Riformare il Senato con la tecnica del canguro

cangurosenatoimagesZ74J3GQQIl presidente del Consiglio Matteo Renzi è fermamente intenzionato a procedere con le riforme e la tecnica del “canguro”, tanto cara al presidente del Senato Pietro Grasso, sembra ormai quella più accreditata. In questo caso l’assemblea non potrà essere chiamata a votare una seconda volta.

In cosa consiste la tecnica del canguro?

Essa prevede che se un emendamento viene rigettato, vengono rigettati anche tutti quelli a lui sovrapponibili, (per nome) fino a procedere con gli emendamenti successivi. Spetta poi al Presidente decidere cosa votare. La tecnica del “canguro” consente infatti di votare gli emendamenti raggruppando non solo quelli uguali, ma anche quelli di contenuto analogo.

Tale meccanismo non è mai stato previsto dal regolamento del Senato: la giunta per il regolamento di Palazzo Madama, lo prese in prestito da un regolamento della Camera nel 1996 ed oggi è stato adottato come tecnica “anti-ostruzionismo” tra i poteri del presidente del Senato previsti dall’articolo 102 comma 4 del regolamento (Il presidente ha facoltà di modificare l’ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell’economia o della chiarezza delle votazioni stesse”).

Il regolamento fu successivamente modificato nel 1997, tanto che oggi l’articolo 85 bis prevede che la tecnica di accorpamento delle votazioni non si può assolutamente utilizzare per i progetti di legge costituzionale.

Dunque, quando il ddl di riforma del Senato arriverà a Montecitorio, il “canguro” non si potrà applicare.

C’è un punto che lascia perplessi: perché il voto negativo di un emendamento deve necessariamente annullare gli altri?

Se infatti vi sono diversi emendamenti che contengono nel titolo una parola chiave, cassando il primo, si potrebbe correre il rischio di annullare anche gli altri, dunque la tecnica del canguro potrebbe creare non pochi problemi.

Certo è che gli emendamenti sono troppi, anche se è in ballo una grande riforma costi­tu­zio­nale. Così, anche oggi, c’è chi ha avanzato la proposta lanciata qualche anno fa da Berlusconi, ovvero far votare solo i capigruppo.

In pochi tuttavia approvano tale proposta, anche perché il dibattito sulla Costituzione è talmente importante, che si correrebbe il rischio di inde­bo­li­re la rap­pre­sen­tanza poli­tica e la par­te­ci­pa­zione, oltre che alterare inderogabilmente l’equilibrio tra i poteri. Dunque sarà la maggioranza a decidere.

A questo punto non ci resta che attendere gli ulteriori sviluppi.

di Simona Mazza

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