Posso fare un test sierologico per vedere se il vaccino ha funzionato?

test sierologico

Ci siamo chiesti se vaccinarci per il COVID-19, ci siamo chiesti quale vaccino fosse migliore, e ora che l’abbiamo fatto ci stiamo chiedendo se ha funzionato, e quanto ha funzionato.

Sembrerebbe facile: il vecchio test sierologico, quello che si faceva quando i tamponi non erano ancora disponibili per tutti, non verificava la presenza degli anticorpi? Allora è presto fatto no? NO.

Noi Italiani siamo tutti medici mancati. E da quando abbiamo Internet non ci ferma più nessuno. Ma l’immunologia è una scienza complicata.

Cosa succede dopo la vaccinazione?

Dopo la vaccinazione, i linfociti B, che sono responsabili della protezione dalle malattie, rilevano la presenza dell’antigene nelle cellule dell’individuo vaccinato. Un antigene è qualsiasi molecola in grado di essere riconosciuta dal sistema immunitario come estranea o potenzialmente pericolosa, e in grado di generare una risposta anticorpale. Nel caso dei vaccini per COVID-19, l’antigene è la proteina S (da Spike), che media l’attacco del virus e la sua fusione con la cellula ospite. In seguito invece ad una reale infezione da SARS COV-2, si formano più anticorpi in risposta alle diverse proteine del virus, fra le quali è importante la proteina N.

I linfociti B reagiscono come se il virus infettivo stesse invadendo l’organismo ospite. Si moltiplicano per formare un esercito di cellule identiche in grado di rispondere agli antigeni del vaccino. Le cellule clonate si evolvono quindi in due tipi di cellule:

  • plasmacellule (note anche come immunoglobuline) che producono anticorpi specifici contro l’antigene, e raggiungono la massima concentrazione dopo 14 giorni. Questi, si legano alla cellula bersaglio segnalandola come ostile, richiamando altre cellule deputate all’eliminazione dell’intruso
  • linfociti B della memoria, che, grazie alla loro lunga vita, sono pronte a rispondere ad ogni successiva esposizione al medesimo antigene.

I test sierologici

Il test sierologico si esegue con un prelievo venoso. Poiché gli anticorpi si trovano nel sangue, i test che li rilevano vengono chiamati anche test sierologici. Il siero è la parte liquida del sangue che si separa dopo la coagulazione.

Esistono test sierologici sia per la proteina S che per la proteina N.

  • Il test per Ig (immunoglobuline) totali dirette contro la proteina N  è disponibile già da diversi mesi per diagnosi e follow-up post infezione da Covid-19.
  • Il test per la ricerca e il dosaggio Ig totali dirette contro la proteina S è stato introdotto dopo l’inizio della campagna vaccinale, ed è indicato per la verifica e il monitoraggio dell’efficacia vaccinale. Infatti  la somministrazione del vaccino determina la produzione dei soli anticorpi anti-Spike. Naturalmente un soggetto che è stato infettato presenterà anche questi anticorpi, oltre quelli per la proteina N, ed altri che non siamo attrezzati per misurare.

Come si interpreta il risultato di un test sierologico?

Test per l’antigene N

  • Un risultato negativo  indica che una persona non è stata infettata oppure è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e la quantità di anticorpi che ha sviluppato è ancora al di sotto del livello di rilevazione del test.
  • Un risultato positivo indica che la persona è stata infettata. Il risultato può essere positivo per IgM, o per IgG, o per entrambe. Le IgM sono gli anticorpi che compaiono per primi nel siero dei pazienti dopo esposizione all’antigene (non prima di 10 giorni), e quindi la loro presenza indica un’infezione recente. Le IgG cominciano a formarsi dopo circa 15 giorni, e sono la classe di anticorpi detti della memoria, che vengono anche trasmessi dalla madre al feto attraverso la placenta.  Questi valori ci aiutano a collocare nel tempo il contagio, ma non indicano se la persona è ancora contagiosa o no. È perciò necessario eseguire il test molecolare sul tampone naso-faringeo per la ricerca del RNA virale per escludere o confermare la possibile condizione di contagiosità del soggetto.

Test per l’antigene S

Per verificare la risposta al vaccino, il test deve essere effettuato dopo almeno 14 giorni dalla somministrazione della seconda dose del vaccino. Potremmo avere due risultati:

•          Risultato negativo: il soggetto non ha prodotto questo tipo di risposta immunitaria, o la quantità di anticorpi che ha sviluppato è ancora al di sotto del livello di rilevazione del test. Questo non significa automaticamente che il soggetto non sia stato immunizzato, in quanto il significato della quantità di anticorpi prodotti e la durata nel tempo dell’immunità sono ancora oggetto di studio.

•          Risultato positivo: nel soggetto si è determinata una risposta immunitaria, la cui durata è tuttora in corso di verifica.

In conclusione

Nell’ambito del Piano Vaccini anti Covid-19 elaborato dal Ministero della salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, Decreto 2 Gennaio 2021, compare il capitolo “Vaccino-vigilanza e sorveglianza immunologica”, dove si apprende che:

  • sarà condotta un’indagine sierologica su un numero rappresentativo di individui vaccinati per valutare la specificità della risposta immunitaria e la durata della memoria immunologica;
  • un test sierologico iniziale (tempo zero) sarà condotto immediatamente prima della vaccinazione;
  • test di confronto saranno svolti a 1, 6, 12 mesi di distanza. 

Quindi non disponendo ancora delle informazioni per la corretta interpretazione del risultato, non è generalmente consigliato ai singoli cittadini il test sierologico post vaccinazione.

Comunque a chi volesse fare un test sierologico per valutare la propria risposta anticorpale consiglio di  seguire queste 5 regole:

  1. Chiedere al laboratorio di analisi se dispone del test per l’antigene Spike
  2. Fare un test prima della vaccinazione, per valutare se si fosse già infettato in modo asintomatico
  3. Aspettare almeno 14 giorni dalla seconda (o dall’unica) somministrazione del vaccino e ripetere il test
  4. In caso di risultato positivo non entusiasmarsi troppo (ho così tanti anticorpi che non mi contagio nemmeno se bacio in bocca uno con la variante indiana!)
  5. In caso di risultato negativo non allarmarsi troppo (oddio ho pochi anticorpi devo trovare il modo di rifarmi il vaccino, magari di un altro produttore, forse me lo vado a fare in Romania al castello di Dracula).

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL

Foto di Hermann Kollinger da Pixabay

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