Polvere di stelle, la costellazione di Orione

Se, in una notte qualsiasi tra gennaio e fine maggio, uscite all’aperto e vi rivolgete a nord, guardando alla vostra sinistra – più o meno ad un quarto di altezza tra l’orizzonte e lo zenit (che è il punto più in alto sopra la vostra testa) – vedrete con facilità la costellazione di Orione.

E’ forse la costellazione più famosa del cielo che grazie alle sue stelle molto luminose, alla sua posizione ed alle sue dimensioni è una delle più semplici da riconoscere. Al punto che la si può vedere molto bene anche essendo al centro di una grande città.

Ha la celeberrima forma di Clessidra e per trovarla basta cercare tre stelle allineate nel suo centro che prendono il nome di “Cintura di Orione“. Un nome che, sono certo, avete già sentito prima.

Trovata? Bene.

Sotto la seconda delle tre stelle della Cintura c’è una piccola macchia biancastra a forma di goccia. Effettivamente la potete vedere bene ad occhio nudo solo se vi trovate lontani da fonti luminose (a causa del cosiddetto inquinamento luminoso). Altrimenti è sufficiente utilizzare un semplice binocolo.

Questa goccia è la Nebulosa di Orione ed è il luogo più noto e più studiato per capire come si formano le stelle.

Semplificando un po’, possiamo dire che studiando questa “goccia” bianca nel cielo, abbiamo osservato che nello spazio ci sono zone piene di materiali vari che orbitano e vagano in una danza la cui musica è la forza di gravità. Rocce, gas, ma soprattutto polvere.

Questa polvere, nel corso di miliardi di anni, si è ammassata e, collidendo, si è unita in piccoli corpi celesti che, grazie alla loro forza di gravità sempre crescente, hanno attirato più materiale diventando via via più grandi e, quindi, con gravità maggiore.

Quando questo processo, per un qualsiasi motivo, si interrompe i corpi celesti smettono di crescere.

E’ così che nasce un pianeta che, è riconosciuto dalla scienza ufficiale, è un sottoprodotto della formazione di corpi celesti più massicci come, ad esempio, le stelle.

Quando invece questo processo continua accade che la massa e la gravità iniziano ad interagire creando una pressione interna tale da innescare una reazione nucleare. E la stella si accende.

Questa però è la fotografia di un momento intermedio.

Le prime stelle, infatti, erano composte da idrogeno che, dopo la reazione nucleare, decadendo diventava elio. “Bruciando” per miliardi di anni la stella finisce il combustibile ed a quel punto, semplificando un po’, muore.

Spesso, ma non sempre, la morte di una stella è un evento bellissimo da osservare.

In questa fase noi la conosciamo come supernova (sono certo che avete già sentito anche questo termine).

Le stelle che hanno grande massa, infatti, muoiono esplodendo.

Questa esplosione fonde idrogeno ed elio in altri elementi chimici più pesanti che disperde nello spazio in altre più complesse nubi di polvere. Come succede nella Nebulosa di Orione.

Questo processo si ripete da miliardi di anni e genera nuove stelle e nuovi pianeti.

E così via.

Senza tutto questo non ci sarebbero il Sole né la Terra.

Non si può pensare a ciò non essendo anche molto sensibili. E romantici; in qualche modo.

Perché l’ossigeno che respiriamo, il calcio nelle nostre ossa, il carbonio nel nostro DNA, il ferro nel nostro sangue o tutto ciò che noi conosciamo proviene da lassù.

Perché, in senso letterale, altro non siamo altro che polvere di stelle.

Foto: Costellazione di Orione. Da sinistra in alto le stelle: Betelgeuse, Bellatrix. Al centro la cintura di Orione e subito sotto la Nebulosa di Orione. In basso da sinistra Saiph e Rigel.

Foto di FotoXCapture da Pixabay

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