Perché il comune di Roma dovrebbe essere sciolto

campidoglio-Il comune di Roma, politicamente parlando, è nel periodo più buio della sua storia. Attaccato trasversalmente al cuore della giunta che lo governa, risulta oggi, agli occhi dell’opinione pubblica, un ente senza più credibilità ed energie.

Come tutti sappiamo per governare è indispensabile la fiducia dei cittadini, quella fiducia che oggi risulta azzerata dalla vicinanza politica e confidenziale dei personaggi coinvolti nell’inchiesta “Mafia Capitale”, presumibilmente ladri, corrotti e accusati di associazione mafiosa, a quelli, come il sindaco Ignazio Marino, risultati estranei ai fatti.

Secondo il Prefetto Giuseppe Pecoraro «Per Roma potrebbero esserci tre ipotesi, dopo la valutazione delle carte dell’inchiesta: o un accesso agli atti, o lo scioglimento, o una terza via che prevede di non intervenire essendo in corso l’attività giudiziaria».

Secondo noi sarebbe da avviare, senza dubbio, la procedura per lo scioglimento immediato del consiglio comunale di Roma. Con nuove elezioni l’attuale sindaco potrà avere conferma della validità del lavoro effettuato fino ad oggi dalla sua giunta e della sua estraneità alle accuse di coinvolgimento, anche se solo indiretto, nell’inchiesta sopra citata ed essere eletto di nuovo con fiducia e legittimità senza ombre.

Sappiamo tutti, però, che la responsabilità penale è personale e pertanto chiedere al sindaco della capitale di dimettersi è sbagliato. Ma è fuori discussione che una capitale europea come Roma ha bisogno di essere governata da una giunta politica trasparente e non azzoppata dalla giustizia penale.

Il problema è che questa volta non si tratta di casi isolati, punibili con una pena inadeguata per poi continuare la legislatura dell’ente di riferimento come se nulla fosse accaduto. Come accade ormai sempre più spesso nel nostro Paese quando di mezzo ci sono politici e giunte di qualsiasi colore. La vicenda attuale ha portato alla luce un sistema mafioso trasversale che coinvolge quasi tutti i partiti e gran parte degli attori protagonisti della vita del governo di Roma, o di persone a questi direttamente collegate.

Lasciare tutto com’è oggi significherebbe permettere una strumentalizzazione politica ogni qualvolta si voti una proposta di legge o una direttiva comunale.

Lo stesso sindaco Marino, nonostante la sua scarsa attività governativa, ricca solo di aumenti alle tariffe dei parcheggi e al costo dei biglietti del trasporto pubblico, di nuove ed inutili aree pedonali, nonché di spazzatura che fuoriesce dai secchioni dell’immondizia e di polemiche sulla sua Panda Rossa, non dovrebbe preoccuparsi molto di eventuali nuove elezioni.

Perché se è vero che lui non è il miglior sindaco che i romani abbiano avuto nel corso degli ultimi decenni è altrettanto vero che in una nuova tornata elettorale per la leadership capitolina si troverebbe a competere con una destra quasi inesistente. E da questo non potrebbe che trarne vantaggio.

Tuttavia, a prescindere dall’onestà indiscussa di Ignazio Marino, Roma non può essere considerata la Capitale mafiosa. Dunque, diamo ai romani nuove elezioni.

Liberiamo Roma dai dubbi sulla sua integrità morale.

di Enzo Di Stasio

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