare qualcos’altro. Come continua la storia?

Vi è un secondo libro… e poi spero di chiudere con il terzo! Vorrei tanto raccontarti come prosegue, ma non posso farlo. Posso però dirti che gli orizzonti del libro si espanderanno ben oltre il Sacro Impero ed entreranno in campo altri personaggi che faranno capire come il primo libro fosse solo l’inizio.

L’intera storia presenta tante altre storie al suo interno, alcune delle quali forse non vengono spiegate fino in fondo. Questa tua scelta è dovuta dal fatto che vuoi lasciare un po’ di mistero al suo interno? Oppure spiegherai tutto successivamente nei tuoi libri futuri?

Sì, ho creato e lasciato alcune storie aperte all’interno del primo libro proprio perché volevo “tenere sulle spine” i lettori e far lavorare la loro fantasia su cosa possa esserci oltre il sentiero che ho indicato; nel secondo concludo molte di quelle storie mentre. Inoltre io, non avendo linee guida da seguire, ho la pessima abitudine di aprire piccole finestre perché poi mi immagino e creo altre piccole storie, ma devo trattenermi dal descriverle per non rendere il libro eternamente lungo!

Dove possiamo trovare il tuo libro qualora volessimo comprarlo?

Il libro è ancora acquistabile attraverso la casa editrice Bellavite – non solo carta. Per molto tempo è rimasto in vendita anche su Mondadori Store ed Amazon ma attualmente è disponibile su IBS, Hoepli e Libraccio.

A quando il film?

Il film spero molto presto! Avevo fatto leggere il libro ad un professore dell’Accademia di Brera e mi disse che aveva del potenziale ma che dovevo ancora migliorare. Si spera sempre nel meglio, nel mentre scrivo il proseguo.

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