Povera Italia

Povera Italia intonava una vecchia canzone di qualche anno fa scritta e interpretata da Franco Battiato ma, in quel caso, l’artista siciliano si riferiva alla gestione politica della nazione intera e non a quella della nazionale che ci rappresenta in questi giorni in Sudafrica, al mondiale di calcio. Povera Italia oggi dovremmo dirlo noi che saremo obbligati a vedere ancora una volta, se decidessimo di stare davanti alla tv a tifare contro la Slovacchia, una nazionale di calcio svalutata e costretta a confidare in Pirlo e Gilardino, giocatori di qualità e con tecniche apprezzabili, ma imparagonabili a quei campioni che fanno la differenza nelle altre squadre. Dovremmo noi parafrasare Battiato perché sopportiamo alla guida della comitiva azzurra un tecnico sicuramente bravo, attento alla tattica, elegante e ben pettinato ma, secondo il nostro modestissimo parere, troppo egocentrico per quel ruolo. L’incarico, che ogni allenatore vorrebbe, dovrebbe essere assegnato ad un tecnico pragmatico, che si affidi a campioni accertati, e non ad un allenatore futurista come lui che sperimenta e spera nell’illusione delle sventure altrui. Valutazioni tecniche e umane dei giocatori dettate solo dal timore di perdere la propria visibilità. Quel protagonismo perduto se al seguito avesse avuto campioni come Totti, Del Piero, Cassano o Balotelli che, naturalmente, gli avrebbero rubato la scena. Nella selezione dei giocatori per questo mondiale il tecnico toscano si è comportato come i politici europei sulla normativa per la regolamentazione delle informazioni alimentari: al popolo piace la Nutella, non importa sostituiamola con la marmellata; che sarà pur buona, farà pure bene alla salute, se accompagnata a latte e cereali, ma non è la crema della Ferrero. Un conto è gustarsi una bella crepes con la Nutella, altro e  mangiarne una con la marmellata. Con la prima il godimento, assicurato, è all’ennesima potenza, con la seconda il palato gradisce, semplicemente, il sano nutrimento. Stesso discorso vale per i calciatori attualmente impegnati al mondiale: bravi professionisti, alcuni di classe, altri con potenza fisica ma senza fantasia, senza la possibilità di un lampo di genio che un fuoriclasse può offrire in qualsiasi momento per risolvere una partita, all’ultimo minuto o con la squadra in crisi. A guardare questa nazionale gli occhi non “godono”, si tifa solo per dovere di patria. E Lippi, come i politici europei, sembra essere un personaggio invidioso del successo e del protagonismo altrui. Quindi meglio la docile mediocrità alla concitata eccellenza di alcuni campioni.

Enzo Di Stasio

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.