L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha inoltrato un’indagine conoscitiva sul ruolo della grande distribuzione organizzata nella filiera agroalimentare, per valutare la correttezza delle dinamiche concorrenziali tra i vari gruppi di super e ipermercati e i loro fornitori, e il peso nelle centrali d’acquisto, il cui aumento secondo quest’ultima ha generato un importante accrescimento del potere contrattuale delle imprese della grande distribuzione, rispetto alle ditte medie e piccole. Sotto la lente anche le marche private, il cui crescente utilizzo ha condotto ad un progressivo rafforzamento della concorrenza diretta tra operatori della grande distribuzione organizzata e i propri fornitori. Fattori che, secondo l’Antitrust incidono fortemente sul prezzo finale. Negli ultimi dieci anni emerge che i prezzi dei prodotti industriali confezionati sono cresciuti in maniera molto più ridotta rispetto ad altri settori ma in tema agroalimentare, i margini per diminuire il prezzo finale ci sono se si interviene sui costi di trasporto e confezionamento. Dunque è sul ricarico che occorre intervenire, al fine di rendere più equilibrati i rapporti contrattuali tra le varie componenti della filiera agroalimentare perché allo stato attuale il denaro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti viene ripartito per la metà (il 60%) alla distribuzione commerciale, il 23% all’industria di trasformazione e solo il 17% per retribuire il prodotto agricolo. Ad affermarlo il presidente della Coldiretti Sergio Marini, che proprio per tale motivo ritiene altamente apprezzabile l’iniziativa dell’Antitrust.
di Redazione
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