Quando l’imprevisto è filosofia

«Secondo Jorunn, il cervello degli esseri umani era paragonabile a un computer assai sofisticato: Sofia però non era molto d’accordo. Un uomo doveva essere qualcosa di più di una semplice macchina». Siamo nella prima pagina di Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder, un libro singolare che sta a metà strada tra un romanzo e un manuale di filosofia. La protagonista è Sofia Amundsen, una ragazzina di quattordici anni che per uno strano caso della vita si ritrova a seguire il «corso di filosofia per corrispondenza» tenuto dal misterioso filosofo Alberto Knox. Un imprevisto che le darà una visone tutta nuova del mondo e dell’esistenza.

Il corso si svolge attraverso uno scambio epistolare e ripercorre il pensiero dei più importanti filosofi del passato. È il maestro a scegliere Sofia come allieva, lei si limita soltanto ad accettare. La ragazzina (a cominciare dal nome) ha tutte le caratteristiche per seguire il corso al meglio: è abbastanza grande da interrogarsi sui dilemmi fondamentali dell’esistenza e abbastanza piccola da preservare il suo stupore infantile. Domandarsi e stupirsi: attività fondamentali per tenere allenata quella proprietà chiamata pensiero che fa dell’uomo «qualcosa di più di una semplice macchina».

Una domanda particolare

Il primo capitolo del libro si intitola Il giardino dell’Eden e ha come sottotitolo …insomma, qualcosa doveva essere stato creato una prima volta dal nulla… Infatti parla di nascita, di inizi e di origine. Vedendo i narcisi ai piedi degli alberi da frutto e le betulle che cominciano a coprirsi di foglioline verdi, Sofia si chiede perché tutto comincia a sbocciare e crescere in primavera («Perché chili e chili di materia verde spuntavano dalla terra inanimata solo quando l’aria diventava più calda e si scioglievano le ultime tracce di neve?»).

Quasi nessuno si farebbe una domanda del genere: che la primavera sia la stagione della fioritura è una verità assodata a cui tutti siamo abituati. Gli unici che possono porsi un interrogativo simile sono i filosofi, la cui occupazione è proprio quella di penetrare l’immagine del mondo così com’è e cercare di capire perché è così.

L’origine dell’universo

Una delle domande che ritorna più spesso in Il mondo di Sofia è quella sull’origine dell’universo. Sofia sa che a scuola le hanno insegnato che è stato Dio a creare il cosmo. Sarebbe facile prendere questa spiegazione per buona, ma non le basta. Una sorta di inquietudine la spinge a riflettere. A un certo punto giunge alla conclusione che tutto ha un inizio e che se Dio ha creato il mondo, qualcos’altro deve aver determinato la nascita di Dio.

Ma ciò non risolve il dilemma, anzi apre la strada a nuovi quesiti che non giungono mai a una risposta oggettiva e definitiva: «E Dio, allora? Aveva creato se stesso dal niente? Di nuovo c’era qualcosa in lei che protestava. Anche se Dio era senza dubbio in grado di creare sia l’uno [l’universo] sia l’altro [sé], non poteva creare se stesso prima di avere un “se stesso” con cui poterlo fare. Rimaneva una sola possibilità: Dio era sempre esistito. Ma quella ipotesi l’aveva già scartata!».

Il senso della filosofia

Se l’interrogativo su «da dove viene il mondo» rimane aperto, lo resta anche la primissima domanda che Knox pone alla sua allieva: «Chi sei tu?». La risposta più banale sarebbe sono io, ma cosa significa io? Sofia cerca di scoprirlo nella sua immagine riflessa allo specchio e nel suo definirsi essere umana. Ma le domande continuano a accavallarsi (era solo la nascita a determinare l’aspetto di una persona? Non era assurdo che non si potesse decidere il proprio aspetto? Che cos’era un essere umano?). Sbucano fuori l’una dall’altra come scatole cinesi e Sofia finisce per dirsi:  «Chi sei tu? Da dove viene il mondo? Che domande terribili!».

Eppure insieme a Cosa c’è dopo la morte? sono queste le domande principali con cui i pensatori di ogni tempo si sono misurati. Cercare le risposte equivale a cercare la verità per conoscere meglio se stessi, diventare piloti del proprio pensiero e quindi della propria vita. Poco importa se queste risposte non sono giuste in assoluto. L’importante è continuare a indagare e dubitare. Solo così l’uomo può avere una visione critica del mondo, e occuparlo attivamente e consapevolmente. Ma in fondo qual è lo scopo del maestro Knox se non insegnare a Sofia a pensare in modo autonomo, a trovare le sue risposte?

Foto di Free-Photos da Pixabay 

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